Radio Vaticana riscrive la legge pur di attaccare giudici e transessuali


Fa un certo effetto vedere Radio Vaticana pronta a salire in cattedra per accusare la Cassazione di non rispettare la legge. A fronte di un'emittente che per anni ha snobbato i limiti imposti dalla legge in merito alle emissioni (nonostante tutte le evidenze lasciassero pensare che quella trasgressione possa essere stata la causa dell'alta mortalità di bambini che vivevano attorno ai ripetitori), oggi la vediamo nel fornire rivisitazioni delle leggi vigenti pur di sostenere che i transessuali debbano necessariamente subire una violenza di stato ed essere sottoposti a sterilizzazione forzata.
La via scelta è un'intervista a Giuseppe Dalla Torre, attuale Presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano e consultore di alcuni dicasteri pontifici, nonché ex presidente dell'Unione Giuristi Cattolici Italiani.

Si inizia fin da subito con un discorso che pare ignorare come la Consulta italiana si sia espressa sulla necessità costituzionale di garantire «la vita familiare» alle coppie gay, tant'è che si parte dal presupposto che le unioni fra persone dello stesso sesso siano da ritenersi un diritto individuale. Si sostiene così che «la nostra Costituzione fa riferimento al bene comune e il bene comune è il bene di tutti, non è il bene strettamente individuale» e si afferma che «l'articolo 31 della Costituzione dice che l'Italia protegge la famiglia, ma ho l'impressione che nella concretezza del diritto vivente la famiglia, in molti casi, sia piuttosto penalizzata rispetto a quelle che sono le previsioni delle legislature ordinarie, quindi rispetto agli individui e ai singoli. Credo che un'inversione di rotta sia necessaria». Insomma, la premessa e che i gay debbano avere minori diritti delle famiglie eterosessuali (indipendentemente dal fatto che abbiano figli o che siano matrimoni di convenienza) perché l'integralismo cattolico non vuole che due uomini e due donne abbiano il diritto alla vita famiglia che la Consulta ha chiaramente stabilito sia un diritto costituzionale.
Si passa poi al sostenete che sia ideologico dire che un bambino possa crescere più felice con due genitori dello stesso piuttosto che in un orfanotrofi e si sfodera la solita litania sul «gender», e si sostiene che chiunque osi mettere in discussione la volontà dei vescovi mostri «la presenza di una forte componente ideologica, certamente minoritaria». Insomma, come facevano anche i nazisti, ci si tiene a precisare che il diktat sulla razza superiore rappresentata dall'orientamento sessuale sia la rappresentazione della maggioranza.

Ma il peggio deve ancora venire, perché Dalla Torre si lancia nel sostenere che ci sia «una giurisprudenza che va contro il diritto vigente». Dice che «i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Allora, "soltanto alla legge" significa però che alla legge sono soggetti! Ebbene la legge in questa materia c'è: c'è una legge sul cambiamento di sesso, che prevede l'intervento di tipo chirurgico. Allora o il legislatore cambia la legge o i giudici debbono rispettare la legge».
Peccato che non sia vero e che quella richiesta non esista. Basta leggere la sentenza emessa dai giudici di Messina lo scorso febbraio per trovare pagine e pagine volte a sottolineare come il Lgs. 01.09.2011 n. 150 al 4° comma dica che «quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico‐chirurgico, il tribunale lo autorizza con sentenza passata in giudicato». Quel "lo ritenga necessario" rimette la valutazione nelle mani del Giudice e quindi è nel pieno rispetto della legge che è possibile stabile che l'adeguamento dei caratteri secondari sia sufficiente.
A fronte di un'argomentata spiegazione di un tribunale (confermata poi dalla Cassazione) di certo non basta dire «la legge dice» a fronte di un qualcosa che è stato appurato non sia mai stato detto. Ancor più se lo si presenta come un dato di fatto senza ritenere di dover argomentare perché tutti i giudici italiani siano in errore e solo quelli vaticani sappiano comprendere la giurisprudenza di un paese estero.

Viene così automatico chiedersi perché mai Radio Vaticana diffonda pareri di personaggi simili con l'unico scopo di contestare l'operato dei tribunali italiani. L'impressione è che si voglia far passare per verità quella che è in realtà è una credenza popolare basata sull'ignoranza, allo stesso modo con cui i cattolici hanno tentato in tutti i modi di propagandare la finta idea che la Costituzione definisca la necessità di un'unione fra un uomo e una donna (ma in realtà a dirlo è il codice civile, mai la Carta Fondamentale).
Peccato che la necessità di ricorrere a continue mistificazioni (dall'inventarsi fantomatiche «teorie gender» allo stravolgere le linee guida dell'Oms, passando per una riscrittura delle leggi) mostrano solo la povertà di argomentazioni di chi vuole solo difendere ignoranza e pregiudizio anche se non c'è una sola ragione per spiegare perché mai l'eterosessualità dovrebbe essere motivo di maggiori privilegi a fronte di famiglie equivalenti.
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