Adinolfi torna ad utilizzare sua figlia a fini promozionali, proclamandosi più misericordioso di Dio stesso


Se Mario Adinolfi non ha mai brillato per etica, pare proprio che l'avvicinarsi delle elezioni abbiano ulteriormente alzato il suo livello di indecenza. In quello che appare come un'affermazione falsa pronunciata in totale malafede quale parte della sua dialettica basata sull'insulto, sulla diffamazione e sulla denigrazione altrui, il fondamentalista scrive:

Ieri Gayburg in un articolo folle che mi è stato segnalato da Filippo Fiani ha scritto testualmente un infame “Adinolfi abusa di sua figlia”. Ora, io capisco che il successo dell’assemblea nazionale del Pdf del 30 dicembre (inaspettato persino per noi) abbia mandato il Capodanno di traverso a molti. So anche che espormi personalmente sul terreno della rottura di alcuni equilibri politici inevitabilmente provoca reazioni rabbiose e pericolose sul piano della maldicenza.

Se sinceramente a nessuno fregherà assolutamente nulla del fantomatico "successo" di un gruppetto di integralisti che si sono incontrati per raccontarsi a vicenda quanto odino gli altri e quanto desiderino che i loro figli siano privati da una protezione giuridica della loro identità e delle loro peculiarità naturali, la frase attribuita a Gayburg viene decontestualizzata sino a far pensare si parlasse di abusi sessuali. E se il titolo di «infame» l'integralista Adinolfi farebbe bene ad urlarselo in faccia quando si guarda allo specchio, nell'articolo veniva chiaramente chiarita l'accezione del termine:

Che dei diritti dei bambini non gliene importasse nulla lo si è capito quando Adinolfi ha iniziato ad abusare di sua figlia e ad agitarla come un pacco dai palchi dei suoi comizi.

Il termine «abusare» indica il «trarre vantaggio da qualcosa» o il «fare un uso eccessivo o arbitrario di qualcosa». Dinnanzi ad un uomo che ha ripetutamente trascinato la figlia minorenne sui palchi dei suoi convegni e dei suoi comizi per poi diffonderne le fotografie nella speranza di trarne un quale vantaggio elettorale, pare lecito parlare di un abuso. Ancor più quando a commetterlo è un integralista che vorrebbe imporsi sull'educazione dei figli altrui.
Ma, soprattutto, risulta evidente che sia proprio Adinolfi a prendere per i capelli sua figlia per sbatterla nel tritacarne mediatico. Qualcuno può forse pensare sia colpa della piccina se suo padre l'ha data in pasto ai fotografi dal palco del family day? Le si può forse recriminare di essere stata sventolata come un pacco postale dal palco del comizio del partito di suo padre? Le si può attribuire la responsabilità di essere stata sfruttata per promuovere la pagina Facebook ad appena un'ora dal parto?
No. Eticamente, giuridicamente e verosimilmente quelle sono tutte colpe che devono essere attribuite a chi ha abusato di lei, motivo per cui l'accusa viene convalidata da come pure quel piagnisteo sia stato chiuso con l'ennesima fotografia segnaletica della figlia minorenne (pixellata da noi dato che suo padre pare non aver avuto tale accortezza).

Nel testo fa rifletter anche come Adinolfi incentro ogni suo discorso sull'io. Racconta che lui sarebbe il miglior giornalista nato dopo il 1970, si vanta di aver vinto «qualche centinaio di migliaia di euro» grazie al gioco d'azzardo e, dopo le consuete minacce di punizioni divine, scrive pure: «lasciate stare la mia famiglia».
Se forse farebbe meglio a parlare di "famiglie" per non escludere la sua primogenita, in realtà la critica è rivolta unicamente a lui e al suo porsi come esempio di come gli altri dovrebbero essere obbligati ad educare i loro figli. Ed è facile predicare male quando si pretende che nessuno possa osservare come lui razzoli ancora peggio.
Se pur a torto, ipocrita risulta anche il suo rivendicare per sé stesso diritti che lui nega agli altri. L'uomo che deve inventarsi finti attacchi alle sue figlie è il primo ad aggredire quei bambini a cui  lui chiede sia negata una cittadinanza o quelli verso cui aizza i genitori per cercare di impedire che la loro identità sia accettata anche se non conforme ai suoi distinguo. Il uso odio miete vittime mentre la battaglia per i diritti civili è anche a vantaggio della sua stessa famiglia, a tyutela di una piccola che deve avere il diritto di poter essere chi vuole anche se suo padre ha già stabilito con chi dovrà far sesso, che non dovrà mai usare il preservativo e che lui la esige gravida prima dei 35 anni d'età.

Tragicomica è la chiusura, nella quale l'integralista racconta ai suoi proseliti che lui sarebbe molto più buono di Dio. In riferimento alle false accuse, scrive: «Chi oltraggia una bimba così bella può forse contare (a fatica) sul mio perdono. Ma Dio non lo perdonerà».
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