Dalla lotta alle leggi dello stato alla sterilizzazione dei transessuali: ecco le rivendicazioni del comizio patrocinato dal Comune di Sacile


Alla fine il comizio di Gianfranco Amato di Sacile (in provincia di Pordenone) si svolto con il patrocinio del Comune e della polisportiva che controlla tutti i campi della città. Il primo cittadino, Roberto Ceraolo, sì è persino prestato a salire sul palco per ringraziare gli organizzatori e per sostenere che «uno degli elementi fondamentali per la libertà scaturisce dalla conoscenza e quindi per la conoscenza dei problemi, per il dialogo, e le iniziative che l'amministrazione accoglie ovviamente contro nessuno ma a favore di ragionamenti che ovviamente ci vedono partecipi». Interessante è vedere come si possa sostenere che l'informazione possa giungere da conferenze a senso unico, del tutto priva di contraddittorio, affidata ad una persona nota solo per l'estremismo delle proprie posizioni. E come vedremo, le occasioni per fomentare i presenti contro qualcuno non sono mancati.

Gianfranco Amato ha esordito fornendo una definizioni molto personale di cosa siano le teorie gender. Dice che «è un concetto irrazionale ma semplice, è l'idea che uno è uomo donna, maschio o femmina, non in base a com'è strutturato biologicamente ma in base a quello che sente di essere al momento» e che «può essere anche transitoria e come capita ad alcuni trangender ci si può sentirsi maschi o femmine a mesi alterni».

Dice anche che:

Il 9 luglio 2013 in Commissione Giustizia della Camera è stato adottato il testo base del sidegno di legge Scalfarotto contro l'omofobia. Attenti bene perché l'articolo 1 lettera B diceva così: "Ai fini della legge penale si definisce per identità di genere la percezione che un soggetto ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico". Immaginate le conseguenze che ci sarebbero state sul femmicidio o sulle quote rosa. Perché uso il condizionale? Perché il giorno dopo noi, Giuristi per la vita, denunciamo pubblicamente la follia di questa disposizione. Parte una campagna di mobilitazione di una parte del mondo cattolico e grazie a questo il 22 luglio 2013 con un emendamento questo articolo viene tolto. Ma attenti, perché quello che è uscito dalla porta della politica è rientrato dalla finestra della magistratura.

A quel punto Amato è tornato a scagliarsi contro la sentenza emessa dal Tribunale di Messina che ha riconosciuto un cambio di sesso senza ricorrere alla castrazione. Il giurista è ricorso alla sua solita ricostruzione parziale della vicenda (facendo molta attenzione ad usare sempre e solo il maschile nei confronti della transessuale) attraverso le stesse modalità già viste nel suo intervento a Radio Padania. Al solito lamenta che «se questo ragazzo volesse avvalersi delle quote rosa, potrebbe farlo». Ma la sua preoccupazione maggiore è che «se questo ragazzo volesse sposare un uomo, oggi in Italia potrebbe farlo» e dice che «resta da capire che cosa succederebbe se pretendesse di sposarsi in chiesa».
Ovviamente l'avvocato non ha neppure lontanamente fatto presente come «il ragazzo» assumesse ormoni da anni e come il tribunale abbia appurato come tutti i suoi caratteri secondari (voce, seno, movenze e via discorrendo) fossero femminili. Non si è preoccupato neppure di come una ragazza dovesse essere costretta a spiegare a dei perfetti estranei perché mai sui suoi documenti ci fosse un nome maschile. Grave è il momento in cui Amato ha aggiunto: «Vedete come la teoria gender, che secondo i negazionisti non esiste, sta avanzando anche attraverso il braccio armato della legge».

Lamenta anche che: «Oltre la legge abbiamo anche gli atti amministrativi. L'ultima novità viene dal Piemonte grazie all'assessore alle Pari Opportunità è stata emanata una delibera che riguarda i cartellini identificativi dei dipendenti della giunta. Si è deciso di dare la facoltà di modificare il nome sulla base del genere d'elezione, ciò il genere che il dipendente sceglie di essere indipendentemente dal genere».
Anche in questo caso pare che i fatti siano stati volutamente semplificati dato che si è praticamente sorvolato sul fatto che quel diritto riguardasse i dipendenti «che sono tenuti a esporre il cartellino identificativo e la cui identità sessuale fisica non è corrispondente alla identità di genere». In altre parole, un dipendente pubblico «in fase di transizione» non avrebbe dovuto spiegare a chiunque si fosse presentato al suo sportello il perché di una differenza fra il nome indicato e la propria fisicità. Lo si è ricordato solo nel prendere in giro «quel giovanottone con la barba che si chiama Antonella».
L'impressione è che Amato voglia che quelle persone subiscano inutili umiliazioni, eppure è stata la Corte Costituzionale a specificare che «nel concetto di identità personale deve rientrare anche quello di identità di genere che non sempre è conforme al corpo biologico». Ed infatti è in un inaccettabile tono di derisione quello in cui vengono lette le motivazioni con cui è stata fatta richiesta (qui trovate il video del momento dato che è difficile poter spiegare a parole il tono usato).

Si è poi passati a parlare dei mass media (che a suo dire sono tutti coalizzati a voler propagandare la "teoria gender") e si inizia con il puntare il dito contro l'educazione che Brad Pitt e Angelina Jolie hanno deciso per loro figlia. La posizione appare interessante perché si ha l'impressione che il diritto all'educazione dei genitori venga reclamato solo quando discriminatorio e conforme alla sua ideologia. Afferma:

Dopo aver tenuto una lezione presso l'Università Pontificia Lateranense di Roma, sono tornato in treno e nel posto che mi era stato assegnato ho trovato una rivista: Grazia. La sfoglio e resto colpito dall'immagine di un bambino vestito da adulto.
Il titolo mi intriga: "Generazione unisex". Leggo: "Si veste da maschio si fa chiamare John, la figlia di Angelina Jolie e Brad Pitt è diventata l'esempio di educazione neutra senza barriere di genere». E sapere cosa scrive
Grazia? Sempre più genitori, insegnanti ed esperti sostengono che bisogna educare i propri figli secondo il genere neutro. E spiega bene com'è questo genere che ti scegli indipendentemente da come sei, spiega com'è trendy avere la figlia come la figlia di Angelina Jolie e Brad Pitt. Questo è il futuro, il il futuro è senza genere.

Anche in questo caso, ovviamente, il racconto appare parziale e strumentale. Basterebbe informarsi sul caso per sapere che è dal 2010 che la figlia della coppia dice di voler essere un uomo. Nel 2014 ha chiesto di essere chiamato John e i genitori hanno deciso di assecondare la sua richiesta. In realtà tutto ciò non è indicativo della sua identità di genere dato che gli esperti spiegano come nelle famiglie numerose possa accadere che i bambini vogliano confrontarsi con altri generi o anche solo ottenere attenzioni. Il comportamento suggerito ai genitori è semplicemente di non forzare la mano attraverso imposizioni (come obbligare una persona a vestire o a fare cose diverse da ciò che viene insistentemente chiesto) per attendere che la natura e lo sviluppo seguano il loro naturale corso.
Pare dunque che la coppia abbia semplicemente deciso di non far del male alla figlia nel tentare di imporre degli stereotipi, ma evidentemente questa assenza di violenza verso la prole non viene tollerata da Amato (sia mai che una persona possa crescere felice ed accettata anche qualora non dovesse eterosessuale!).

In un altro esempio Amato racconta:

Dopo il Family Day mi sono recato a Porto Recanati e vado a mangiarmi un piatto con le cozze. C'era una radio in sottofondo e fra una musica e l'altra viene data una notizia.
I grandi magazzini di lusso londinesi
Selfridges hanno optato per il gender free. Hanno ridotto il reparto uomo e donna e hanno destinato tre piani a questo gender free. Quindi gli uomini possono andare a comprare articoli da donna (tacchi a spillo, trucchi) e viceversa senza sentire alcun imbarazzo perché avanza questo gender.
Viene intervistato anche il rappresentante di
Pitti Uomo il quale dice che questa cosa sta arrivando anche in Italia con l'eliminazione dei manichini lui e lei. Penso ad uno scherzo e vado su Internet e trovo un articolo dell'Huffington Post che dice: Pitti Uomo 88 presenta un guardaroba moda gender free, la moda si libera dai confini di genere.
Ovviamente gli spaghetti mi vanno di traverso.

Se oltre al titolo Amato fosse andato oltre nel leggere l'articolo citato, avrebbe trovato scritto che «non si tratta di abiti e accessori che rendono l'uomo meno virile o la donna meno femminile, ma di nuove opzioni neutre, dal forte carattere, lontane dal basic e dall'unisex, ma anche altrettanto distanti dai classici target e dalle tendenze di stagione». Allo tesso modo i magazzino londinesi Selfridges si sono limitati a dedicare tre piani alle loro nuove collezioni di abiti unisex (quindi anche qui non pare si parli di tacchi a spillo).

Al solito è tornato a sostenere la necessità di impedire una legge contro l'omofobia perché dice di non aver capito di che cosa si tratti e quindi i giudici «secondo la loro personalissima sensibilità» decideranno che cos'è reato. Ovviamente dice anche che bisogna stare attenti perché «questo è tipico dei sistemi totalitari».
L'argomento vierne utilizzato per un nuovo attacco ai giudici, sostenendo la pericolosità di affidarsi alle sentenze qualora vengano estese ai reati di matrice omofoba le medesime aggravanti che oggi sono previste per i reati contro i cristiani. Dice anche che bisogna fare molta attenzione a non essere giudicati dal dottor Marco Gattuso di Bologna (la sua vittima preferita in ogni conferenza) perché sul suo profilo Facebook ha definito i partecipanti al Family Day come un «gruppo di talebani» che ha «occupato una piazza di Roma per parlare di odio». Ed ovviamente questa condividibilissima opinione personale viene giudicata e condannata dalla stessa persona che va in giro a dire che il contrasto all'omofobia significherebbe l'introduzione di un reato d'opinione.
Il discorso pare poi volto a mettere in dubbio il giudizio professionale del giudice. Dice che «questo non è un giudice burlone. È sposato in Germania con il suo compagno, ha un figlio che vi lascio immaginare com'è stato fatto, è un attivista che fa conferenze, è stato anche consulente della Cirinnà. Ed è uno che nella rivista della polizia nel bimestre settembre-ottobre 2013 ha scritto che secondo lui non è necessario che sia specificata cos'è l'omofobia perché il giudice è in grado di ricostruirla». Poi, cimentandosi in questo tipo di smorfie, pare ironizzare nel dire: «Io non ho dubbi che il signor Gattuso sia in grado di ricostruirla, ho qualche dubbio. Mi preoccupa come può farlo... ma certamente può farlo».
Poi domanda: «Sostenere che l'omosessualità è una condotta moralmente riprovevole come insegna il Catechismo è omofobia? Bho. Sostenere che il matrimonio fra persone dello stesso sesso è contro natura è omofobia? Probabilmente per il dotto Gattuso sì, ma non si sa».

Nel corso della serata Amato non ha mancato di attaccare i libretti dell'Unar per la prevenzione dell'omofobia. Dice che «Il bicchiere mezzo vuoto è che se Avvenire non avesse fatto un editoriale contro i libretti dell'Unar, quella roba lì sarebbe in tutte le scuole. Il bicchiere mezzo pieno è che bisogna combattere. È un errore rimanere fermi dinnanzi all'ineluttabile perché ormai è tutto perso. No, si deve combattere». Applausi a scena aperta sono stati riservati a chi stava festeggiando nell'aver affossato l'unico piano al contrasto dell'omofobia mai proposto in Italia, comn buona pace per quelle migliaia di giovani lgbt che vergano quotidianamente umiliati, picchiati e perseguitati all'interno della scuola pubblica.
Anche in questo caso torna a dire che «Se la sciocchezza (a suo dire, ndr) la fa l'Unar si può tornare indietro, se la fa il dottor Gattuso si finisce dentro». Ed ovviamente poco importa se grazia all'omofobia qualcun altro rischia invece di finire sottoterra.
Amato dice anche che «per fare questa bella pensata finita male sono state spese qualche centinaia di migliaia di euro» (persino i siti anti-gay parlano di 25mila euro) e vanta di aver presentato un esposto alla corte dei conti per danno erariale «perché quelli sono soldi nostri». Altri applausi dato che evidentemente i presenti ritenevano chei soldi pubblici debbano essere spesi solo per finanziare le scuole cattoliche e non per impedire che un gay possa essere picchiato. Con la classe di uno scaricatore di porto, Amato suggerisce anche di usare i libretti per la lotta contro l'omofobia come carta igienica.

Sul finire non poteva mancare il solito attacco all'Oms, sostenendo che qualcuno voglia insegnare ai bambini la masturbazione. Anche in questo caso la disinformazione segue i suoi soliti canali attraverso la lettura di testi decontestualizzati e privati delle spiegazioni che li accompagnano (nel documento viene infatti chiaramente spiegato come in campo scientifico alcune parole abbiano un significato diverso da quello che viene attribuito con una sessualità adulta). Tra le sue mistificazioni non manca il sostenere che l'Europa voglia imporre ai bambini da 0 a 4 anni di «scegliere se essere maschietti o femminucce».

E poi, ancora, si sono difesi gli insegnanti di religione che dicono ai gay che sono dei malati, si è sostenuto che Luca Di Tolve sia l'esempio di ciò che dev'essere un gay equilibrato, si è detto che i gay vanno In india e danno 500 auro «ad una disgraziata per avere figli» e via discorrendo. Insomma, la solita disinformazione.

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