Ancona approva l'anagrafe dei matrimoni gay contratti all'estero


Il consiglio comunale di Ancona ha approvato una mozione presentata gruppo consiliare Sel-Ancona Bene Comune volta a chiedere un'apposita direttiva che possa avviare la trascrivere nell'archivio anagrafico degli atti attestanti la celebrazione di matrimoni contratti all'estero tra persone dello stesso sesso.
La proposta è passata con 10 voti favorevoli ed 9 contrari e, ancora una volta, il Pd si è spaccato. Mentre il sindaco, Pelosi e Fiordelmondo non hanno votato, Mandarano, Urbisaglia e Fanesi hanno dato parere positivo mentre Morbidoni e Mazzeo hanno votato contro.
I cattolici hanno invece protestato per la presenza nel termine «matrimonio» che, a loro dire, deve essere privilegio assoluto dei soli eterosessuali. Italo D’Angelo (La tua Ancona) che ha detto: «Ho chiesto a Sel di modificare con un emendamento il testo della mozione per togliere la parola matrimonio e inserire il termine Pacs. Siccome non hanno voluto, io ho votato no perché matrimonio deriva da "mater" e "munus", cioè madre e dono con cui si anticipa una forma di unione che dovrà essere volta al concepimento». Eppure quelli sono matrimoni a tutti gli effetti dato che è quel termine ad essere scritto nero su bianco nei documenti, così come'è curioso che i cattolici non si facciano problemi ad utilizzare quel termine anche per le coppie eterosessuali senza figli. Ma, si sa, ogni scusa è buona per negare i diritti.
Anche Marcello Milani (Verdi) ha sostenuto che il suo voto contrario derivi unicamente dalle sue convinzioni religiose: «È una questione di cultura -ha dichiarato- Io sono un fervente cattolico e mi porto questa cultura. Il punto è che è sbagliato parlare di matrimonio. In assenza di una legge nazionale io voterò sempre no al matrimonio anche se non ho pregiudizi verso le unioni civili».
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