Gli adonolfiniani rivendicano il possesso di Dio: gli altri non devono poterne parlare


Dopo aver dimostrato le sue difficoltà nel distinguere una donna da un uomo e dopo aver intrapreso una patetica crociata volta a chiedere un divieto al ballo tra uomini, l'esponente di Mantova del partito di Mario Adinolfi torna a regalarci le sue perle di integralismo con un attacco frontale all’articolo 19 Costituzione. Dalla sua pagina Facebook scrive:



Nonostante lui faccia parte di un partito che abusa del sentimento religioso nel loro spergiurare che Dio odia i gay, odia le donne e odia gli stranieri nel riconoscere la supremazia del maschio bianco e sedicente cristiano che immola la propria vita al disprezzo del prossimo, ci viene a dire che Mangiacapra e Barbara D’Urso non devono poter parlano di fede, chiesa e moralità dato che quelli sarebbero campi divenuti di esclusiva proprietà di quell'Adinolfi che ha messo un prezzo di copertina al simbolo del cristianesimo per tramutarlo nel nome di quel suo giornaletto di promozione integralista.

A finire nel suo mirino è anche Matteo Salvini, da lui criticato perché mostra un rosario in pubblico anche se lui pare ritenere che solo Mario Adinolfi debba poter avere il diritto di mostrare gingilli oggetti dinnanzi alle telecamere come mezzo di propaganda politica:




Se pare che le sue condanne non risparmino nessuno, ad essere oggetto della sua strenua difesa è il carabiniere che è stato trovato con una bandiera fascista appesa sul muro della sua stanza all'interno di una caserma. La tesi adinolfiniano, ex comandante dell'Esercito Italiano in missione a Nāṣiriya, è che il problema non sia tanto il neofascismo quanto chi ha documentato e denunciato i fatti:

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