Secondo Giovanardi, le unioni gay non sono una formazione sociale


È attraverso una lettera inviata al direttore de La Nuova Bussola Quotidiana, che il senatore Carlo Giovanardi si è affrettato a sposare la tesi del quotidiano integralista in merito alla necessità di non dar seguito alle raccomandazioni della Consulta che nel 2010 stabilì la necessità di fornire un riconoscimento alle famiglie composte da persona dello stesso sesso. Il senatore si è scagliato anche contro il quotidiano dei vescovi, sostenendo che Avvenire sbagli a dire che «piaccia o non piaccia, insomma non siamo più alla fase della disciplina dei diritti individuali».
Giovanardi cita Aldo Moro nel sostenere che che «è chiarissimo che i costituenti esclusero che i diritti essenziali fossero in capo alle formazioni sociali, ma soltanto agli individui che ne fanno parte. Se non fosse così ci si metterebbe decisamente sulla strada degli Stati Uniti quando hanno riconosciuto il matrimonio alle coppie omosessuali o della Corte Europea che ha implementato con adozioni e quant'altro le unioni civili nel momento in cui l'unione è stata riconosciuta come tale». Passa poi a citare il giudice capo della Corte Suprema americana John G. Roberts e il suo sostenere che «Se c'è dignità nel legame tra due uomini o due donne che vogliono sposarsi e nella loro autonomia di fare scelte tanto profonde, perché ci sarebbe meno dignità nel legame fra tre persone che, nell'esercizio della loro autonomia, vogliono fare la profonda scelta di sposarsi? Se due persone dello stesso sesso hanno il diritto costituzionale di sposarsi perché altrimenti i loro bambini potrebbero "subire lo stigma di sapere che le proprie famiglie sono in qualche modo meno", perché lo stesso ragionamento non si applicherebbe a una famiglia di tre o più persone che allevano figli? Se non avere la possibilità di sposarsi "serve a mancare di rispetto e a subordinare" le coppie gay e lesbiche, perché la stessa "imposizione di questo svantaggio" non dovrebbe servire a mancare di rispetto e a subordinare le persone che trovano compimento nelle relazioni poliamorose?».
Nonostante entrambi i riferimenti appaiano completamente scollegati. Giovanardi conclude che: «il dettato costituzionale è chiarissimo e da ragione a chi come noi è prontissimo a rimuovere ogni discriminazione e a riconoscere i diritti dei singoli nelle formazioni sociali in cui si svolge la loro personalità, ma senza rendere inevitabili tramite il riconoscimento pubblico dell'unione civile la pratica dell'utero in affitto, le adozioni e la reversibilità».
Ovviamente il riferimento all'utero in affitto è la solita mistificazione che non ha nulla a che vedere cone le unioni gay (la legge non introdurrebbe nulla se non i medesimi riconoscimenti già presenti per le coppie eterosessuali, motivo per cui appare evidente la strumentalizzazione del dare la colpa di un qualcosa a chi con quelle leggi non ha nulla a che fare). Allo stesso modo non è chiaro perché la reversibilità debba essere un privilegio di pochi a fronte di uguali doveri (la richiesta di Giovanardi è che le tasse dei gay sia sfruttato per garantire privilegi a persone che hanno maggiori diritti), così come nessuno dei passi citati spiegherebbe perché mai la Costituzione dovrebbe impedire il riconoscimento di famiglie naturali come quelle gay.

Eppure nella nota inserita dal direttore de La Nuova Bussola Quotidiana di afferma che «questo contributo che si aggiunge e completa quanto da noi affermato a proposito del significato di "formazioni sociali" di cui all'articolo 2 della Costituzione. È perciò evidente che chi vuole continuare a sostenere il riconoscimento delle convivenze appoggiandosi all'articolo 2 della Costituzione sta compiendo un'operazione ideologica in dispregio del diritto e della verità».
Oggi la Corte di Starsburgo ha giudicato tale posizione come lesiva dei diritti dell'uomo.
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