Fratelli d'Italia difende il medico che vuole "curare" i gay: «Lui come Povia»


Se appare gravissimo che un medico di base accreditato dall'Asl possa pubblicizzare fantomatiche "terapie riparative" dell’omosessualità all'interno del proprio ambulatorio medico, inaccettabile è come alcuni partiti politici possano pure prendere le sue difese.
Lo ha fatto Fratelli d'Italia che, attraverso il loro organo di stampa ufficiale, dice di voler "difendere" il diritto degli eterosessuali di poter creare false teorie "scientifiche" con cui convincere gli altri che la loro diversità sia una "malattia" che dev'essere curata. Un po' come se loro non si vedessero problemi in un medico di base che dovesse sostenere che i capelli biondi siano una patologia che può essere curata perché gradita a Dio.

Creando un parallelo tra il medico di Savona e Povia (ormai divenuto il loro mito grazie alle sue pessime canzoni contro i gay, i migranti e la democrazia), è a firma di Girolamo Fragalà che scrivono:

Sei un artista o sei un medico la modalità è sempre la stessa. Basta toccare l'argomento omosessualità e si è messi sotto la lente di ingrandimento. Basta sostenere una tesi non politicamente corretta e si viene processati. E criminalizzati. A nulla serve spiegare. A nulla serve puntualizzare. La storia si ripete: «Luca era gay ma un giorno accade qualcosa, rientra in se stesso e decide di intraprendere un percorso di conversione, su base psicologica e religiosa, che lo porta a riappropriarsi della sua mascolinità ed eterosessualità». È quanto scritto nero su bianco su un manifesto affisso in uno studio medico di Savona e finito nel mirino dell'Arcigay locale. Un brano tratto dal volume di Luca Di Tolve Ero gay accompagnato da una didascalia che suggerisce di rivolgersi alla comunità terapeutica di Brescia, Lot, per venir fuori dall'omosessualità.

Se pare non interessargli il fatto che l'omosessualità non sia un qualcosa di "patologico" o un qualche "vizio" da cui poter "venir fuori", il quotidiano di Giorgia Meloni tenta di cavalcare l'omofobia dei suoi camerata lamentando che «l'Arcigay ritiene “offensivo” il manifesto».
Chissà se scriverebbero le mesedime parole dinnanzi ad un medico che dovesse affiggere un manifesto con scritto: "Voti Fratelli d'Italia? I nostri terapisti possono curarti!". Ed anche in quel caso si sarebbe comunque dinnanzi a chi giudica un comportamento e non la natura stessa di una persona.

Sostenendo che un medico non dovrebbe avere doveri etici superiori ad un tizio che canta il suo odio per le persone e il suo amore per i piccioni, concludono:

Una bufera simile a quella che travolse Povia, quando presentò a Sanremo il brano Luca era gay. L'artista fu attaccato ferocemente dall'Arcigay e da certa stampa per aver osato trattare il tema in maniera diversa da quella imposta dalla sinistra. Da quel momento gli sono state chiuse tutte le porte. «E se avessi cantato “Luca è ancora gay e non sta più con lei, Luca dice sono come sono e stasera io mi faccio un uomo? Ma certo!! Avrei preso tutti i consensi della sinistra ipocrita. A volte vorrei raccontare i commenti e le battute volgari che fanno certi personaggi e certi colleghi dietro le quinte, dopo che davanti al pubblico hanno finto solidarietà piena», il commento di Povia. Gli hanno anche chiesto di non cantare più il brano. Ma lui, con coraggio, non si è arreso. Luca era gay resta una delle canzoni più famose di Sanremo, tra quelle che hanno avuto maggior successo, che sono più amate dal pubblico e che sono entrate nel nostro patrimonio musicale. Alla faccia dell'ipocrisia e del politicamente corretto. E di chi comanda il mondo, per dirla come il cd autoprodotto da Povia.

Esatto. Non solo il giornalista pare ignorare lo scandalo dei soldi destinati al Darfur che Povia ha fatto sparire, ma spergiura pure che quell'orribile brano sarebbe un testo di «maggior successo» e tra le canzincine «più amate dal pubblico».
Speriamo perlomeno che Girolamo Fragalà si sia fatto pagare bene per essere disposto a firmare simili sciocchezze.
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