La legge sulle unioni civili non vedrà la luce nemmeno nel 2015


La conferenza dei capigruppo ha deciso che il voto sulla riforma del Senato cadrà martedì 13 ottobre e, pertanto, rimarranno solo 48 ore per occuparsi, discutere e approvare il ddl Cirinnà. Troppo poco, motivo per cui è evidente che anche l'ennesima promessa di Renzi riguardo ad un'approvazione entro l'anno verrà disattesa.
Il Partito Democratico si nasconde ora dietro scuse dini a sé stesse, sostenendo che la colpa sia dell'ostruzionismo delle opposizioni dinnanzi alla riforma del Senato. Il dito non viene puntato solo contro gli 82 milioni di emendamenti presentati da Roberto Calderoli (ossia un vero ricatto, dato che si è detto disposto a ritirarli solo se il governo accoglierà supinamente tutte le sue richieste) ma Maria Elena Boschi si è scagliata anche contro Sel, sostenendo che indirettamente ostracizzano il riconoscimento delle unioni civili.
La senatrice Loredana De Petris (Sel) ha però ribattuto: «È da mesi che chiediamo che il ddl sulle unioni civili approdi in aula per essere discusso. L'aula invece ha votato contro la calendarizzazione e questo solo perché il Governo non ha avuto il coraggio».
Disattesa è anche la promessa avanzata da Micaela Campana, responsabile Welfare e diritti civili, che attraverso un tweet aveva promesso che il ddl sarebbe giunto in aula e sarebbe stata approvata entro il 15 ottobre attraverso la sospensione della discussione in Commissione Giustizia (dove gli emendamenti di Giovanardi hanno paralizzato qualunque possibilità di discussione democratica del testo).

Festeggiano invece i movimento omofobi, litigandosi il merito di aver escluso una parte della popolazione dai diritti costituzionali. Filippo Savarese, portavoce de La Manif Pour Tous Italia, non ha trattenuto la sua gioia nell'apprendere che i figli delle coppie omosessuali resteranno privi dei diritti garantiti ai suoi figli: «Il ddl Cirinnà è caduto come un castello di carte al vento perché il popolo è sceso in piazza a difendere il matrimonio e la famiglia costituzionale, quella fondata su una mamma e un papà e non su genitore 1, 2 e magari anche 3 e 4».
Interessante è come ancora una volta Savarese abbia mentito nel sostenere che la sua famiglia sia l'unica difesa della costituzione, nonostante una serie di sentenze abbiano chiaramente stabilito che l'ostacolo alla parità sociale è rappresentata dal codice civile e non certo dalla Costituzione. Resta invece reato l'apologia del fascismo e, dinnanzi a chi gongola nel rivendicare maggiori diritti per una nuova forma di famiglia ariana basata sull'orientamento sessuale, c'è davvero da chiedersi chi stia calpestando la carta fondamentale.
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