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Giornalista gay russo accoltellato a morte da un neonazista

In Russia continuano a registrarsi le gravi conseguenze dell'istituzionalizzazione dell'omofobia voluta da Putin. Un neonazista ha infatti accoltellato un noto giornalista gay russo. La vittima è Dmitry Tsilikin, un critico d'arte che ha lavorato per il Kommersant, Moscow News, Vogue ed Elle. L'uomo è stato trovato morto nella sua casa di San Pietroburgo all'inizio del mese mese. Sul suo corpo erano visibili le tracce di almeno una una dozzina di coltellate ed il corpo senza vita è stato rinvenuto in una pozza di sangue. Nonostante il giornalista non avesse mai fatto coming out (così com'è prassi che avvenga in uno stato che discrimina, perseguita e opprime le persone sulla base del loro orientamento sessuale), dopo la sua morte sono svariati i giornali che lo hanno indicato come gay.
La polizia avrebbe anche arrestato l'assassino: si tratta Sergei Kosyreva, un 21enne che sui social network aveva pubblicato una lunga serie di immagini inneggianti ad Hitler. Agghiacciante è come si sia appurato che l'assassinio di Tsilikin non sarebbe altro che l'ultimo di una lunga serie di omicidi ai danni di persone omosessuali. In questo caso la popolarità era tale per cui il crimine è stato trattato seriamente dalla polizia siano all'identificazione del responsabile, cosa che evidentemente non era stato ritenuto fosse il caso di fare dinnanzi alle altre morti.

Un ricercatore della Human Rights Watch che ha esaminato il caso, afferma: «Come riferito dalla polizia, l'assassino ha contattato Tsilikin on-line e prevedeva di poterlo ricattare a causa della sua omosessualità. L'omicidio è la conseguenza di una lite. Gli account account sui social network dell'assassino contengono immagini di svastiche e di Adolf Hitler. È molto importante che le autorità non ignorino la prova di tutti i possibili motivi di questo raccapricciante omicidio, compreso l'orientamento sessuale di Tsilikin». Sulla carta la Russia ha delle leggi contro i crimini d'odio che dovrebbero essere applicate, ma è ragionevole essere scettici: nella dozzina di attacchi anti-LGBT che ho documentato in questi ultimi anni, nessuno dei responsabili è mai stato indagato e processato per crimini d'odio, anche nei casi in cui più palesemente erano evidenti motivo di odio. Sino a quando le autorità russe non riconosceranno il loro obbligo nella protezione di coloro che si identificano come LGBT, gli attacchi continueranno. E alcuni, come Dmitry Tsilikin, la pagheranno con la vita».


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