Gli integralisti cattolici affermano che «è grave» non licenziare gay e lesbiche


Secondo un articolo pubblicato da Nocristianofobia (poi ripreso anche da Riscossa Cristiana), sarebbe da ritenersi «grave» il fatto che una donna sia valutata per il suo operato e non per il suo orientamento sessuale. Il sito integralista punta il dito contro la vicenda di una lesbica che non è stata licenziata dal ruolo di direttrice di un doposcuola Caritas anche se lesbica.

Attraverso parole ricolme d'odio, l'articolo afferma:

Ancora brutte nuove dalla Germania… ampio spazio ha dato la stampa tedesca alla notizia: una lesbica “sposata” con una donna, secondo la formula del «partenariato di vita», potrà riprendere il proprio posto a capo della «Casa ritrovo» o «Schülerhort» (“Accoglienza per studenti”) di Holzkirchen, una struttura gestita dalla Caritas, ove i ragazzi possono ritrovarsi per il doposcuola. È quanto accaduto in Alta Baviera, nella Diocesi del Card. Reinhard Marx, Arcivescovo di Monaco, ma anche membro del C9 di papa Francesco ovvero del consiglio di Cardinali istituito per aiutare il Pontefice nel governo della Chiesa universale.

Dinnanzi ad un fatto dovuto, Nocristianofobia si lancia nel sostenere che:

Il problema è serio, poiché in questo caso la direttrice di un ente cattolico conduce uno stile di vita esattamente contrario alla retta Dottrina: il che, dal punto di vista educativo, anche per i ragazzi ospiti, è un messaggio gravemente contraddittorio, incoerente e fuorviante, in quanto “tollera” una condizione oggettiva di «grave depravazione», «contraria alla legge naturale» ed «in nessun caso» da approvarsi, come recita l’art. 2357 del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Se la discriminazione è ciò che si chiede sia insegnato ai ragazzi, il sito dice anche che sarebbe stato possibile licenziare la donna attraverso il ricorso ad alcuni cavilli che esonerano la curia dalle norme che regolano la vita civile, lamentando come sia stato scelto di non farlo per rispettare la legge generale della Germania.
L'articolo sostiene infatti che «le cosiddette leggi "contro la discriminazione" imporrebbero in questi casi la riassunzione, ma è assolutamente possibile non tenerne conto, stante la specificità della struttura considerata».

Si passa poi alla beatificazione dei tre vescovi che chiedevano a gran voce la discriminazione della donna, sostenendo che «sono loro ad esser rimasti ben saldi nella retta Dottrina e nei diritti, di cui la Chiesa si serve per mantenere e preservare intatti la propria identità ed il proprio insegnamento».
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