Provita e il video di disinformazione che confonde l'orientamento sessuale con l'identità di genere


Prosegue senza sosta la campagna d'odio dell'associazione Provita Onlus, intenzionata ad alimentare la paura attraverso la disinformazione e la menzogna. Il metodo utilizzato è quello con con cui la Russia ha introdotto un'omofobia istituzionalizza, ossia un bombardamento di informazioni con cui convincere la popolazione che la diversità sia una minaccia da perseguire, sconfiggere ed estirpare. Non va mai dimenticato, infatti, come l'associazione si stata chiamata alla corte di Putin attraverso la sua appartenenza al World Congress of Families o come la sua formazione sia stata affidata a Alexey Y. Komov (che si faceva fotografare insieme a Brandi mostrando i video di istigazione all'odio con cui a Russia ha ottenuto una società in cui i gay possono essere picchiati per strada senza che nessuno dica nulla).
E pare non esserci neppure troppa differenza fra le modalità usate: se nella propaganda russa la voce narrante attribuiva affermazioni false a persone che nell'audio ufficiale dicevano ben altre cose, anche nel nuovo video divulgativo dell'associazione Provita è la falsificazione a farla da padrone.
Siamo dinnanzi a quindici minuti di imprecisioni, rigorosamente presentate senza citare alcuna fonte e spesso giungendo persino a personificare la fantomatica "ideologia gender" per attribuire a quell'entità astratta la formulazione delle tesi enunciate.
Si fa dunque passare per un «video di inchiesta» quello che è un prodotto vergognoso basato sulla totale assenza di dati oggettivi, in cui le tesi sono enunciate nell'ottica del «lo dico io».
Non è forse un caso, dunque, se le persone chiamate a legittimare la propaganda d'odio deella loro associazione siano persone appartenenti proprio a quell'associazione, in un circolo in cui ci si da ragione da soli. La parola viene infatti affidate a personaggi come lo scrittore omofobo, il direttore editoriale di Provita o il direttore della comunicazione di Provita... insomma, le stesse persone che hanno creato quelle tesi aberranti che oggi vogliono legittimare.
Peraltro il direttore della comunicazione dell'associazione la stessa persona che interpretava il ruolo di un padre di famiglia in un precedente spot omofobo da loro realizzato, nel quale erano stati inseriti anche alcuni spezzoni della propaganda anti-gay russa. Ma l'interesse di quelle immagini è soprattutto in un racconto che ben mostrava quali fossero gli stereotipo che si vorrebbero abbattere, dato che la vita familiare era rappresentata con un uomo che leggeva legge il giornale sulla poltrona mentre la donna si occupa dei figli e della casa, ma poi le decisioni importanti dovevano essere prese da lui dato che è l'uomo a dover decidere mentre la donna deve eseguire ciò che le viene detto di fare.

Ma tornando al video diffuso lo scorso 5 settembre, ad aprire le danze troviamo Gianluca Marletta (coautore del libro di propaganda anti-gender "Unisex") che afferma:

La teoria del genere è un'ideologia che nasce negli Stati Uniti a partire dagli anni '50 o '60 e che poi si diffonde anche nel vecchio continente a partire soprattutto dalla Francia e Inghilterra e poi negli altripaesi d'Europa.Sostanzialmente questa ideologia predica una dissociazione tra la nostra identità sessuale, cioè il nostro nasce maschio e femmina, e la nostra identità di genere come viene indicata, ovvero la nostra appartenenza reale. Che non è quella che ci viene data dalla nostra genitalità fisica ma da una serie di scelte condizionamenti e scelte per cui uno può anche cambiare "genere" più volte nell'arco della stessa vita.L'ideologia di genere predica una cosiddetta sessualità fluida, che significa che ognuno di noi, anche nell'arco della stessa vita, può scegliere fra una quantità indefinita di generi, per cui esiste in genere etero, il genere omo, il genere queer e via dicendo.

Si parte così da una premessa falsa o quantomeno discutibile. Si sostiene erroneamente che l'omosessualità e l'eterosessualità siano generi nonostante siano in realtà degli orientamenti sessuali (e basterebbe aprire Wikipedia per trovare scritto a caratteri cubitali che «l'identità di genere non deriva necessariamente da quella biologica della persona e non riguarda l'orientamento sessuale») e si gioca molto sul concetto di «scelta». Ma in realtà l'identità di genere non è un qualcosa che si sceglie, è un qualcosa che fa parte di noi. Allo stesso modo non è la società a determinare l'identità di una persona, ma è quella che conferisce un significato a concetti come mascolinità o femminilità. Giusto per fare un esempio, se si dice ad un ragazzo di non fare la femminuccia, è la società a determinare quali siano ii criteri per determinare che quel comportamento non sia adatto al genere maschile (se fosse la natura a deciderlo, quel comportamento non esisterebbe a priori e non sarebbe redarguibile).
Anche sul tema della sessualità fluida ci sarebbe molto da ridire, e non solo per la confusione fra identità di genere e orientamento sessuale: il concetto di «scelta» presupporrebbe che una persona si svegli la mattina e dedica se quel giorno ha voglia di provare attrazione. Eppure la sessualità fluida non è altro che quello stadio di bisessualità per cui non è da escludersi che in un momento della propria vita si possa provare attrazione per persone del sesso opposto a quelle verso cui si era soliti provare quel sentimento. È il provare attrazione per persone dello stesso sesso ma non escludere che un giorno ci si possa innamorare di una donna.

Tornando al video, Marletta sostiene che «la caratteristica dell'ideologia gender e quella di eliminare qualunque idea di identità sessuale». Curioso, perché per qualunque altra persona al mondo pensa che tesi porti a valorizzare l'identità sessuale dato che non la racchiude in schemi fissi da cui non è possibile uscire.
Ma il delirio non finisce certo lì. Si prosegue sostenendo che «l'ideologia gender afferma che la vera felicità dell'essere umano è nel liberarsi dalle costruzioni culturali che noi chiamiamo sessi, l'appartenenza al maschile e al femminile». Se non si è mai vista una teoria che si auto-illustri da sola (se qualcuno afferma una cosa simile, dovrebbe essere un nome e un cognome), interessante è come si affermi che non si voglia più la differenza tra maschio e femmina. A questo punto non si capirebbe perché i gay si incazzino quando si afferma che la loro mascolinità non sia uguale a quella di un etero (La Nuova Bussola Quotidiana si spinse a farlo) o perché i transessuali si sottopongano a degli interventi chirurgici per rientrare nel sesso in cui si riconoscono. Se non ci fosse differenza, perché si farebbe tutto ciò?
Ma per carpire il perché si sia creato un simile castello di carte è sufficiente ascoltatore il passaggio in cui si afferma che «l'ideologia gender propone anche di imporre fin da bambino questa imposizione fluida della sessualità umana perché solo un bambino che ha questo tipo di visione potrà crescere realmente libero e felice e di conseguenza sarà del tutto indifferente il fatto che un bambino cresca con un uomo e con una donna, come è sempre stato, piuttosto che con due uomini o con due donne o in una famiglia dove esiste un genitore 1 o un genitore 2 non meglio precisato da un punto di vista sessuale».
Insomma, nella sua visione è quella di un grande complotto mondiale in cui il chiedere che l'identità sessuale di un bambino sia rispettata sarebbe un'«imposizione», mentre il fine ultimo sarebbe solo la legalizzazione dell'adozione da parte delle coppie dello stesso sesso. Vabbhe...

La parola passa poi ad Alessandro Fiore, direttore della comunicazione dell'associazione omofoba Provita Onlus, il quale si lancia nell'affermare:

La nazione d'identità di genere o la sua prevalenza suo sesso non l'abbiamo certo inventata noi. Si trova in diversi documenti ufficiali, per esempio in alcuni documenti dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale e anche in alcuni disegni di legge. recentemente poi, è stata approvata il 22 aprile scorso, una risoluzione da parte del Consiglio d'Europa che si intitola "Discriminazioni contro le persone transgender in Europa". E questa risoluzione si basata proprio sulla teoria del genere. Tant'è che chiede agli stati di prevedere delle procedure semplici per cambiare il sesso o genere sulla base di una sola autodeterminazione. Cioé un uomo potrà percepirsi e dichiararsi donna e questo basterebbe per essere riconosciuto come donna in tutti i documenti -passaporto, carta identità eccetera- senza nemmeno bisogno di un'operazione (ossia la castrazione e l'annullamento delle funzionalità sessuali, ndr). Inoltre la risoluzione chiede di togliere dalle liste internazionali e nazionali di patologie l'identità transender perché sarebbe assolutamente normale e non patologico.

Sinceramente non è chiaro perché si sia tirato in ballo l'Unar se poi si è attaccata una risoluzione europea, così come poco chiaro è perché ci tenga tanto a sottoporre a torture di stato i transessuali. Non serve sicuramente essere un genio per capire che la castrazione non sia una passeggiata, così come non vengono assolutamente presi in considerazioni i rischi collegati.
Pare si sia scelto anche di far finta di non sapere che l'autodeterminazione non è una scelta che si compie da mattino a sera, ma è il traguardo di un percorso che spesso dura anni tra cure ormonali ed eventuali operazioni secondarie. Ma il fine viene dichiarato quando Fiore lamenta che si stia chiedendo di non considerare più le transessuali come delle malate di mente.

Anche Francesca Romana Poleggi, direttore editoriale Notizie Provita, ripete i soliti tormentoni:

Per la teoria gender, essere un uomo donna è un dato prodotto dalla cultura e non dalla natura. I modi di essere naturalmente maschili e femminili quindi sono degli stereotipi di genere che ci vengono imposti fin dall'infanzia. Purtroppo questa teoria sta entrando nelle nostre scuole, perfino negli asili nido, e comporta delle attività e dei progetti che spesso sono volti alla sessualizzazione precoce dei bambini.

Insomma, frasi a casaccio buttate lì che non vale neppure la pena commentare. Si passa così ad una donna che non viene nemmeno presentata e che esordisce con uno dei tormentoni del terrorismo anti-gender:

L'organizzazione mondiale della sanità ha emanato un documento intitolato "Standard per l'educazione sessuale in Europa". Questo documento contiene delle specifiche direttive di educazione sessuale rivolte a bambini di diverse fasce d'età. La prima fascia d'età va dai 0 ai 4 anni, le altre vanno dai 4 ai 6, dai 6 ai 9, dai nove ai 12 e così via.Andando a leggere meglio il documento, notiamo una prima parte introduttiva in cui ci sono delle cose che sembrerebbero anche condivisibili. Seguono poi delle schede con delle direttive che destano preoccupazione. Si dice ad esempio che i bambini dai 0 ai 4 anni dovrebbero già sapere di avere il diritto di esplorare le diverse identità di genere. Non solo. Ma anche essere informati sul piacere nel toccare il proprio corpo e sulla masturbazione infantile precoce.

Se si citassero i testi anziché al posto di mostrare sempre e solo lo schema riassuntivo in cui i termini vengono sintetizzati, sarebbe facile sapere che la masturbazione infantile non è da intendersi con il significato che gli viene attribuito in età adulta. Considerato come il documento sia rivolto a professionisti, a tutti è chiaro come si intendano gli atti tipici dell'infanzia e si è dinnanzi a chi suggerisce semplicemente di non punire il bambino che dovesse esplorare il proprio corpo ma lasciarlo fare. L'esplorazione dell'identità di genere, invece, è una fase che tutti passano e si suggerisce semplicemente di lasciare che il bambino sperimenti senza urlargli dietro che se è nato maschio allora deve fare cose da maschio.
La falsificazione maggiore è invece nel sostenere che queste cose debbano essere "insegnate" al bambino, quando in realtà è la natura a fare tutto il processo.

Un'altra donna di cui non viene fornito né il nome, né il ruolo, afferma:

L'Unar è un organo del del governo italiano che ha emanato un documento dal titolo "Strategia per la prevenzione e contrasto delle discriminazioni basata sull'orientamento sessuale e sull'identità
di genere. Questo documento contiene delle direttive che sono da attuare anche nelle scuole di ogni ordine e grado. Ed è basata proprio sull'iddentità di genere e sulla promozione dei diversi tipi di famiglia. Si propone inoltre di favorire l'empowerment, quindi il dare potere, alle persone lgbt. Quindi lesbiche gay, bisessuali.

In realtà baste leggere Wikipedia per scoprire che «con il termine empowerment viene indicato un processo di crescita, sia dell'individuo sia del gruppo, basato sull'incremento della stima di sé, dell'autoefficacia e dell'autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l'individuo ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale». Quindi non è esattamente vero che si dica di "dare potere" ai gay.

A quel punto segue una lista di attività che vengono contestate. Trattandosi di ematiche già analizzate, è probabilmente inutile dilungarsi in quel noioso elenco. A far riflettere, però, è come tutto venga puntualmente strumentalizzato. Se un libro racconta la vera storia di due pinguini gay che covano un uomo, allora ecco che diventa «una fiaba gay». Se una sessuologa spiega chi sia una transessuale, allora ci si strappa le vesti. Se si parla di famiglie non tradizionali, il tema diventa tabù. E cosi via, sempre e solo rivendicando come i bambini debbano essere tenuti all'oscuro della realtà in modo tale che possano maturare dei pregiudizi nel non conoscere la realtà e l'esistenza delle differenze. E giusto per essere allarmisti, ecco che qualunque informazione diventa per loro «promozione».

Probabilmente il finale è ironico, dato che dopo tutta questa disinformazione la grafica afferma che «Conoscere è il primo passo». Ed inevitabilmente si passa poi al chiedere che l'educazione al rispetto sia impedita e che i ragazzi lgtb siano costretti a subire discriminazioni, sostenendo che «agire è la risposta».
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