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Il garante regionale boccia il Comune di Trieste per la sua discriminazione verso le coppie gay

Il Garante regionale per le persone a rischio di discriminazione, Walter Citti, ha categoricamente bocciato il rifiuto del Comune di Trieste di garantire i medesimi servizi, ambienti, orari e tariffe predisposti con delibera comunale per la celebrazione dei matrimoni alle unioni fra persone dello stesso sesso.
Nel parer, inviato al sindaco e alla prefetta di Trieste, il Garante ricorda che «l'unione civile è la forma giuridica di diritto pubblico nella quale si esprime il diritto fondamentale alla vita familiare delle persone omosessuali, con diritti e doveri tendenzialmente equiparabili a quelli stabiliti dal matrimonio, per cui le persone che si uniscono civilmente si trovano in una situazione comparabile a quella delle persone che si uniscono in matrimonio, e dunque ogni disparità di trattamento riguardo alle modalità di accesso ai servizi comunali resi disponibili per la costituzione dell'unione civile rispetto a quelli previsti per la celebrazione del matrimonio civile costituirebbe una discriminazione vietata dagli articoli 8 e 14 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo e le libertà fondamentali».
Il Garante ha poi ricordato come la normativa sulle Unioni civili recentemente approvata (legge n. 76/2016) ha incluso una norma (art.1, comma 20) che prevede l'automatica estensione di tutte le disposizioni previste per il matrimonio, contenute tra l'altro in atti amministrativi, tra cui debbono essere ricomprese le delibere degli enti locali riguardanti le modalità, gli orari, le tariffe e gli ambienti nei quali vengono celebrati i matrimoni.


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