Nel nome di Silvana de Mari, i militanti di Radio Spada sentenziano: «Meglio morti che gay: un genitore non può assecondare la depravazione dei figli»

La parola scelta dalla propaganda integralista per compiacere l'odio di Silvana De Mari è «coraggio». Da Provita alla La Bussola Quotidiana, passando per Adinolfi e le armate del generale Amato, tutti dicono che la sua sia una verità rivelata perché ci vuole «coraggio» a sconfiggere quel fantomatico pensiero unico che non permette loro ai autoproclamarsi superiori agli altri in virtù della loro attività sessuale.
Ma la realtà è che la donna appare come un simbolo dell'odio spacciato per «coraggio» e dell'intolleranza quale dogma di fede, non certo coraggiosa nella sua paura verso chiunque possa mettere in discussione le sue certezze e la sua fantomatica verità. L'aggressione è tipica della codardia e di chi non sa come argomentare quello che appare come un mero pregiudizio che ha ormai putrefatto la sua anima.
Ed è così che nel nome della signora De Mari, è da Radio Spada che parte l'ennesima aggressione contro la dignità di gay e lesbiche attraverso un articolo intitolato "L’indignazione di Sodoma per la testimonianza di Silvana De Mari". E già qui è come si citi Sodoma per parlare dei gay, a fronte di una città che la Bibbia racconta sia stata devastata per quella stessa incapacità all'accoglienza che la De Mari ostenta quando sostiene che i cristiani non debbano accettare o aiutare chiunque non si professi cristiano.
Ed è poi spergiurando che i gay possano essere "curati" e che la signora li appoggi nel promuovere quelle torture psicologiche che hanno spinto alla morte troppi adolescenti, introducono il tema sostenendo che le sue opinioni siano da lodare per «interesse e la forza delle sue affermazioni sulla natura perversa (e reversibile) del vizio impuro contro natura».
Il tutto rilanciano la notizia su Facebook con commenti in cui si sostiene che qualunque opposizione al pensiero integralista debba essere ritenuto «propaganda LGBT contro la coraggiosa Silvana de Mari» in una pagina in cui si alternano proclami volti a chiedere che le donne cristiane siano obbligate a mettere il velo o volti volti a sostenere che chi si opponga alla politica di Trump debba essere accusato di nazismo.

L'articolo di tale Cristiano Lugli parte con la solita santificazione della donna, sostenendo si tratti di «una grande scrittrice di Fantasy conosciuta in tutto il mondo» nonché «anzitutto e appunto un medico con spalle robuste, specializzata in Chirurgia Generale e Endoscopia, qualificandosi poi anche come psicoterapeuta a seguito di un’ulteriore specializzazione medica». Ed è poi sostenendo che la legittima segnalazione delle sue affermazioni all'Ordine dei medici sia da intendersi come una «minaccia», si passa alla solita demonizzazione della controparte, parlando di Gay Lex come di:

Una rete di legali e attivisti per la tutela dei diritti delle persone LGBT – in cui lavora anche il capogruppo comunale di SEL per la città di Bologna, Cathy La Torre (attivista lesbica) – capitanata dal compagnetto di Sergio Lo Giudice, il parlamentare Pd “invertito” che si è acquistato il bambino tramite utero in affitto, minaccia la Dottoressa Silvana De Mari a seguito delle sue affermazioni decise ed ammirevoli riguardo all’omosessualità, che riportiamo nell’immagine qui sopra, a inizio articolo.

E se vezzeggiativi e offese non mancano giusto per far capire al lettore che verso i gay non è dovuto alcun rispetto e che la denigrazione è un diritto di chiunque nomini invano il nome id Dio, si passa a riproporre le dichiarazioni che la De mari ha rilasciato a Mario Adinolfi, nelle quali sosteneva che «Non ho fatto altro che dare delle spiegazioni medico-cliniche al fenomeno dell’omosessualità – anche se si dovrebbe parlare di omoerotismo. E loro lo sanno bene. Ma ora li sfido e voglio vedere se davanti ad un tribunale medico saranno capaci di sostenere le loro tesi contro-natura, mostrando evidenze scientifiche e non chiacchiere puramente ideologiche».
E dopo aver riportato per filo e per segno le varie affermazioni in cui la signora sosteneva che l'omosessualità non esista e che i gay sono dei pedofili, tutti i proclami vengono benedetti dalla propaganda di Radio Spada con un attacco ad un Vaticano che loro sostengono non sappia essere omofobo quanto quel patriarcato di Mosca che loro amano promuovere:

Le parole della De Mari suonano davvero dure e forti, coraggiose più che mai se si pensa che provengono da bocca di un medico.
Penso che a lei possa andare tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio. Con una sola speranza: che quel Cristianesimo di cui lei giustamente parla sia riposto al suo grado più alto di Cattolicesimo, che ora più che mai viene bistrattato dalle stesse autorità che dovrebbero custodirlo, specie in difesa di temi così elementari e moralmente inalienabili. In Vaticano, le affermazioni della Dottoressa circa la sodomia, sarebbero tacciate di oscurantismo e certamente considerate contrarie al modello di falsa misericordia propinato particolarmente negli ultimi anni. La sodomia non è più peccato secondo costoro, e di questo va preso atto soprattutto a conseguenza di affermazioni così nette. La guerra è ardua, e per questo assoluto motivo non ci si può permettere di tenere il piede in più scarpe, sperando nell’appoggio di chi si è schierato dalla parte nemica. È il campo ci battaglia evocato da Sant’Ignazio: sotto lo Stendardo di Cristo, oppure sotto quello di Satana. Tertium non datur. [...] Alla De Mari va dunque l’augurio di comprendere che, da Roma in su, la battaglia è da combattere senza appoggi – essi non esistendo -, senza terra sotto i piedi e senza l’attesa di un imprimatur che tanto mai arriverà.

Ad incicarci come all'interno dell'integralismo cattolico sia in corso una guerra di potere è il finale in cui non manca un attacco all'oportunisto di Grianfranco Amato, ossia del co-fondatore del partito di Adinolfi nonché avvocato della siignora De Mari.

Così come tutti gli “avvocati difensori”, i quali hanno sposato la causa della Dottoressa fiutando l’affare, mentre in conferenze e grandi aule magne ancora incensano le tre frasi di “condanna” su gender e poc’altro, tirando per le braghe e scartavetrando le unghie su scivolosi specchi, più che affermando quanto corrisponde a verità.

Come prassi, è tra i commenti che si osservano i frutti della propaganda integralista, con persone che si incitano a vicenda nel giustificare il proprio odio e la ferocia contro i gay. Tra loro troviamo chi afferma:


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