Rodolfo de Mattei: «I bagni unisex incarnano la schizofrenia gender»

A quanto pare Rodolfo de Mattei si sente minacciato nella sua virilità se nei bagni pubblici non è circondato da soli uomini. Ed è così che nella sua certosina ricerca di demonizzazione di chiunque non la pensi come lui, l'integralista si è scagliati contro il ristorante "Vetro" che si trova a Bologna all'interno delle serre dei Giardini Margherita. Praticamente siamo dinnanzi ad una crociata che i miliziani cattolici stanno conducendo porta a porta.
De Mattei dice che in quei locali sia apparso «il primo bagno pubblico “no gender”» e che «per indicare la “speciale” toilette il gestore del locale vi ha collocato una sagoma arcobaleno con stilizzata una figura di uomo-donna, metà del corpo indossa i pantaloni e l’altra metà la gonna». Poi, riconducendo l'arcobaleno ai gay (anche se i colori non sono quelli della bandiera lgbt) e sostenendo che tutto quello servirebbe ai transessuali (e non certo a un padre che voglia usare il fasciatoio presente in uno solo dei due bagno o di una mamma che accompagna in bagno il figlio), l'integralista sentenzia:

Lungi dal rappresentare una “conquista civile”, i bagni neutri sono l’opposto di quello che dichiara il gestore del locale, fiero della propria scelta “politically correct” al passo con i tempi. Essi rappresentano, al contrario, il livello di “inciviltà” e di follia raggiunto dall’odierna società occidentale. Una società che, in maniera surreale, arriva a negare l’esistenza di una natura umana, maschile e femminile.
Oltre ciò, ci sembra interessante sottolineare come, i fautori dell’ideologia che rivendica l’abolizione di qualsiasi barriera ed etichetta “restrittiva” del proprio essere, impongano, paradossalmente, a loro volta la propria etichetta ideologica onnicomprensiva.
L’ibrida sagoma arcobaleno metà uomo, metà donna, oltre a incarnare la schizofrenia gender, raffigura infatti, in maniera esemplare, il modello relativista/nichilista, prepotentemente, prescritto alla nostra società dal “gender diktat” globale.

Insomma, lui è convinto che un uomo non dovrà mai aver bisogno del fasciatoio dato che quello è un compito "da donna", così come lui non gradisce avere donne nelle vicinanze mentre fa pipì (sarà che forse lui non ama chiudere la porta? O forse che si diverta a farla sull'asse per impedire alle donne di sedersi? Chissà...).
Interessante è anche come l'integralista abbia costruito tutta la sua storia sul nulla, dato che in realtà è il gestore del locale a raccontare che quei bagni non hanno mai avuto alcuna specificità e che l'insegna è stata apposta solo per togliere dal dubbio gli avventori ed evitare che si creasse confusione. Un'insegna che De Mattei descrive con certosina malizia, anche se in realtà è un simbolo utilizzato praticamente in tutta Europa per indicare quei bagni che sono aperti ad ambo i sessi.
E tutto questo viene proposto sulle pagine di un gruppo che sostiene di essere un'associazione «che ha come fine di difendere e di promuovere i valori familiari naturali e cristiani minacciati dalla degradazione culturale e morale del nostro tempo».


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