La Corte d’appello di Napoli dice «sì» alla trascrizione dei matrimoni contratti tra persone straniere dello stesso sesso


La Corte d'Appello di Napoli ha ordinato la trascrizione del matrimonio celebrato in Francia nel 2013 tra Giuseppina La Delfa e Raphaelle Louise Anna Hoedts. Le due donne sono di origine francese ma ora vivono stabilmente in Italia con i loro due figli.
I giudici di appello napoletani hanno dichiarato che «una volta riconosciuto che il genere della coppia dei coniugi stranieri non costituisce limite di ordine pubblico (nazionale ed internazionale) e che ad ogni Stato dell'Unione compete convenzionalmente la riserva di legge in ordine alle forme di unione delle coppie omosessuali, la trascrizione del matrimonio di coniugi stranieri residenti in Italia, ex art. 19 cit., non può incontrare alcun limite, opponibile dall'amministrazione dello Stato di residenza, nemmeno riferito all'appartenenza di genere della coppia coniugata. Né può configurarsi una disparità di trattamento per così dire “a contrario” nel senso che il matrimonio same sex di cittadini stranieri avrebbe maggiore tutela (allo stato inesistente) delle coppie omoaffettive italiane, perché la deteriore situazione di queste ultime è attribuibile solo all'inerzia del legislatore italiano più volte ammonito e sollecitato a legiferare in materia».
Si è notato anche che «il mancato riconoscimento di un'unione registrata o di un matrimonio same-sex pregiudica la libera circolazione delle persone e, dunque, il funzionamento del mercato interno. Sarebbero violati i diritti fondamentali riconosciuti ai cittadini dell'Unione e cioè quello di circolare e soggiornare nel territorio degli Stati membri e a non subire discriminazione in base alla nazionalità». La sentenza cita anche l'articolo 21 CEDU, il quale stabilisce che «è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali».
Giuseppina La Delfa, che è anche la presidente di Famiglie Arcobaleno, ha commentato: «Al di là del meraviglioso decreto della Corte d'Appello, constatiamo che questo matrimonio è legittimo per l'Italia ma solo in quanto celebrato in Francia fra persone con la cittadinanza francese, mentre i diritti civili di milioni di altre persone, inclusi quelli dei loro figli, rimangono inaccessibili ai cittadini italiani a causa delle opinioni discordanti di qualcuno, dato che di questo si tratta. La nostra battaglia prosegue ora per il pieno riconoscimento anche della filiazione: in Francia i nostri bambini hanno due genitori, in Italia uno solo».
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