Dopo Prevalle, anche a Capriolo il sindaco leghista mette cartelli no-gender


Prosegue la propaganda del terrore messa in atto dai sindaci leghisti. Se sappiamo bene che non esiste alcune «ideologia gender», è altrettanto noto che basta ripetere in continuazione una parola perché qualcuno finisca con il crederci.
Ed è così che il sindaco leghista di Capriolo, Luigi Vezzoli, ha deciso di copiare l'ignobile idea del sindaco di Prevalle ed ha adibito i cartelli del comune a mostrare il messaggio: «L'amministrazione comunale è contrari all'idologia gender».
Si tratta ovviamente di una scelta ideologica che purtroppo risulta legittimista da un governo indifferente dinnanzi al crescente numero di politici e istituzioni che non si fanno alcun problema a giocare con la vita altrui per un ritorno elettorale. Fomentare la paura verso i gay non può che portare voti a chi promette politiche omofobe, così come a più alti livelli il tutto è utile alla causa anti-europeista e pro-Putin del partito. Se la gente ha paura, sarà più semplice suggerire loro che l'omofobia omicida della Russia possa garantire loro sicurezza,, allo stesso modo in cui lo sterminio degli ebrei piacque alla popolazione tedesca in epoca nazista.

«La scelta di utilizzare la bacheca luminosa per esprimere la nostra opinione -afferma Vezzoli in un comunicato stampa- è dipesa dalla volontà di voler sensibilizzare la popolazione in merito a un tema che sta entrando nel mondo della scuola in modo subdolo e strisciante. Sta per iniziare l'anno scolastico ed è giusto che i genitori si informino e vengano correttamente informati, perché non si trovino del tutto ignari di fronte al fatto compiuto. I figli sono un dono e hanno diritto ad avere due genitori, una mamma e un papà, e solo i genitori hanno il compito di educare i propri figli e di scegliere come vengano educati dalla scuola».
L'informazione auspicata, ovviamente, non sarà obiettiva ma indirizzata a fomentare la paura. Viene infatti anticipato che Capriolo ospiterà un convegno di ultra-conservatori che si battono contro quella che il sidaco definisce definiscono «la deriva della scuola».
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