La Provincia di Trento nega il patrocinio al Dolomiti Pride perché i gay sarebbero «esibizionisti» che non piacciono agli omofobi


Dopo l'amministrazione comunale leghista di Genova, anche l'amministrazione trentina ha deciso di negare il patrocinio al Dolomiti Pride del 9 giugno. La "motivazione" è che lo reputano un momento «di folclore e di esibizionismo».
Insomma, non solo si inneggia istituzionalmente alla fantomatica supremazia dei coiti di Adinolfi, ma si insultano pure i partecipanti di una manifestazione politica che è tutto fuorché un atto di esibizionismo.

Sono quasi 50 le associazioni che hanno deciso di condividere lo spirito e gli obiettivi del Dolomiti Pride. A loro si sono aggiunti i Comuni di Trento e Bolzano, che hanno concesso il patrocinio alle iniziative in programma e al corteo del 9 giugno. Ma gli organizzatori spiegano che «è andata purtroppo in modo diverso con la Provincia di Trento, che ha risposto alla nostra richiesta di patrocinio con una lettera di diniego sottoscritta dal presidente Ugo Rossi. Una lettera inconsueta nei modi e nei toni, che ci offende in primo luogo come cittadine e cittadini trentini».
La Provincia di Trento è governata da una coalizione di centro-sinistra autonomista guidata da un esponente del Partito Autonomista Trentino Tirolese, il presidente Ugo Rossi. Ed è lui a scrivere i motivi del rifiuto: «La parata nel centro della città –recita la lettera sottoscritta dal presidente Rossi– assume un aspetto più di folclore e di esibizionismo che sicuramente non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzazione della società trentina e della sua immagine».

Dinnanzi a quelle inaccettabili parole, gli organizzatori commentano:

Queste parole seppelliscono il lavoro che le associazioni che organizzano il Dolomiti Pride stanno svolgendo da anni sul territorio. Un lavoro che si è tradotto in moltissime iniziative, partecipate, accolte e animate da tutta la comunità trentina. Un lavoro che evidentemente chi ci governa non ha mai condiviso, o capito. In molte città d'Italia, d'Europa e del mondo i rappresentanti delle istituzioni sfilano in quelli che Rossi definisce momenti “di folclore e di esibizionismo”. Mai avremmo immaginato di leggere parole tanto gravi e – ci si permetta – così poco accorte da parte del più alto rappresentante delle nostre istituzioni.
Il pride, scrive Rossi, «non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzazione della società trentina e della sua immagine». Sappiamo bene quanto il Trentino coltivi e promuova la propria immagine. Un territorio all'avanguardia, aperto alla contaminazione, la Silicon Valley d'Italia, con un'università prestigiosa e centri di ricerca internazionali. Un territorio aperto, accogliente, vissuto da migliaia di studenti e ricercatori provenienti da tutto il mondo.
La presa di posizione della Giunta provinciale contraddice questa immagine e fa compiere al nostro territorio un enorme passo indietro.
«Si tratta di un evento che potrebbe generare una forte contrapposizione e quindi disinteresse e distacco su temi importanti che, diversamente, richiedono partecipazione, confronto e discussione fra le diverse posizioni e idee»: il Dolomiti Pride si compone di un calendario di oltre 70 eventi, a conclusione dei quali si svolgerà un grande corteo. Ci saranno momenti per riflettere, per ragionare, per confrontarsi e per divertirsi. Non un evento calato dall'alto, ma il coronamento di un percorso che le associazioni promotrici hanno cominciato molti anni fa. Siamo disponibili a confrontarci con tutte e tutti, ma non a mettere in discussione i principi che la stessa amministrazione provinciale ha sottoscritto entrando a far parte di RE.A.DY, la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
Non accettiamo che i miopi giochi di riposizionamento politico in vista delle prossime elezioni provinciali avvengano sulla pelle della comunità LGBT+ e di chi crede nei suoi diritti. Svilire il significato del pride condanna all'invisibilità le tante persone che ancora non si sono accettate. Pensiamo ai tanti e alle tante giovani che nelle nostre città o nei piccoli centri vivono la propria condizione con paura e disagio e che di fronte a questa presa di posizione si sentono ulteriormente isolati e discriminati.

D'altronde il Pride è nato proprio per dare visibilità alle persone LGBT+ e per abbattere i pregiudizi sociali di cui ancora sono vittime.
Auspichiamo ora che all'interno della maggioranza che governa la nostra Provincia le forze che si riconoscono nei valori di inclusione, rispetto e libertà prendano una posizione netta a favore del Dolomiti Pride, inteso come gioioso e forte momento di rivendicazione e orgoglio per tutta la comunità LGBT+ trentina.

Da copione, l'integralismo organizzato ha già incamerato le parole di Ugo Rossi per utilizzarke nella loro campagna di promozione dell'odio omofobico:

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