Provita riattiva la sua macchina del fango contro quel capo scout gay che vorrebbero fosse cacciato


L'imprenditore romano Toni Brandi, presidente dell'organizzazione politica "Provita onlus" è tornato ancora una volta a promuovere l'odio contro un capo scout unito civilmente che lui vorrebbe fosse cacciato in virtù del suo orientamento sessuale. Una chiara promozione della discriminazione che pare ben rientrare nel suo progetto di promozione politica dell'estrema destra mediante l'abuso del nome di Dio come giustificazione o qualunque forma di odio e di discriminazione. La sua speranza è quella si invitare i suoi proseliti a ritenere che essere cristiani significhi professarsi intolleranti, omofobi, xenofobi e simpatizzanti delle politiche neonaziste (forse non a caso, il suo caporedattore è il figlio di Roberto Fiore, presidente di Forza Nuova).

Sul sito dell'organizzazione troviamo un violento articolo troviamo una presunta lettera di una presunta madre che si dice dilaniata dalla sua apprensione verso due bambini che potrebbero essere educati da un capo scout gay, lamentando come solo il parroco abbia chiesto il suo allontanamento sulla base del suo orientamento sessuale.
E dopo aver precisato che «il suo discorso è rivolto essenzialmente ai cattolici», il sito inizia a raccontare di una donna che deve essere reputata una bravissima cristiana perché fa la catechista, legge la Bibbia e scrive lettere al vescovo nella speranza che possa usare il suo potere per cacciare a pedate quel lurido gay che lei odia con tutta sé stessa.
L'attacco non manca di metter di becco anche su vicende assolutamente private, con una integralista che si permette di avere da ridire sul fatto che all'unione civile del ragazzo ci fossero 200 invitati quando lei sostiene che si sarebbe dovuto sposare di nascosto per infastidire infastidire i cattolici. Ed è sempre da sedicente cattolica che si professa esterrefatta perché il prete presente ad una celebrazione eucaristica non ha negato la comunione al ragazzo gay. La lettera arriva persino a sostenere che lei abbia «provato un grande dolore» nel vedere come quel ragazzo non sia stato discriminato ed emarginato come lei avrebbe voluto. Povera donna, ci fosse stato Hitler ci avrebbe pensato lui a bruciare quel ragazzo in uno dei suoi campi di sterminio!

L'aggressione prosegue con una tesi curiosa e con il suo sostenere che «quando un genitore cattolico sceglie un’associazione cattolica si fida che siano osservati i principi e i valori basilari del cristianesimo, e quindi affida i propri figli». Peccato che lo statuto dell'Agesci prevede che siano i ragazzi e non i preti a decidere e che, secondo quanto stabilito nella Carta del Coraggio, il riconoscimento dell'unione fra persone dello stesso sesso viene inteso come un diritto perfettamente compatibile con il messaggio d'amore del cristianesimo (che piaccia o non piaccia a quel Brandi che dal 2014 attacca costantemente quella posizione).
La vergognosa lettera che trasuda odio pregiudizio prosegue con il suo sostenere un capo «non possa indicare un orientamento sessuale omosessuale, legittimandolo come una possibilità agli occhi dei giovani, che hanno una identità sessuale ancora in formazione». Stupidi noi a ritenere che un 16enne abbia già le idee chiare su chi gli piaccia e stupidi quegli scienziati che hanno più volte dimostrato che l'omosessualità non è un qualcosa di "contagioso" che possa essere "insegnato" a chicchessia.
Ed ancora, il piagnisteo prosegue con il suo dirsi «addolorata dal fatto che nessuna voce delle istituzioni cattoliche abbia preso posizione sul ruolo che gli è permesso di rivestire» o il suo domandarsi «quale ricaduta potrà avere nei ragazzi avere come educatore un uomo che ai loro occhi offre come legittima una vita vissuta nell'omosessualità».

Come prassi di Provita, pare immancabile anche una qualche falsa informazione butta lì solo per tentare di accostare l'omosessualità alla pedofilia, motivo per cui troviamo scritto:

In America anche la pedofilia è passata prima da “malattia” a “disordine”, poi recentemente a “orientamento sessuale”. Inoltre sono a conoscenza di casi in cui sono state celebrate delle nozze con il proprio cane o anche con il proprio se stesso. Temo davvero che nel giro di una generazione o due anche la sessualità scivolerà nell’indifferenziazione.

Ed è in un crescendo i feroce violenza integralista che la presunta madre aggiunge:

Oggi siamo sommersi da riferimenti sessuali: in ogni pubblicità, dallo yogurt al profumo, è tutto incentrato sul sesso e sulla promiscuità. Chi osa opporsi a questa lobotomizzazione è considerato un retrogrado e/o un integralista cattolico. Tali tematiche stanno prendendo il sopravvento e sovvertono la società naturale, tramutando, pian piano, ogni oscenità in una normalissima pratica quotidiana di cui sempre meno le “persone” si vergognano. La devianza diviene prassi in una società monca e priva di punti di riferimento, di radici, di cultura e di speranza.

A quel punto l'aggressione si spossa dal ragazzo a padre Davide Brqasca, il barnabita che da anni è l'assistente ecclesiastico dell'associazione. Affermando di non aver mai letto ciò che scrive e di basarsi sui titoli per condannare l'opinione altri, afferma:

Ho letto in un articolo di p. Davide Brasca, nella rivista scout Servire 2/2016, di una ricerca realizzata dall’Istituto Toniolo sui giovani e la religione: Dio a modo mio. Io non ho letto il libro che ne risulta, ma il titolo è esplicativo e calza per la realtà che si vive in tante comunità. Guardiamoci intorno: è evidente che negli ultimi decenni si assiste anche tra i battezzati al fenomeno dell’irreligione o di una fede vissuta lontano dal cristianesimo autentico. Molti cristiani non vivono la loro religione nella vita pratica e lasciano la fede separata dalle loro scelte quotidiane. Diventa ormai difficile delineare l’identità cristiana, sempre più vittima di una religione fai da te.

Sarà, ma questa sua presunta "religione fai da te" è la stessa che venne predicata da quel Gesù che invitava a seguirlo e non obbligava nessuno a farlo. Ci troviamo dinnanzi a dei Vangeli in cui il diritto alla libertà religiosa è posto come un doma, rifiutato da chi sostiene che alcuni uomini debbano poter codificare regole e divieti sulla falsa scia di quanto avviene sotto la sharia.

Il vittimismo si sposta così su una donna che dice che il suo cristianesimo si basa sul giudicare la pagliuzza nell'occhio del fratello senza preoccuparsi minimamente della trave che è nel proprio, motivo per cui la troviamo pronta a dirsi «preoccupata per i miei figli e per tutti i giovani che assistono a liturgie sommarie, ascoltano omelie in cui il contenuto della fede è ridotto ad una buona morale –ad un uomo che si salva per le sue opere– e vedono il Corpo di Cristo offerto anche a chi vive palesemente nel peccato».

La presunta lettera viene firmata da una tale Arianna Dell’Amico. Non è la prima volta che l'organizzazione politica "Provita onlus" ricorre a presunte lettere scritte da presunti integralisti come mezzo di aggressione nei confronti di un'Agesci che non appare allineata al pensiero unico delle lobby integraliste. Una mina vagante che non vende odio e pregiudizio e che rischia di poter minare il suo uso politico di Dio come strumento per elargire condanne morali contro tutto e tutti.
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