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Ieri i gay non esitavano, oggi sono cittadini di serie b

I gay sono ufficialmente cittadini di serie b dopo che il Senato ha sancito che le loro vite e i loro affetti valgono meno di quelli di Adinolfi o di un qualsiasi altro eterosessuale. Persino di quelli che si comprano una moglie a Cuba approfittando della loro povertà: indipendentemente da qualunque condizione personale o circostanza, l'unica cosa certa è che l'orientamento sessuale sarà considerato come un qualcosa che deve impedire la piena realizzazione per una parte della popolazione.
La foto-simbolo di questa disfatta è quella che immortala Giovanardi mentre si congratula per la legge appena varata, ossia una legge talmente blanda che pare piacere persino a lui.

In un tweet da campagna elettorale il gruppo del Pd si vanta di aver portato a casa una fra le peggiori leggi che si potessero scrivere. Forse per unire la beffa al danno, includono anche un'infografica in che modo i gay saranno cittadini meno meritevoli.
Si parte dal sostenere che i gay non sono famiglie ma «specifiche formazioni sociali» che devono necessariamente essere «persone dello stesso sesso» in modo che si possa sottolineare come la legge riconoscerà un "noi" e un "loro".
I gay non avranno alcun obbligo alla fedeltà e, dunque, la legge stabilisce che possano essere «promiscui» quasi a voler legittimare gli insulti che l'integralismo cattolico è solito rivolgere a loro. Sarà anche possibile scioglierle più velocemente, quasi si trattasse di un qualcosa che vale meno e non ha senso cercare di tutelare. Ed ovviamente a loro non saranno estese le garanzie costituzionali dell'articolo 29 (che proteggerà solo le coppie eterosessuali).
Si precisa anche come le specifiche formazioni sociali «assumono alcuni diritti e doveri analoghi a quelli rincresciuti ai coniugi». Trattandosi di formazioni non tutelate costituzionalmente, quel sottoinsieme potrà essere tranquillamente modificato e ricotto anche attraverso banali leggi ordinarie.

Insomma, saranno coppie di serie b che avranno pari doveri ma minori diritti. Le tutele saranno invece nulle nel caso dei loro figli, con buona pace per quell'Ernesto (figlio di Letizia e Teresa) che Renzi aveva strumentalizzato durante la sua campagna elettorale nel promettere che «da segretario del Pd lavorerò perché Ernesto abbia gli stessi diritti dei miei figli».


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