I no-vax festeggiano la censura del Butac: «Ora attendiamo per il Ministero della Sanità»


Dopo le numerose proteste, il sito del Butac è stato riaperto dopo un sequestro preventivo disposto dalla Procura di Bologna. A fronte di una semplice querela inerente ad un singolo articolo pubblicato nel 2015, l'intero archivio di documentazione contro le fake-news della rete era stato inibito ai cittadini. Ad esempio non era più possibile scoprire le argomentazioni in cui si denunciava la falsificazione ideologica con cui l'ormai senatore leghista Pillon abusava della scarsa conoscenza dell'inglese da parte dei suoi proseliti per tentare fargli credere esistesse una «propaganda gender» in un test di matematica per la scuola media.

A festeggiare quella censura sono stati i gruppi che propongono realtà alternative alla scienza ufficiale, come ad esempio i no-vax. Sulle loro pagine Facebook li troviamo tutti felici a scrivere messaggi come questo:



Come segnala Next Quotidiano, molto più grave è la reazione di SìAmo, ossia il partito politico fondato dal no-vax Dario Miedico che ha deciso di candidarsi alle elezioni del 2018.
Sostenendo che bisognerebbe abolire ogni autorità di garanzia sanitaria per affidarsi a quella gente che invita Povia a dire la sua sul perché bisognerebbe impedire ai bambini di potersi vaccinarsi contro malattie che sterminano morte in mezzo mondo, dalla loro pagina Facebook commentano la notizia del sequestro di Butac scrivendo «ora attendiamo per il Ministero della Sanità»:





Pare agghiacciante osservare come si possa festeggiare la censura di chi fornisce argomentazioni mediche contro chi sta conducendo una battaglia ideologica che spesso e volentieri esula dal tema in sé. L'impressione, infatti, è che la vera rivendicazione sia la volontà di poter disporre liberamente della vita dei propri figli sino a mettere a rischio la loro incolumità sulla base di ciò che si legge su Facebook. Un tematica che coincide perfettamente anche con le rivendicazioni di quel Gandolfini che pretende di poter decidere che cosa la scuola debba tacere ai bambini per garantire non possano sviluppare un pensiero autonomo che non sia il frutto di un indottrinamento deciso dei suoi genitori.
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