Amato dice che è il Papa a chiedere che i giovani LGBT non siano difesi dalle violenze


Alla fine siamo arrivati al dunque. La Nuova Bussola Quotidiana ha lavorato incessantemente per alimentare l'odio ed ora chiede che i giovani LGBT siano resi vittime di violenze all'interno dello scuole italiane (perché è a questo che equivale il rivendicare che non siano difesi dal bullismo omofonico).

In un lungo e noioso articolo firmato da Gianfranco Amato (il presidente del gruppo omofobo "Giuristi per la vita" e promotore di una serie di conferenze volte a creare isteria contro i gay), il sito integralista afferma:

Il pericolo gender, in realtà, si annida nel sedicesimo comma dell’art. 1 della legge, che testualmente recita così: «Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all'articolo 5-bis, comma 1, primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013».

E più precisamente:

L’insidia sta in due punti di questa disposizione normativa: il termine «violenza di genere» e il richiamo all’art. 5 della Legge 119/2013, la cosiddetta “Legge sul femminicidio”.

Dato che l'italiano non è un opinione, è evidente che si stia parlandi di violenze, motivo per cui l'essere contrari a quel punto significa essere favorevoli alla violenza.

Spiegano poi che il fantomatico "gender" che è stato da loro utilizzato per creare paura e disinformazione non sia altro che l'identità di genere:

Ora, chi pretende di trovare nella legge la parolainglese “gender” è destinato a rimanere inesorabilmente deluso. Per il semplice fatto che in Italia i documenti del governo e le leggi vengono redatte rigorosamente in lingua italiana. Nonostante l’ostentata anglofilia del Premier Renzi e la sua spiccata propensione per l’idioma di Shakespeare –in cui, però, è bravo negli scritti ma zoppicante in orale– oggi nel nostro Paese le leggi vengono ancora scritte con la lingua di Dante. La traduzione ufficiale della parola “gender” che il governo ed il legislatore utilizza è “identità di genere”.

Improvvisamente, dunque, la loro fantomatica "ideologia gender" è divenuta l'identità di genere, anche se ben sappiamo che per anni le due cose sono state presentate come diverse (la loro perversa teoria era che "il gender" dovesse permettere ai ragazzi "di scegliere se essere maschi o femmine"). Ma ora rivendicano ben altre cose nell'affermare:

Utile evidenziare anche quanto si leggeva all’art.1, lett. b), del testo unificato adottato come testo base il 9 luglio 2013 dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, recante norme in materia di discriminazioni motivate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Questo era il tenore letterale di quella disposizione: «Ai fini della legge penale si intende per “identità di genere” la percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico». Anche in questo caso, increduli e negazionisti possono trovare il testo a pagina 73 del Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 9 luglio 2013.

Si passa così a dire che il sesso biologico debba necessariamente essere impisto ai ragazzi attraverso gli stereotipi di genere e indipendente dalla loro personalità. Se una persona è biologicamente maschio, allora deve piacerle il calcio e le donne. Se biologicamente femmina, allora non si può aspirare a nulla di più che sottomettersi al marito e lavargli le mutande. Chi non rientra in quegli schemi non deve esistere e, soprattutto, non deve essere difeso dalle violenze.

Comune loro orasssi, il gruppo omofobo non manca di sostenere che sia il Papa a chiederlo:

In realtà è proprio l’erronea considerazione che uomo e donna siano semplici categorie sociali e culturali, unita all’idea che si possa scegliere di appartenere all’una o all’altra categoria indipendentemente dal sesso biologico, che sta alla base della teoria gender, così duramente ed aspramente condannata da Papa Francesco, al punto da essere stata da lui definita «uno sbaglio della mente umana che crea tanta confusione», il 21 aprile 2015 durante il suo incontro con i giovani di Napoli nel Lungomare Caracciolo.

Ed ancora:

Ed è proprio il tentativo odioso di indottrinamento di questa teoria nelle scuole che continua ad essere una costante preoccupazione di Papa Francesco, che non perde occasione per esprimere la sua dura denuncia insultando [...] ¢Papa Francesco ha, inoltre, ben chiara quale sia l’attuale situazione delle scuole italiane riguardo all’indottrinamento gender.

In conclusione non poteva poi mancare un attacco a quella parte della Chiesa che non fomenta l'isterismo e la paura:

Abbiamo appreso che la Diocesi di Padova, con un proprio comunicato, ha rassicurato i fedeli sul fatto che la legge sulla cosiddetta “Buona Scuola” non contenga alcun riferimento al “gender”. Colpisce il fatto che questa affermazione non si sia basata su un’attenta analisi critica del testo normativo ma sulle rassicurazioni ottenute dagli esponenti del governo. Una Chiesa che non vaglia la realtà alla luce della fede e della ragione ma si affida alle rassicurazioni del potere civile, forse non è una Chiesa attenta agli ammonimenti del Vicario di Cristo. La Diocesi di Padova afferma, confidando sulle parole del governo, che nelle scuole non viene e non verrà mai introdotta alcuna teoria gender, mentre il Papa denuncia il fatto che già oggi genitori siano costretti a “ri-catechizzare” «i bambini, i ragazzi, per quello che riportano da alcuni professori della scuola o per quello che dicono i libri che danno lì». Uno dei due non ha l’esatta percezione di quello che sta accadendo. E noi non abbiamo alcun dubbio che, in questo caso, a sbagliare sia la Diocesi di Padova e non Papa Francesco.

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