La NuovaBQ sostiene che l'istigazione alla violenza sia tutelata dalla libertà di espressione


Per dimostrare non esista alcuna "teoria del gender" basterebbe notare che nessuno l'ha mai teorizzata. Quello che viene sventolato nei vari convegni di disinformazione dell'integralismo cattolico non è altro che un concetto creato dall'estrema destra religiosa fondendo le definizioni di "gender studies" e "queer theory". Il risultato è una presunta "gender theory" che non esiste al di fuori di questo contesto.
Per anni, però, l'integralismo cattolico è stato lasciato libero di diffondere la menzogna e di creare una paura incontrollata che permettesse loro di rivendicare qualunque cosa. L'ultimia trovata è stata il chiedere che le scuole non si occupassero di contrastare la violenza verso donne e gay.
La recente presa di posizione della Giannini li ha però fatti infuriare. L'idea che un politico potesse mettere in discussione è fuori dalla loro accettazione, ancor più appartenente ad un gruppo parlamentare che li aveva sempre appoggiati. Ed è così che tutte le testate cattoliche si stanno occupando di gettare fango sul ministro dell'Istruzione pur di continuare a godere del potere acquisito con il loro terrorismo.

Fra questi non poteva mancare La Nuova Bussola Quotidiana, pronta a riversare libri di inchiostro per sostenere che il "gender" è una minaccia pericolosissima.
Dicono che la prova della sua esistenza sia contenuta in uno dei libri vietati da Brugnaro, forse senza accorgersi che si sia dinnanzi ad un semplice testo che vuole rassicurare chi ha due papà o chi è figlio di divorziati e vive con un genitore non biologico. Ma si sa, dinnanzi al potere politico, il bene dei bambini non conta.
Ricorrendo al loro solito vittimismo, affermano che «Se ti azzardi a dire che nella “Buona scuola” (la legge 107/2015) c’è la teoria di genere passerai guai legali. Lo promette il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini». Il tutto sostenendo che la diffusione di informazioni false volte ad alimentare paura e violenza sia una violazione della «libertà di espressione».
Negando l'evidenza, sostengono che «Tra i giuristi ci si interroga poi sul reato che si andrebbe a compiere: non calunnia, né diffamazione, forse procurato allarme, come chi telefona ad una scuola e dice che ha messo una bomba ma poi si scopre che era tutto uno scherzo. Insomma la Giannini vuole dietro le sbarre chi osa “incriminare” questa legge. Chiamasi pensiero unico».
Interessante è come si sostenga che non ci sia nulla di male nel mentire o nel lanciare falsi allarmi bomba, anche se non si è dinnanzi ad uno scherzo ma dinnanzi ad una rivendicazione in cui si chiede che la violenza non sia contrastata. Dubito che il ragazzino che verrà picchiato a sangue dai compagni possa trovare divertente che i mandanti dell'aggressione hanno raccontato bufale per divertimento e perché sostenevano di poterlo fare nel nome della libertà di espressione...

Il giornale integralista si lancia ancora una volta anche nell'argomentare quale sarebbe quella fantomatica ideologia che nessuno ha mai teorizzato:

La gender theory non solo predica che l’omosessualità è cosa buona e santa, ma che un maschio si può percepire appartenente al mondo femminile e viceversa. Non solo. Ma asserisce che il dato genetico sessuale – essere maschi o femmine – è ininfluente per le scelte morali della persona. E dunque il sesso (quello biologico) non conta, conta invece il genere, cioè la percezione di sé come maschio, femmina, o come essere umano un po’ maschio e un po’ femmina, o neutro sessualmente.
In buona sostanza la teoria di genere esige che si superi la dicotomia maschio/femmina, perché concetti stereotipati, non dati naturali, bensì costrutti umani e sociali da retrogradi, gabbie che imprigionano la persona in ruoli precostituiti. Ecco perché si sceglie di parlare non di sesso ma di genere: non più discriminazione sessuale, ma discriminazione di genere; non più identità sessuale, ma identità di genere; non più ruoli sessuali ma ruoli di genere e via dicendo.

La falsificazione della definizione fornita appare evidente nel notare come si parli di "maschio" e "femmina" e non di mascolinità o femminilità. Ovviamente lo stereotipo sociale non è quello che definisce se una persona è maschio o femmina, ma quello che è il ruolo che la società attribuisce all'uno o all'altro sesso.
C'è chi pensa che sia la donna a dover pulire casa, ma quell'idea è dettata dalla società e non da un dato biologico. E non è passato così tanto tempo da quando c'era chi sosteneva che una donna non dovesse avere il diritto di voto perché la politica era per soli uomini... parlare di altro pur di negare l'evidenza è l'atteggiamento che mostra come dietro quelle teorie ci sia solo il tentativo di giustificare una discriminazione che non può essere rivendicata con le vere argomentazioni (mica si può dire che odiano i gay, meglio sostenere che ci sia il "gender"!).

La loro teoria è che:

Nel comma 16 dell’art. 1 della legge sulla Buona scuola si legge che «nelle scuole di ogni ordine e grado» occorre promuovere l’«educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni». Perché usare due termini differenti – “sesso” e “genere” – se significano la stessa cosa? In realtà si usano due termini differenti proprio perché il termine “genere” rimanda alla teoria di genere.
Ma vi sono altre prove per sostenere che nella Buona scuola è previsto l’insegnamento di questa teoria. La neo-legge della Giannini rimanda al comma 2 dell’art. 5 della legge 119/2013. In questo comma alla lettera b) si legge che occorre «promuovere l'educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere nell'ambito dei programmi scolastici […] al fine di sensibilizzare, informare, formare gli studenti e prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo».

Dacché si parla di contrasto alla violenza, come si può disquisire sulle cause indicate per sostenere che in alcuni casi sia necessario non fare nulla dinnanzi ad un sopruso? Il buonsenso dovrebbe dirci che la violenza va sempre condannata, non solo se basata sul sesso e non sul genere!

Dopo aver proseguito in un lungo elenco di elenco in cui si sottolineava la necessità di non contrastare (e quindi di favorire) qualunque forma di violenza basata sull'identità di genere e sull'orientamento sessuale, sentenziano:
Questi testi, che da tempo circolano nelle scuole, ci fa dire con la Giannini che è proprio vero che la Buona scuola non mira ad introdurre la teoria di genere nelle scuole, perché c’è già.

Tra i testi incriminati viene persino criticato il passaggio in cui si afferma che «Il considerare, per esempio, ‘diverso’ un compagno di classe perché ha un orientamento sessuale o un’identità di genere reale o percepita differente dalla propria poggia le sue basi sulla disinformazione e su pregiudizi molto diffusi». A loro dire, il non considerare gay e transessuali come "diversi" sarebbe la prova dell'esistenza della fantomatica "ideologia gender".

In conclusione non poteva poi mancare un attacco alla scuola pubblica, forse volta ad incoraggiare l'sicrizione dei figli a scuole confessionali che indottrinino i bambini all'omofobia:

La circolare emanata dalla Giannini ha cura poi di tranquillizzare i genitori dichiarando che spetta a loro scegliere in quale scuola mandare i figli dopo attenta scelta dei programmi ed attività didattiche ivi offerta. Ma – e qui sta l’inciampo – la circolare si affretta subito a precisare che tali programmi ed attività «in ogni caso dovranno risultare coerenti con i programmi previsti dall’attuale ordinamento scolastico e con le linee di indirizzo emanate dal Miur». Come dire: liberi voi genitori di scegliere dove mandarli i vostri bambini, ma state pur sicuri che in qualsiasi scuola dove li manderete si insegnerà la teoria del gender.

Ma dinnanzi a rivendicazioni tanto violente quanto ideologiche, chiudono l'articolo asserendo:

Detto tutto ciò, ci prepariamo ad affrontare le ire legali del ministro perché abbiamo asserito, avvalendoci della libertà di espressione, che la teoria del gender è presente nella riforma Buona scuola.

Ma da quando la libertà di espressione contempla il mentire e il diffondere false informazioni nella speranza che qualcuno possa esserne danneggiato fisicamente e psicologicamente? Sino a prova contraria, l'istigazione all'odio non è un pensiero, è violenza.

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