CL si scaglia contro Maroni e chiede che i vescovi e Salvini impediscano il contrasto all'omofobia


Roberto Maroni ha patrocinato, promosso e finanziato la stragrande maggioranza delle loro campagne di promozione dell'omofobia. Eppure è bastato un inverosimile tweet in cui accennava di voler contrastare quella piaga sociale per scatenare le ire dell'integralismo cattolico.
L'affondo più feroce giunge dalle pagine del sito ciellino La Nuova Bussola Quotidiana a firma di Benedetta Frigerio, ossia la giornalista di Tempi che ha fondato le Sentinelle in piedi e che importò in Italia quel fantomatico «gender» che oggi serve a giustificare ogni più feroce e perversa forma di discriminazione.
Occupandosi di scrivere alcuni termini tra virgolette quasi volesse negare che l'omofobia possa anche solo esistere, la signora Frigerio esordisce dicendo:

Sconfitta in Parlamento, la legge sull’“omofobia” (Ddl Scalfarotto presentato alla Camera nel 2013), la prima e la più necessaria a rendere la follia del gender una dittatura vera e propria, sta passando tramite una strategia molto più raffinata, attraverso cui i politici riescono a nascondere più facilmente il loro doppiogiochismo.

Sostenuto che la libertà altrui sarebbe un regime per quai fondamentalisti che vorrebbero imporre il loro volere agli altri mediante la feroce persecuzione di chiunque non si conformi al loro pensiero unico fatto di Patri, Famiglia e una qualche divinità che serva a poter sostenere che l'odio sia una "libertà religiosa", ecco che inizia a lamentarsi di come:

Il 15 novembre scorso, infatti, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano (Pd), sulla scia di quanto già avvenuto in Umbria, ha presentato un disegno di legge approvato dalla sua giunta che dovrà passare al vaglio del consiglio, ammettendo pubblicamente che il tentativo è quello di raggirare il “no” parlamentare e di forzare la mano in un ambito che non è di sua competenza: “Le Regioni sono uno dei modi attraverso i quali si può spingere anche il Parlamento a legiferare in alcune materie su cui le Regioni non hanno competenza”.
Emiliano però ha svelato anche un altro fatto affermando che “consegnerò il Ddl al governatore della Lombardia, anche perché me lo ha chiesto il segretario nazionale di Arcigay, Gabriele Piazzoni”. Ma come mai fra tutte le Regioni, Emiliano chiama in causa proprio la Lombardia che si era presentata come il baluardo italiano della famiglia, contro l’ideologia gender? Oltre al valore simbolico (la Lombardia non è l'Umbria o la Puglia), il perché lo ha spiegato Maroni stesso che ha prontamente risposto via Twitter: “Caro Emiliano, accetto la tua proposta. Sono pronto a incontrarti (anche a Bari) per discutere con te di come contrastare l'omofobia e per lavorare insieme per rafforzare l'autonomia delle Regioni”. Risposta di Emiliano: “Se Maroni ci darà una mano a lottare contro l’omofobia, io poi do una mano a loro a lottare verso l’autonomia”. Ormai non esiste più nulla di non negoziabile dunque. Anche l’uomo è diventato semplice materia di scambio, che si può quando conviene difendere e poi barattare con una mera questione amministrativa.

Il punto fermo del suo discorso è che l'omofobia sia cosa buona e giusta. Seguono poi i soliti slogan sul fatto che i gay sarebbero l'antitesi della famiglia e che lei abbia diritto ad una dignità sociale maggiore in virtù di come si faccia penetrare la vagina da parte di un pene eretto (dal diametro di 15 centromeri, precisa la De Mari dagli altari delle chiese in cui la conduce Amato).
A quel punto la fondamentalista dice che è fondamentale impedire che i bambini possano essereprotetti dal bullismo omofobo, forse sapendo che in quel modo potrà contare sul fatto che alcuni di loro si suicideranno e non le daranno più fastidio. Scrive:

Peccato che il Ddl regionale pugliese sia di una gravità assoluta visto che all’articolo 3 prevede la rieducazione di insegnanti e personale scolastico e dei ragazzi che dovranno essere obbligatoriamente formati “in materia di contrasto degli stereotipi di genere e di prevenzione del bullismo motivato dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”. E sappiamo bene cosa si insegna nelle scuole con la scusa del bullismo e grazie alle linee guida della Fedeli che promuovono il gender. Mentre l’articolo 8 del disegno di legge spiega addirittura che il Corecom controllerà i contenuti della programmazione pubblicitaria, televisiva e radiofonica “eventualmente discriminatori rispetto alla pari dignità riconosciuta ai diversi orientamenti sessuali, all’identità di genere o a una condizione intersessuale della persona”.

Insomma, è una vera vergogna che non possano offendere donne e gay! A quel punto come potrebbero continuare fare soldi e promuovere l'estrema destra se non possono manco invitare i bambini a massacrare di botte i compagni che non ostentino una spiccata passione per un paio di tette?

Ma in quell'uso politico dell'omofobia che è la vera anima di tutta la ferocia integralista, ecco che la Frigerio si affretta a dire che la soluzione è Matteo Salvini. Scrive:

A spiegare alla Nuova BQ la genesi del Ddl, scagliandosi contro l’operato di Emiliano è Andrea Carroppo consigliere regionale leghista di Noi con Salvini: “Questo non è altro che il frutto avvelenato dell’adesione della Regione, nell’ottobre del 2015, alla rete Ready, la rete nazionale di pubbliche amministrazioni per combattere la discriminazione, ma che in realtà serve ad introdurre nelle amministrazioni pubbliche l’ideologia omosessualista mettendo il bavaglio a chiunque si opponga”. Tanto che quando se ne sono accorte, “molte città, come Arezzo, Piacenza, Trieste, che ne facevano parte, sono poi uscite dalla rete”. È poi noto che nello staff di Emiliano c’è l’ex onorevolo Titti di Simone, membro dell’Arcigay e motore del provvedimento, che lavora da anni per vincere questa battaglia ideologica.
Ma il consigliere leghista spiega che “non può essere approvato un Ddl simile senza minare fortemente la libertà di espressione coscienza dei cittadini, il tutto sulla pelle dei bambini infarciti di questa ideologia senza possibilità di difesa”. Eppure, dalla Lega non è arrivata alcuna replica. Solo l’assessore alle Culture, Identità e Autonomie di Regione Lombardia, Cristina Cappellini, si è limitata a dire su Facebook che “siamo talmente convinti delle nostre politiche in tema di famiglia e del nostro sportello famiglia che lo proporremo anche al presidente della Puglia”. Da Maroni, però, non è giunta nessuna smentita. Bisognerebbe sapere che cosa ne pensa Salvini che si è espresso più volte contro il gender nelle scuole e contro le unioni civili. La domanda a cui dovrebbe rispondere il leghista è se la loro è solo propaganda per guadagnare voti. Altrimenti, se crede davvero in certi principi, perché non interpella Maroni?

Sostenuto che il diritto alla vita altrui sia una «ideologia» e che chiunque dovrebbe poter sostenere che una naturale variante dell'orientamento sessuale debba essere considerata una motivazione sufficiente a perseguitare milioni di persone, ecco che ci viene raccontato come il comitato di Gandolfini si sia affrettato a sostenere che la difesa dei bambini gay non deve essere permessa:

Dalla società civile a schierarsi contro il Ddl è stato il Comitato difendiamo i nostri figli-Puglia, che tramite Francesco Cavallo ha denunciato la gravità di un controllo sulla libertà di espressione di informazione pari ai regimi totalitari. Mentre Generazione Famiglia tramite la responsabile pugliese, Manuela Antonacci, spiega alla Nuova BQ che “il testo è stato redatto con le lobby Lgbt come la rete Lanford, tanto che in conferenza stampa Emiliano era a fianco del vicepresidente dell’Arcigay”. Sappiamo bene che questa legge “mira a mettere a tacere e perseguitare chiunque non sposi la visione omosessualista, ma quelle del realismo”.

Ed immancabile è l'appello ad una Chiesa che secondo l'integralismo cattolico dovrebbe sponsorizzare la sua persecuzione contro le persone lgbt:

Antonacci però chiama in causa anche la Chiesa: “Sì perché qui c’è in ballo anche la libertà religiosa. Perciò abbiamo lanciato un appello all’episcopato locale affinché prenda posizione, basterebbe anche un solo “no” della Chiesa per gettare luce su quanto sta avvenendo all'insaputa degli italiani: non capiamo il silenzio dei vescovi. Forse pensano che così li lasceranno stare. Mentre di fatto lasceranno in pace la Chiesa solo se diventerà quello che vuole il potere. Il silenzio è assenso e la Chiesa sta mancando nella sua responsabilità di difendere la verità e quindi l’uomo contro il potere che vuole indebolirlo creando disordine e sovvertendo la realtà: dire che un figlio può vivere solo con un uomo e una donna, che sono sua madre e suo padre, non è essere omofobi ma dire un’evidenza e quindi difendere i più deboli da un disegno di violento e di morte”.

Sarà, ma tutte le statistiche ci dicono che ad uccidere è l'omofobia, non certo la tolleranza. Non si è mai sentito di un adolescente che si è gettato sotto un treno perché il compagno di banco non è stato picchiato a sangue dai compagni, ma tante sono le storie di ragazzi che l'hanno fatta finita perché quotidianamente vittime di abusi verbali e fisici in virtù del loro orientamento sessuale.
Evidentemente il pregiudizio di Gandolfini viene ritenuto più importante della vita di un adolescente, mostrandoci quale ferocia ideologica ci sia dietro un movimento che minaccia la vita dei bambini pur dicendo di volerli "difendere" da minacce ideate a tavolino da chi parla ossessivamente di "ideologia gender" perché quel termine si adatta a tutto in virtù di come sia un concetto che nessuno ha mai teorizzato. E dalle loro bocca la mancata cura dei gay finisce ad essere spacciata per "gender". La mancata legittimazione della violenza contro i gay sarebbe "gender". Il ripstto per le persone trans sarebbe "gender". Insomma, tutto fa brodo per sostenere che l'odio e la violenza sarebbero un diritto per chi schiuma rabbia dinnanzi alla libertà altrui.
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