Arcilesbica scarica gay, trans e bisessuali per proclamarsi parte di un «femminismo radicale»


La donna è l'unica a meritare il diritto di avere figli in virtù del suo possesso di un utero. Due donne devono poter procreare, due maschi devono essere esclusi da qualunque forma di genitorialità. Ai transessuali va negata ogni dignità perché l'utero andrebbe inteso come un diritto di nascita e determinerebbe la facoltà di ritenersi autosufficienti alla procreazione. Il maschio è un oggetto inutile.
È questa la linea politica emersa dall'ottavo congresso nazionale di Arcilesbica, schieratesi ormai su posizioni poco condivise al loro intero ma molto gradite ad un integralismo cattolico che già in passato ha ampliamente sfruttato a proprio vantaggio le loro posizioni anti-gpa, anti-trans e anti-queer.
La deriva estremista dell'associazione viene confermata anche da un direttivo che rivendica un «femminismo radicale» che difficilmente potrà mai andare da qualche parte. Perché se è pur vero che personaggi come Savarese o Adinolfi cercheranno sicuramente di strumentalizzare la situazione per incrementare l'odio contro i gay, difficilmente la loro politica misogina fatta di "donne sottomesse all'uomo" potrà trovare punti di incontro con un gruppo di femministe radicali che si proclama autosufficiente alla specie. Ad unirli c'è solo il loro essersi alzati in piedi per iniziare a sbraitare che si sentono superiori agli altri per presunto diritto di nascita e che si pretende di imporre le proprie scelte al prossimo. In poco tempi si è infatti passati dal "il corpo è mio e me lo gestisco io" ad un attacco a qualunque scelta personale non si l'aborto.
Pare probabile che l'associazione tornerà a trovare appoggi in Mario Adinolfi e nelle Sentinelle in Piedi così come già avvenuto in passato, ma di fatto si sta assistendo a chi sta erigendo un muro con la comunità gbt (rigorosamente senza "l") che dovrà far fronte ad un nuovo organismo di attacco e denigrazione dei loro affetti e delle loro famiglie.
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