Fratelli d'Italia esige punizioni per il sacerdote che non discrimina i gay: «Scomunicatelo!»


In palese violazione del Concordato, il consigliere bonassolese Alessandro Rosson (Fratelli d'Italia) ha chiesto «la scomunica di don Giulio». Il sacerdote ha infatti osato contestare la creazione dello sportello "anti-gender" creato dalla Regione Liguria, ossia un progetto totalmente ideologico che si basa solo su un isterismo fomentato dall'integralismo cattolico.E vien da sé che tutto il lavoro di propaganda dell'omofobia potrebbe venir meno se i preti iniziassero a parlare di amore anziché di odio, motivo per cui urgeva fare polemica e chiedere punizioni per un'opinione contraria al suo guadagno personale.
È questa l'immagine desolante di una politica che vede nella religione una risorsa per fare populismo, nonostante lo stesso Papa Francesco abbia sottolineato che certi integralismi furono quelli che portarono all'ascesa di Hitler.
Il sacerdote si era semplicemente limitato ad osservare che «Se un'istituzione pubblica aprisse, ad esempio, uno "sportello anti-draghi", non creerebbe nelle persone la preoccupazione che i draghi esistano veramente?».

A mostrarci come ogni opinione contraria al pensiero unico delle lobby integraliste venga scongiurata attraverso ripercussioni e minacce è anche la reazione del vescovo di La Spezia, Luigi Ernesto Palletti, il quale ha espresso «sconcerto e meraviglia» per le affermazioni del religioso e ha citato papa Francesco per sostenere che il matrimonio e le «unioni tra persone omosessuali» non possono essere equiparate.
Ma simili affermazioni mostrano come tutti conoscono ciò che viene rigorosamente negato, ossia che quello sportello sia un qualcosa che stato creato per creare discriminazione e pregiudizio contro un intero gruppo sociale (e che il fantomatico "gender" non è altro che un termine inventato di sana pianta per negare che si stia parlando di una legittimazione all'omofobia).
Intanto i fedeli si sono schierati dalla parte del loro sacerdote, organizzando manifestazioni in suo sostegno, mentre il sindaco ricorda come don Giulio abbia «sempre aiutato tutti, senza distinzioni. Basti dire che appena arrivato ha ridotto gli spazi della parrocchia per ospitare famiglie in difficoltà». Ed è proprio dal pulpito della sua chiesa che il parroco ha dichiarato: «Ci possono essere divisioni fra i cristiani ma a volte in singole comunità si può correre il rischio di dividersi in gruppuscoli. A prevalere, ci suggerisce Paolo, deve essere la capacità di rispettare l’altro pur nella diversità». E dopo aver ringraziato «coloro che sono qui per sottolineare i valori di uguaglianza, rispetto e inclusione di tutti», don Giulio ha voluto fare un ringraziamento ai suoi nipotini di 10 e 8 anni «che mi hanno sostenuto dicendo di essere orgogliosi dello zio. Sono rappresentanti di una generazione che ha già abbattuto quei muri che noi adulti facciamo ancora fatica ad abbattere».
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