L'integralismo cattolico che santifica Putin e giustifica le sue leggi anti-gay


La promozione della Russia di Putin è parte integrante della propaganda portata avanti dall'integralismo cattolico italiano. Si tratta di una linea politica che non stupisce troppo, soprattutto se si considera come l'associazione ProVita sia coinvolta nel direttivo della associazioni nazionaliste russe che si occupano dell'agenda estera di Putin.
Stupisce, invece, come una realtà italiana possa spingersi sino a sostenere che le leggi anti-gay di Putin siano buone e giuste. Eppure è proprio quanto viene sostenuto dall'associazione di Brandi in un articolo dal titolo "Omofobia nella legislazione russa? No, solo tutela dei minori".

Seguendo la sua solita linea comunicativa, l'associazione parte dal sostenere che se esiste anche un solo Paese in cui i gay sono maggiormente perseguitati, allora qualunque violenza minore sia da ritenersi giustificata. Il tutto, ovviamente, facendo ben attenzione a citare a sproposito la religione quasi come se il nome di dio fosse ciò che permette di legittimare omicidi, violenze e persecuzioni. Scrivono:

Quando si parla di omofobia i guardiani della “verità” LGBT puntano sempre il dito contro la Russia. È infatti la Russia di Vladimir Putin ad essere indicata come il centro mondiale di tutte le discriminazioni contro la comunità gay. Non l’Arabia Saudita (alleata di ferro degli Stati Uniti). Non la totalità degli altri Paesi islamici, dove gli omosessuali vengono pure ammazzati. Ma la Russia. Dove negli ultimi anni c’è una rinascita spirituale e dove si stanno prendendo sempre più misure a difesa della vita e della famiglia.

Si passa così a sostenere che la legge Russa non sia omofoba. Certo, sull'emittente di stato Russia 1 vengono invitati neonazisti che mostrano fieramente i video in cui picchiano gay e lesbiche, esistono erti criminali che cercando di spingere gli adolescenti al suicidio dopo averli fatti cacciare di casa, non è possibile manifestare... ma per Brandi tutto questo non è omofobia. Anzi, per sostenerlo cita pure le tesi di Komov (ossia quel tale che cercò di far approvare la pena di morte per i gay in Uganda). Ed è raccontando una storia surreale, che scrivono:

Certamente ha fatto molto discutere (in Occidente) la legge contro la propaganda omosessuale approvata nel giugno 2013. Tuttavia le polemiche sono state e sono tutt’ora dettate più da pregiudizio ideologico e ostilità preconcetta verso Putin che non da ragioni solide e di merito.
La norma è una modifica dell’art. 6 del Codice Federale sugli illeciti amministrativi, nel contesto della Legge Federale russa sulla protezione dei minori. Si è trattato di aggiungere un comma, il numero 21, per prevedere sanzioni amministrative, quindi pecuniarie (non vi sono pene detentive, a meno che ovviamente non si siano commessi reati penalmente punibili).
Le sanzioni non colpiscono o penalizzano l’orientamento sessuale dell’individuo, ma sono appunto pensate per arginare quella propaganda «di relazioni sessuali non tradizionali tra i minori, che si esprima nella diffusione dell’informazione diretta a formare orientamenti sessuali non tradizionali nei minorenni, nel richiamo a relazioni sessuali non tradizionali, nella rappresentazione distorta circa l’equivalenza sociale tra relazioni sessuali tradizionali e non tradizionali, o l’imposizione di informazioni sulle relazioni sessuali non tradizionali, che richiami interesse a questi rapporti». Certo, sentir parlare di “orientamenti sessuali non tradizionali” a qualcuno può far storcere il naso. In Russia però non è così, e infatti la gente ha condiviso queste modifiche.

Per poter prendere per buone questa argomentazioni, bisognerebbe ipotizzare che l'orientamento sessuale possa essere formato. In realtà sappiamo che si tratta di una caratteristica naturale che non si può scegliere e non si può imporre, motivo per cui è evidente come le basi di quella teoria traballino. Incuriosisce anche come si possa sostenere che la legge non incida sulle persone, dato che ne limita la libertà e la possibilità di poter vivere alla luce del sole.

Eppure nella ricostruzione di ProVita, si giunge ad asserire che:

In pratica, se un gay sponsorizza la propria condotta omosessuale viene multato (di qui il divieto dei Gay Pride). Ma questo in linea di principio vale anche per un etero che dovesse sbandierare, ad esempio, i suoi gusti sadomasochisti.
Il tutto, non dimentichiamolo, per tutelare i minori, per garantire loro una formazione il più possibile sana.

la premessa è dunque che tutti glia adolescenti siano necessariamente eterosessuali e che diventino omosessuali se vedono un prode. Una teoria curiosa, dato che a sostenerla c'è solo l'ignoranza di chi vive nel pregiudizio. Inoltre è evidente che l'assenza di informazioni danneggi in modo rilevante tutti quei ragazzi che per volontà di Putin sono costretti a doversi nascondere a a non poter trovare confronti con coetanei. Ma quella che è una vera e propria tortura verso i minori, per ProVita è un qualcosa id auspicabile che dovremmo importare anche in Italia per danneggiare anche i nostri minori (o, perlomeno, tutti quelli che Toni Brandi odia). Ed è così che dicono:

La Russia ha tanti problemi e contraddizioni (permette ad esempio l’utero in affitto) e non è questa la sede per esprimere un giudizio politico su Putin. Comunque la si pensi, però, non si può certo dire che la legge in questione sia l’espressione massima di omofobia. Sembra piuttosto orientata da un sano buon senso in versione russa.

Apprendimento così che il buonsenso uccide, perlomeno secondo la visione di ProVita. Eppure basta veramente poco per sottolineare la malafede dell'articolo: l'impaginazione propone una fotografia presa da chissà quale gay pride a cui la redazione aggiunge la didascalia: «Vietare questi “spettacoli” è omofobia?». Si tratta del classico messaggio rivolto ad un pubico cerebroleso, in cui il risorso ad un'immagine decontestualizzata è finalizzata a creare una reazione di repulsione che possa legittimare qualunque forma di violenza. Ma se la gente di ProVita avesse davvero il coraggio di sostenere ciò che dicono, allora perché non hanno avuto il coraggio di inserire una vera foto presa da un gay pride di Mosca? Non sarà forse perché la gente non avrebbe capito il motivo di un divieto ad una parata tanto educata e decorosa?
E allora si inventa, si mente. Ci si inventa una falsa realtà e la si propina come una verità rivelata in quello che appare come uno fra i gesti più ignobili a cui un essere umano possa giungere.

A mostrarsi come a muovere i fili della propaganda sia una regia occulta è la casualità che ha visto anche La Nuova Bussola Quotidiana pronta a santificare la Russia in un articolo pubblicato quasi in contemporanea, al titolo "La Santa Russia e gli Usa socialisti. E c'è poco da ridere". Ed è fra quelle righe che si può leggere una vera e propria loda alla politica di estrema destra:

Ora, per uno dei tanti paradossi della storia, ecco il nuovo scenario: la Russia, dopo il crollo del regime comunista, cerca di ricostruirsi come grande potenza attorno alla sua antica identità di Santa Russia, con il cristianesimo ortodosso come collante nazionale e la ripresa del vecchio ruolo zarista di protettrice dei cristiani nei territori dell’ex impero ottomano, dal Medio Oriente ai Balcani.
E gli Usa, invece, corrono verso il socialismo, imponendo a suon di dollari nel loro impero l’ideologia obamiana (che è di fatto socialista), compresa la costruzione dell’”uomo nuovo” malthusiano, lgbt, gender ed eugenetista. Forse il prossimo inquilino della Casa Bianca sarà un repubblicano e darà una smorzata all’imperialismo “culturale”, limitandosi ai vecchi giochi geopolitici americani. Ma gli under-30 premono alle urne, e i Clint Eastwood e i Chuck Norris (cioè, l’America dei “valori americani” Dio-Patria-Famiglia) sono ormai troppo vecchi. Dovremo pregare per una Fatima che si occupi degli States?
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