Costanza Miriano: «Nelle parrocchie mi implorano di far nascere un nuovo partito»


«Caro Presidente, mi chiamo Costanza Miriano e sono del Comitato che ha organizzato gli ultimi due family day, una specie di sua collega, visto che lei era tra le anime di quello del 2007». Inizia così, sotto forma di una lettera inviata a Renzi, un articolo pubblicato dalla Miriano sulle pagine de Il Foglio.
Nell'introduzione la donna tenta di fare confusione fra i veri cristiani e gli integralisti cattolici, così come non manca di lamentarsi di come la Cei nonabbia sponsorizzato la loro convention integralista. Sostiene che «il nostro è stato un popolo che si è formato spontaneamente a un solo cenno, una fiumana per noi inattesa di persone che si è materializzata, grazie a una rete di cristiani. Molti venivano dal cammino neocatecumenale, è vero, lo saprà anche lei, ma non solo. C’erano tutti i movimenti, e semplici cattolici diocesani come me».
Il tutto per giungere a sostenere che nelle parrocchie non possono esserci persone che non abbiano aderito al loro pensiero unico, quasi come se il Family day fosse l'espressione di un'intera religione (anche se persino i vescovi hanno preso le distanze). Eppure lei afferma convintamente che: «È per questo che andare nelle parrocchie non le servirà a molto, perché non ci troverà tutti lì. Noi siamo una compagnia che non ha vescovi pilota, ma sente e segue solo il profumo della Verità».

Commesso il peccato di superbia nel sostenere che lei conosca quale sia la verità assoluta (ossia che lei sia migliore di due ragazzi che si amano solo perché è eterosessuale), ecco che si giunge alla rivendicazione politica:

Noi siamo scesi in piazza per tradurre politicamente il mandato della Congregazione della dottrina della fede: “In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva”, e non avendo giornali o tv la piazza era l’unico modo che avevamo. I parlamentari invece avrebbero dovuto fare i cristiani al senato, chissà se lo faranno alla camera. Noi davanti al Signore formiamo la nostra coscienza nella preghiera e nello studio, e con quella poi giudichiamo la realtà. Ce l’hanno insegnato i grandi del ‘900, a cominciare da Wojtyla, Ratzinger, Guardini, Giussani.

È più o meno quello lo spirito che muove anche il califfato, intenzionato a convertire il legge un concetto opinabile di sharia. Qui cambiano i testi ma non le modalità, con tanto di affermazioni in cui si sostiene che un politico cristiano non debba preoccuparsi del bene individuale ma imporre dei presunti dogmi religiosi che impongono per legge una determinata visione del mondo alla popolazione.
Interessante è anche notare come la donna faccia riferimenti a vecchi documenti di Ratzinger, così come si sia premurata di non includere Papa Francesco fra i suoi ispiratori. Pare che anche lei abbia dunque aderito alla battaglia ideologica di chi vorrebbe uno scisma da Roma per abbracciare l'ortodossia del Patriarca di Mosca (assai più incline a legittimare violenze contro gay ed immigrati).

«Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati», diceva Gesù. Eppure è proprio sfruttando la sua immagine che la donna si vanta di aver giudicato e condannato i gay ad una vita di sottomissione alla nuova razza ariana che lei identifica nell'eterosessualità:

Questo popolo ha giudicato. Trova del tutto negativo e falso il modello antropologico che vuole stravolgere il disegno su uomo e donna, sulla loro differenza feconda, che li ritiene modelli culturali e non strutture sostanziali, profonde e indisponibili dell’essere umano. A partire da questo giudizio, che è sotteso all’intera visione della realtà, questo popolo si è mosso. Chi ha potuto è venuto in piazza anche con i figli disabili, i neonati, con due o con undici ragazzini al seguito, col traghetto o con la macchina prestata. Chi non ha potuto ha dato i soldi a chi veniva. Hanno pagato un pezzo di palco, una maniglia del bagno chimico, la tassa per ripulire il Circo Massimo. Ci sono ragazzini che hanno rinunciato alla paghetta per mandare una famiglia sarda, un anziano signore mi ha inviato ventimila euro.

Ciò ovviamente non spiega perché due persone eterosessuali senza figli possano sposarsi, così come si ha l'impressione che la vera rivoluzione antropologica sia quella di chi vorrebbe introdurre un nuovo distinguo volto a sostenere che il matrimonio si basi sulla fecondità e sulla procreazione. Peccato che, sino a prova contraria, la repubblica non prevede alcun obbligo nel fare figli. Ed è solo in quell'ottica che capisce perché la Miriamo non citi la Costituzione ma «la nostra idea di Costituzione», quasi ad ammettere come i loro distinguo siano un qualcosa di lecito ma un desiderata di una nuova Carta Costituzionale basata sulla loro ideologia. Dice infatti:

Lei questo popolo non lo rappresenta più, ed è per questo che “ci ricorderemo”, perché chi non ha la nostra idea di essere umano non può avere neanche la nostra idea di Costituzione. Non è una minaccia, è un dato di realtà. I cattolici oggi in Italia sono orfani, non si sentono rappresentati. Glielo dico io che nelle parrocchie di tutta Italia ci vado davvero, tutte le settimane, e a centinaia ogni volta mi dicono la stessa cosa, e implorano la nascita di un partito che parli la loro lingua. Io rispondo sempre che voglio fare la mamma, e una che deve preparare pane e salame e correggere il dettato non può fare politica, ma mi auguro che qualcuno dei miei compagni di avventura raccolga questo grido accorato.

La dichiarazione appare quasi come una sua auto-candidatura nello scenario di una conversione del movimenti anti-gay in una realtà politica. Un'ipotesi che appare sempre più insistente su tutta la stampa cattolica, con tanto di frasi in cui si emula Berlusconi nel sostenere che «Io non lo vorrei ma è la gente che me lo chiede».

In conclusione non poteva mancare mancare la solita manfrina su come lei rappresenti tutti i cattolici e di come i gay abbiano già tutti i diritti che lei è disposta a concedergli (ossia nessuno). E sempre la solita violenza verbale tipica di questi movimenti, conclude:

Per questo, ripeto, le sarà del tutto inutile andare nelle parrocchie, perché il giudizio della Chiesa è chiaro, e con esso quello dei cristiani ben formati. Se lei vuole fare scelte politiche diverse, se vuole farci credere alla balla dei diritti negati (i diritti già ci sono tutti) e vuole rinnegare la sua storia, se le ragioni della realpolitik sono più forti delle voci dei bambini a cui sono negati i genitori, più forti della voce della Chiesa, più del buon senso, faccia pure, se lei vuole impedire che si discuta in commissione e mette persino la fiducia, due mesi dopo aver detto che non lo avrebbe mai fatto, faccia pure, ma non sarà un giro in parrocchia a cambiare il nostro giudizio netto e chiarissimo su di lei. A volte a riconoscere un amico basta uno sguardo, le parole non serviranno.

In realtà è interessante notare come parli di bambini a cui sono negati i genitori, dato che è proprio lei a pretendere che alcuni piccoli siano resi orfani dallo stato e che non possano godere di tutele giuridiche nei confronti di uno dei due genitori. Ma si sa, fin dai tempi della Democrazia Cristiana il far leva sui bambini è ciò che ha condotto alla rovina l?Italia e non vorremo certo smettere di mentire alle folle giusto ora che c'è la possibilità di punire chi è nato in un modo che a loro non piace.
E anche riguardo al buonsenso sci sarebbe qualcosa da ridire: la storia mostra chiaramente come l'imposizione di una legge biblica abbia sempre creato morte e devastazione, eppure ciclicamente c'è chi la vorrebbe imporre per rendere legge inviolabile le proprie convinzioni.
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