Giuristi per la vita: la parità tra uomo e donne in campo lavorativo e politico è «ideologia gender»


Sappiamo tutti come la Manif Pour Tous difenda strenuamente gli stereotipi di genere. Dicono che ai maschi debba necessariamente piacere la matematica, lo sport e la musica. Alle donne debba piacere la scrittura, la storia e l'arte. C'è persino uno spot che si preoccupa di colorare in azzurro e rosa ciò che deve essere associato ad un sesso piuttosto che all'altro, mentre una voce narrante spiega come sia inaccettabile dire ad una ragazza che nulla le vieterà di guidare un camion (ma il camion è colorato in azzurro e quindi è evidente che quello sia un lavoro per maschi, ndr).
Se quello spot è stato importato tale e quale dalla Francia, è sempre da un sito d'oltralpe che giunge una noiosa tabella (importata in Italia dai Giuristi per la vita) che sostiene di voler illustrare quale sia «la realtà» e quale l'«ideologia gender». Si dice che la realtà e una differenza biologica e che qualcuno la vuole annullare, che esiste una famiglia e che qualcuno la vuole annientare... insomma la solita solfa.

Più interessante è il punto in cui si afferma che «nel mondo reale» la parità è «necessaria nel matrimonio dal fatto della complementarietà». Nel «mondo gender» indicherebbe invece una «distribuzione uguale dei ruoli tra gli uomini e le donne in tutti i settori della società (vita familiare, vita professionale, politica) per raggiungere l'uguaglianza assoluta, detta in altre parole identità tra uomo e donna».
Pare dunque che si sia alzato il tiro rispetto agli stereotipi di genere e che qui si stia sostenendo che non debbano esserci parità di ruoli in campo lavorativo ed in campo politico. Dovremmo dunque ritenere che la Merkel, in quando donna, sia il un risultato di una «politica gender»?

In altri punti dice che l'uguaglianza sia il «dare a ciascuno quello che gli è dovuto in funzione del suo stato» e che l'orientamento sessuale sia da ritenersi «una scelta». interessante è notare come non osino neppure scrivere la parola «gay» preferendo la locuzione «persone con tendenze omosessuali».
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