Quale sicurezza per gli assistiti se la "dottoressa" può accompagnare l'uomo che vuole "curare" i gay?


Spesso si ha l'impressione che in Italia i cittadini non siano tutelati. Non solo la comunità gay deve subire ingiurie e diffamazioni quotidiane da parte di alcuni fondamentalisti che traggono guadagno economico da quella persecuzione, ma è la popolazione nella sua interezza che dovrebbe sentirsi minacciata se gli organi di garanzia tacciono dinnanzi ad una fondamentalista che può restare abilitata a professare l'attività medica mentre partecipa a comizi in cui si sostiene che l'omosessualità sia una "malattia" che può essere "curata".
Era già capitato quando Silvana De Mari affiancò Luca Di Tove nella sua promozione delle mortali terapie di Nicolosi in un convento dei cappuccini di Bergamo, è ricapitato per volontà di una dirigente scolastica di San Zenone e capiterà ancora a Moncalieri (città in cui, peraltro, già si tennero alcuni comizi di Gianfranco Amato in difesa dell'insegnante di religione che sostenne l'esistenza di fantomatiche "cure" dell'omosessualità dinnanzi ad uno studente gay).
La serietà dell'evento già si intuisce nell'osservare come nella locandina non ci si limiti solo degli integralisti che invitano alla "battaglia" con toni che ricordano la sharia, ma presentano pure il loro Luca Di Tolve come uno «scrittore ex lgbt». Una definizione curiosa per un tizio che ha scritto un solo libro (ossia quello in cui dice di aver intenzionalmente e consapevolmente cercato di contagiare con l'hiv persone che non informava sul suo stato di salute mentre faceva sesso non protetto). E che dire di quell'etichetta di «ex lgbt» che non chiarisce se vogliano spacciarcelo per una ex-lesbica o una ex-transessuale. Più condivisibile è come il suo dichiararsi tale venga indicato presentato come una "professione", forse riconoscendo come il suo fatturato si basi proprio sul vendere quel miraggio a chi non accetta la propria natura. Ne è un esempio quel Giorgio Ponte che si è rivolto a lui nella speranza di poter diventare uno sciupa femmine: ovviamente è restato gay esattamente come lo era prima, ma caricato di ulteriori sensi di colpa e una famiglia in meno dato che l'hanno convinto ad incolpare sua madre per il suo orientamento sessuale (una delle "terapie" proposte dal metodo Nicolosi prevede infatti un invito a prendere a pugni la fotografia di propria padre).
Questa volta sarà presente anche Angela Cicone, presidente nazionale del partito di Adinolfi, e Fabio Torriero, direttore di quell'Intelligonews che fomenta l'insensata "isteria gender" mentre ripubblica ossessivamente ogni parola esca dalla bocca di Adinolfi. Insomma, saranno sempre le solite persone ad incentivare meri pregiudizi contro un intero gruppo sociale.

Se dinnanzi a quello spettacolo potreste rischiare una gastrite, sappiate che c'è pure il rischio che in ospedale si possa essere affidati nelle mani di quella Silvana De Mari che si inventa la scienza sulla base delle sue antipatie. I gay non le piacciono e quindi partecipa in qualità di "medico" a comizi in cui dice che "da medico" può asserire con assolta certezza che che i gay siano inclini alla pedofilia, malati e pure mangiatori di escrementi. Tutte balle, certo, eppure la Procura ci dice che in assenza di quella legge contro l'omofobia così osteggiata da Mario Adinolfi, la diffamazione a danno di interi gruppi sociali non sarebbe perseguibile se non è identificabile un nome e un cognome o se non si è parte di un gruppo religioso o etnico. In altre parole, il loro roteare rosari li tutela da ciò che infliggono agli altri.
Ma anche volendo accettare l'idea che la vicinanza al Vaticano giustifichi un'inadempienza dello stato nella protezione di chi è sgradito ai vescovi, davvero potremmo pensare che un eterosessuale possa sentirsi sereno nel sapere che la salute dei suoi figli potrebbe essere affidata ad una tizia che pensa che i gay siano malati? Chi mai può affidare serenamente le sorti di un proprio caro ad un Servizio Sanitario Nazionale che non obietta quando una loro professionista spergiura che sui suoi libri di testo ci fosse scritto che la sessualità esiste solo quando in presenza di sperma maschile che ingravida un ovulo femminile? Forse qualche stupratore magari sarà felice di poter citare il nome della signora De Mari al dine di negare ci sia stata violenza sessuale se la vittima non è restata incinta, ma le persone per bene possono accettare tutto questo?
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