Gli omofobi contro i giudici: i transessuali vanno torturati e i gay non devono avere diritti


Com'era prevedibile, il mondo omofobo si è scagliato con violenza contro la sentenza di Strasburgo che ha condannato dell'Italia per la violazione dei diritti umani in merito al mancato riconoscimento delle unioni fra persone dello stesso sesso (peraltro secondo i dettami dettati nel 2010 dalla Consulta).

Adinolfi ha riunito tutte le sentenze degli ultimi mesi per sostenere che la Corte Suprema statunitense, la Corte europea dei diritti dell'uomo e la Corte di Cassazione italiana «stanno imponendo l'ideologia gender ai popoli» in «totale disprezzo verso la democrazia».
Sostiene che l'intero diritto decisionale spetti ai soli partecipanti al suo Family Day che «il 20 giugno a piazza San Giovanni ha manifestato chiaramente le proprie idee». Insomma, 300mila persone ideologizzate e spaventate da teorie inesistenti dovrebbero poter decidere per un'intera nazione dato che uno dei loro leader si sente nel diritto di parlare a loro nome. Ed è proprio a loro nome che chiede che i diritti fondamentali altrui siano calpestati nel nome delle mistificazioni che da mesi si sta preoccupando di diffondere attraverso articoli propagandistici spesso lontani dalla realtà dei fatti.
Riguardo alla sentenza di Strasburgo, dice che «l'avvertimento» dato all'Italia «somiglia a una mossa maoista del colpirne uno per educarne cento». Peccato che nella realtà si sia trattato semplicemente di una risposta data a tre coppie che si erano appellate a quel tribunale dopo essersi visti negare i propri diritti dall'Italia (quindi non è certo un'imposizione piovuta dall'alto come sostiene Adinolfi). Allo stesso modo la possibilità di poter cambiare sesso in base alla variazione dei caratteri sessuali secondari senza che sia imposta la sterilizzazione viene da lui descritta come un qualcosa che permette «il cambio di sesso sui documenti a prescindere dai dati fisici oggettivi ma sostenendo che l'identità sessuale riguarda la psiche, trasformando a richiesta i maschi in femmine e le femmine in maschi». Anche in questo caso non è così, dato che si sta parlando di persone che hanno già variato tutti i caratteri secondari del proprio genere attraverso un percorso lungo e difficile. Adinolfi potrà anche sostenere che lo stato debba punirli per la loro natura attraverso l'imposizione della castrazione, ma almeno dica chiaramente che vuole legalizzare la tortura e non parli di fantomatiche teorie!

Anche Tempi attacca la Corte europea dei diritti dell'uomo, sostenendo che non si tratti di un organo neutrale ma di una «cinghia di trasmissione di istituzioni sovranazionali che sottraggono ai popoli la libertà, la sovranità e l'autodeterminazione a ogni livello, dall'economia all'etica». Per cercare di creare odio nei confronti dei gay, il settimanale non manca di raccontare una storia che con la sentenza non ha nulla a che fare: da sempre privo di problemi nei confronti delle coppie eterosessuali italiane che hanno figli attraverso la maternità surrogata, il settimanale si scaglia contro una coppia gay inglese che ha avuto un figlio in India e che ora si è vista sottrarre loro figlio. Dato che non sono eterosessuali, Amicone li insulta definendoli «borghesucci usciti dal mondo degli Elton John» che vanno in giro a sfruttare «una schiava del terzo mondo».
Ovviamente il settimanale cattolico sorvola su come la donna non abbia alcun legame biologico con il figlio, così come non appare veritiero il loro sostenere che abbia «riscoperto la propria dignità di donna e non vuole più rispettare il contratto» dato che a spingerla a quell'atto sia stata solo l'omofobia: «Ha detto che pensava che fossimo una "famiglia tradizionale" e che era preoccupata per la piccola», raccontano i padri biologici.
Tempi non manca poi di attaccare la Cassazione, ritenendo doverosa una «tortura di Stato» nei confronti dei transessuali. Così come Adinolfi, anche loro propongono una lettura molto maliziosa della sentenza nel sostenere che si sia «sdoganata di fatto l'ideologia gender dichiarando che da ora in avanti in Italia ci si potrà dichiarare e registrare all'anagrafe secondo il sesso che "pare e piace", indipendentemente dall'evidenza che un uomo non è una donna e che un sesso non è un orifizio».
Sostengono anche che «il grande apparato mediatico-giudiziario ha definitivamente sdoganato, mettendosene volenterosamente al servizio, l'agenda delle lobby transnazionali lgbt. La mentalità e civiltà della correttezza politica nella variante ideologica omosessaulista è il nuovo sole dell'avvenire. La nuova stella polare che informa e uniforma l'Occidente con una euforia e una disinvoltura tale da far pensare ai tempi in cui il negretto d'Africa veniva abbacinato dallo specchietto delle manifatture industriali che accompagnavano la penetrazione imperialista nel suo continente, al punto da offrirsi volentieri schiavo e in catene, al servizio del padrone olandese o britannico di turno».
Luigi Amicone si spinge sino a sostenere l'insostenibile, ossia che «oggi sono l'uomo e la donna lgbt che devono apparire come razza superiore ed espressione di leggi superiori. Infatti, quale altra comunità o gruppo umano viene esaltato dalla cultura corrente e privilegiato dalle leggi correnti, tanto da far pensare a un'epoca di nuovo razzismo, seppure in termini speculari rispetto ai razzismi del secolo scorso?». La frase si commenta da sé a fronte di una comunità lgbt che chiede parità a fronte di una mondo cattolico che vuole privilegi basati sull'orientamento sessuale e si sente discriminato se qualcuno non accetta le loro imposizioni.

E se Radio Vaticana parla di «sentenza ideologica», La Nuova Bussola Quotidiana ha riversato litri di inchiostro per attaccare Strasburgo, i gay e chiunque non la pensi come loro. Parla di «una sentenza aberrante e pessima» e ci tiene a sostenere che la sentenza «non impone al Parlamento italiano di approvare la legge Cirinnà». La loro teoria è che il parere espresso possa essere ignorato perché «la Cedu non è un organo dell'Unione Europea» e la sentenza «rappresenta un'entrata a gamba tesa gravissima nella sfera della sovranità dei singoli Stati». Incommentabile è anche il loro sottolineare come la sentenza «non impone le adozioni, il richiamo alle norme sul matrimonio, le cerimonie pubbliche, la reversibilità della pensione, radicali innovazioni nel la normativa ereditaria». In altre parole, il loro appello è cercare qualsiasi appiglio per continuare a discriminare e negare dignità umana alle persone lgbt.
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