Arcigay Veneto: «Brugnaro è un vandalo della democrazia»


Dopo le nuove presen di posizione omofobe da parte del sindaco di Venezia, è attraverso un comunicato congiunto che le associazioni Arcigay Tralaltro, Arcigay Pianeta Urano, Arcigay Vicenza ed Arcigay Politropia Rovigo hanno precisato:

Dopo gli insulti a Elton John, Brugnaro adesso minaccia le associazioni LGBT di un bando alle manifestazioni LGBT. Non è certo il Pride dello scorso anno ad aver messo in imbarazzo Venezia, ma semmai è la volgarità del sindaco Brugnaro a far vergognare la città di fronte a tutto il mondo. Arcigay e le associazioni LGBT del Veneto non si faranno certo intimidire, e la città di Venezia non si farà intimidire: il Pride è il presidio dei diritti e della libertà di tutti.
Brugnaro è un vandalo della democrazia che mostra di non conoscere e di non rispettare Venezia e di non interessarsi ai problemi reali della città che non sono certo la presenza del Pride in città. Nel 2014 Venezia ha già ospitato un Pride, per mesi le tematiche LGBT sono state al centro del dibatitto cittadino e sono state organizzate decine di eventi pubblici che la città ha vissuto con gioia e partecipazione. Forse il Pride ha più cittadinanza a Venezia che altrove, l'unica cosa di cui la città non può essere orgogliosa è il suo sindaco, Brugnaro se ne faccia una ragione.

Dello stesso avviso è anche Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, che commenta:

Che il sindaco di Venezia si reputi in grado di stabilire ciò che è kitsch è un paradosso che, se non avesse dei risvolti seri, metterebbe quasi ilarità. Venezia è da settimane sulle prima pagine dei giornali di tutto il mondo, che non ne celebrano però le bellezze, bensì ne raccontano l'impresentabile primo cittadino. Dal Brasile agli Stati Uniti, dalla Francia all'Inghilterra si sta diffondendo lo sbigottimento per il sindaco "bifolco" e per i suoi provvedimenti surreali. E d'altronde è lo stesso Brugnaro a fornire in questo senso prove schiaccianti con cadenza quasi quotidiana, al punto che gli osservatori (italiani e non) già parlano del danno che il sindaco sta procurando all'immagine della città. Mai un commento simile si era sollevato su Venezia in occasione dei Pride che già due volte si sono tenuti nella città lagunare. Anzi, in quelle occasioni Venezia ha potuto sommare alla sua bellezza l'orgoglio di sostenere un'idea di Paese più civile. Chi fa sfigurare Venezia, quindi, non è certo il Pride ma lo sproloquio inadeguato e scostumato del suo sindaco. Che, tra le altre cose, vive nel delirio di sentirsi il doge dell'antica repubblica marinara, visto che si intesta il potere di decidere se liberi cittadini e cittadine possano manifestare pacificamente per i propri diritti, come previsto dalla Costituzione. Il sindaco può mettersi l'anima in pace: se le associazioni del Veneto decideranno di organizzare un Pride a Venezia, il Pride si farà. Brugnaro potrà al massimo decidere se venire in corteo oppure no. Coi suoi amici gay e pure con le mogli, visto che, come noi sosteniamo da sempre, anche nell'esperienza del sindaco la famiglia si coniuga al plurale, non ne esiste una sola. E infatti sono proprio quelli come Brugnaro a dimostrarci che la famiglia, quella al singolare, è solo un modestissimo artificio retorico, che non regge alla prima prova dei fatti.
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