Secondo Adinolfi solo La Croce scrive la verità, gli altri giornali mentono tutti


Esiste la verità, poi esistono gli inganni. Chi fa il mio mestiere e scrive sui giornali dovrebbe avere come missione quella del racconto di ciò che più si avvicina alla verità. Purtroppo in Italia questo mestiere non esiste: il giornalismo italiano non narra i fatti, li piega alle proprie esigenze politiche e propagandistiche. In alcuni casi i fatti sono inesistenti e allora il bravo giornalista italiano che vuole piacere al proprio editore e al proprio direttore se li inventa direttamente. La vicenda del ddl Cirinnà, per certi versi surreale, sta mettendo in evidenza questa prassi. Questa triste prassi, fatemi aggiungere.

È quanto scrive Mario Adinolfi su La Croce. Può davvero essere che una volta tanto si possa essere in accordo con lui? Ovviamente no, dato che non stava parlando di sé stesso (cosa che appariva molto plausibile) ma di Repubblica, il Corriere della Sera e La Stampa.
Anzi, si lancia persino nel sostenere che tutti mentano e che il suo giornale sia l'unico ad affrontare «il racconto della realtà, quella vera». Sarà, ma un uomo che ha chiesto a Cicciolina di mentire durante un'intervista pur di far parlare di sé non appare proprio l'emblema dell'oggettività, così come non lo appare neppure un uomo che va in giro a sostenere che il mondo sia pervaso da fantomatiche teorie gender che in ambito accademico non sono mai esiste.

Nell'articolo Adinolfi sostiene che il suo Family Day debba avere potere decisionale sullo stato, deride Scafarotto, sostiene che i giornalisti che criticano la sua posizione siano stati tutti obbligati a scrivere quelle cose e così via. Sostiene persino che i quotidiani scrivano articoli a favore del ddl ogni giorno al fine di condizionare l'opinione pubblica su mandato di non meglio precisati «poteri forti». Curioso, soprattutto considerato come tutti i giornali integralisti non facciano altro che scrivere mistificazioni quotidiane volte ad alimentare l'omofobia al servizio deil potere ecclesiastico (ossia quello che riempito una piazza con persone spaventate da un qualcosa che neppure esiste). E questo senza infierire sul suo giornale, nato con l'esplicito scopo di impedire i diritti gay. Ancora una volta c'è da stupirsi di come accusi gli altri di quella che ha tutta l'aria di essere la sua strategia.
In fondo non è certo una tattica nuova: anche Tempi che accusa i gay di essere i razzisti, Amato che dice che i gay vogliono creare una dittatura, Bagnasco sostiene dice che gay vogliono imporre il pensiero unico, Le sentinelle dicono che i gay sono contro la libertà di parola... insomma, incolpare gli altri di ciò che si sta facendo è una cosa già vista.

Ma a lasciare letteralmente a bocca aperta è il suo sostenere che lo scopo della stampa italiana sia quella di «obbligare il governo a far uscire con un voto positivo il ddl Cirinnà dalla commissione Giustizia del Senato prima della pausa estiva, per dare un segnale di "fatto ineluttabile" alla ripresa autunnale. Una ripresa autunnale che, ricordiamolo, sarà segnato dal sinodo sulla famiglia di ottobre, in cui la Chiesa dirà una parola chiara e netta sulla questione "matrimoni gay"».
L'idea di "verità" di Adinolfi è dunque quella di sostenere che siano i vescovi a dover decidere le leggi di uno stato laico come l'Italia. Il tutto dovrebbe avvenire anche in barba alla sentenza emessa nel 2010 dalla Consulta che rimandò ogni decisione sulla regolamentazione dei matrimoni al legislatore, ma sancì anche che la Costituzione Italiana impone il riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali e che questo necessariamente postula una «disciplina di carattere generale» attualmente assente. Non dissimile è la sentenza dalla Corte di Cassazione del 2012 che ribadì «il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata» per le famiglie composte da persone dello stesso sesso. Ne consegue dunque che da almeno cinque anni migliaia di coppie siano private dei loro diritti costituzionali. Chi è dunque lontano dalla realtà nel sostenere che dei vescovi abbiano il diritto di calpestare ciò che prevede la nostra Costituzione?

In conclusione Adinolfi so è vantato anche di quelli che ritiene i suoi successi. Si va dal raccontare come l'area popolare «ha presentato migliaia di emendamenti» volti ad impedire il riconoscimento di diritti costituzionali altrui, al minacciare come «il segmento della maggioranza presente in piazza San Giovanni autori di molti degli emendamenti, non può cedere ad alcun compromesso che sarebbe immediatamente stigmatizzato». Dice anche che «il ddl Cirinnà, come spiega La Croce da settimane, non andrà in aula al Senato prima della pausa estiva, piazza San Giovanni l'ha fermato».
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