Gandolfini stampa dei volantini per attribuire ad un neonato una volontà mai espressa


Se è legittimo avere le proprie opinioni personali, meno legittimo è il voler strumentalizzare i fatti nel tentativo di ingannare l'opinione pubblica a proprio vantaggio. Ne è un esempio un volantino confezionato da varie sigle integraliste (tra cui due associazioni di Massimo Gandolfini) che tenta di strumentalizzare politicamente il caso del piccolo Charlie attraverso l'ormai consueto ricorso alla preghiera come strumento per imporre il proprio pensiero.

Il volantino si intitola "Charlie vuole vivere" ed afferma che "Charlie è un bambino di 9 mesi affetto da una malattia rara. L'alta corte inglese, contro il volere dei genitori, ne ha ordinato la soppressione con l'interruzione delle terapie e dei sostegni vitali".

Appare facile osservare come si sia scelto di definire "soppressione" la morte naturale, ricorrendo ad un'accezione illegittima di un termine in modo da suscitare indignazione.
La realtà è che il piccolo soffre, non esistono cure e non c'è alcun dubbio sul fatto che morirà in breve tempo: tenerlo artificialmente in vita significa semplicemente infliggergli dolore fine a sé stesso in un''inutile agonia. Un'agonia dolorosa che potrà anche compiacere l'egoismo dell'integralismo, ma che nega alla natura (o a quella che i credenti definiscono volontà di Dio) di poter fare il suo corso.
Non meno grave è come il volantino di Gandolfini parli anche di "terapie" quasi a voler far credere che esistessero speranze di guarigione. Tutto fa pensare che si volesse suggerire che il piccolo sia malato e che lo si stava curando, ma giudici brutti e cattivi impediranno che possa rimettersi perché l'Europa è troppo laica ed è fondamentale dare il proprio voto a tutti quei partiti di estrema destra che ne promettono la distruzione. Non si pregherà per Charlie, si pregherà contro il suo diritto ad una morte dignitosa e per tutti quei partiti di estrema destra che gli avrebbero imposto una lunga e dolorosa agonia.
Immancabile è anche la presenza dello slogan politico di Gandolfini, volto a sostenere che un genitore debba poter disporre dei figli come meglio crede. Nessuno nega che per un genitore non sia facile accettare che non ci siano più speranze per loro figlio, così come sicuramente non è facile rassegnarsi a lasciarlo andare. Ma qui non è di questo che si parla. Si parla di come l'integralismo teorizza che i minori non abbiano diritti individuali e che i loro genitori dovrebbero potergli infliggere qualunque inutile violenza vogliono se solo lo desiderano. Per eccesso, la teoria di Gandolfini ci dovrebbe portare a a sostenere che un genitore debba avere il diritto di stuprare sua se preventivamente ha dato il suo consenso a quell'abuso.
Difendere i bambini significa dare dignità alle loro vite, magari contrastando la volontà di genitori che non si rendono conto di fare loro del male proponendo fantomatiche "cure riparateve" dell'omosessualità che potrebbero psingerli al suicidio, imponendo sofferenze sulla base di infondate speranze o disponendone come se fossero dei bambolotti senza sogni o ambizioni.

Ma la frase decisamente intollerabile è quella del titolo, volta ad attribuire con la forza parole mai dette ad un bambino. Charlie non ha mai detto di volere un'agonia dolorosa. È Gandolfini a volerla per lui.
E se non pare esistere violenza maggiore se non quella di attribuire ad altri parole mai dette per cercare di imporre loro il proprio volere, non pare che a Gandolfini sia mai fregato nulla di come DJ Febo avesse espresso chiaramente opinioni contrarie alla sua o di come i genitori di Eluana abbiano preso decisioni a lui sgradite. Qualunque come venga detta o qualunque gesto si faccia, l'integralismo è sempre lì pronto a sostenere che ogni decisione contraria al loro volere sia un errore.
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