Donna russa denuncia la Nike sostenendo che un loro spot possa «trasformare le donne in uomini»


In Russia la Nike ha lanciato uno nuovo spot che mira a promuovere la parità di genere, invitando le donne all'orgoglio e alla determinazione.
Le immagini mostrano una bambina che sale sul palco di un grande teatro ed inizia a cantare una canzone che racconta come le donne siano fatte per raccogliere fiori, preparare dolci o dedicarmi ai pettogolezzi. L'improvviso ingresso di un'aleta donna la ispira e, fra l'iniziale stupore del pubblico, la ragazzina inizia a cantare che le donne possono essere risolute, possono condurre le loro battaglie e possono avere ambizioni. Un messaggio sottolineato anche dalla grafica, dove si legge: «Tu sei quello che fai. Credici di più».
Siamo dunque dinnanzi ad un bellissimo spot contro gli stereotipi di genere, in un prodotto che forse sarebbe bene far vedere anche alle seguaci della Miriano. Ma dato che di Miriano ne esistono in ogni dove, una donna di Mosca ha denunciato la Nike per danni sostenendo che l'incoraggiare le ragazze a seguire i propri sogni potrebbe «trasformarle in uomini».
La querelante è Marina Rybnikova, una donna che si auto-defisce una "life coach". La sua tesi è che il video della Nike potrebbe «corrompere le giovani donne» e pretende 525.000 rubli (circa 8.200 euro) per «danni morali».
In riferimento ad un passaggio che mostrava una squadra femminile di pugilato, Rybnikova ha dichiarato ai giornali che «è scandaloso che molti adolescenti stiano guardando questo video su YouTube. Le ragazze potrebbero facilmente cominciare a combattere dopo aver questo video».
La donna dice anche di aver intravisto un motivo di preoccupazione dinnanzi al testo cantato dal coro, nel quale si affermava che le ragazze sono fatte per "le aspirazioni, le abilità, l'indipendenza e la libertà". La sua teoria è che: «L'indipendenza non significa veramente molto per noi [donne]. Noi vogliamo stare a casa, le comodità e la vita domestica».
Peccato che, come nel caso della Miriano, le affermazioni non coincidano mai con le azioni: se davvero le donne ambissero ad essere considerate inferiori, perché mai dovrebbe chiedere la censura di chi sostiene il contrario?
Il video della Nike è stato pubblicato su YouTube il 15 febbraio ed ha ricevuto quasi 9 milioni di viste.

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