Cade il Governo. Per Salvini e Di Maio la colpa è sempre di qualcun altro


Nel rispetto dell'articolo 92 della Costituzione, nel 1979 Perini disse «no» a Cissiga sulla nomina di Darida alla Difesa; nel 1994 Scalfaro disse «no» a Berlusconi sulla nomina di Previti alla Giustizia; nel 2001 Ciampi disse «no» a Berlusconi sulla nomina di Maroni alla Giustizia e nel 2014 Napolitano disse «no» a Renzi sulla nomina di Gratteri alla Giustizia.
Ora che Mattarella non si inchina ad un Salvini che vorrebbe imporre all'economia un anti-europeusta che spera di poter far uscire l'Italia dall'euro anche se ciò minaccerebbe i risparmi di migliaia di italiani con un colpo di nano estraneo ai temi portati in campagna elettorale, la Meloni inneggia all'impeachment.
La prassi è più o meno sempre quella: prima è colpa di Renzi, poi dei migranti, poi dell'euro e infine di Mattarella. La colpa è sempre di qualcun altro.

In questo caso Matteo Salvini sistiene che lui si senta espressione degli italiani nella sua alleanza non votata dal popolo, nel suo premier non votato dal popolo e nel voler imporre un ministro non votato dal popolo che preparasse un'uscita dall'euro non votata dal popolo.
Non solo. È ricordandoci toni autoritari già sentiti in passato che Di Maio dichiara: «Dobbiamo discutere la messa sotto accusa di Mattarella perché sennò ci impedirà sempre di fare il governo che vogliamo». Ma forse siamo già in campagna elettorale, con chi sta cercando di sostenere che sia colpa delle istituzioni se loro non hanno potuto tener fede alle improbabili promesse fatte alle elezioni. Si crea così divisione sociale e si inizia a sostenere che gli organi di garanzia siano un ostacolo al potere assoluto che Salvini vorrebbe avere sulla vita degli italiani (resi sudditi dalle sue mire totalitarie).

Dal suo profilo Twitter, Matteo Renzi commenta: «Salvini non voleva governare: ha fatto promesse irrealizzabili, ha paura delle sue bugie, altro che Flat Tax e Fornero. E quindi ha usato l'alibi di un ministro per far saltare tutto: vecchio stile leghista. Ma minacciare Mattarella è indegno. Sulle Istituzioni non si scherza».
Monica Cirinnà aggiunge: «Con solo 17% dei voti, la Lega di Matteo Salvinini voleva condizionare Mattarella e imporre Savona infischiandosene della Costituzione. Se si torna a votare gli Italiani riflettano: il rischio autoritario può sempre tornare».
Anche Berlusconi teme che Salvini potesse portare l'Italia al fallimento: «Come sottolineato dal Presidente Mattarella, in un momento come questo il primo dovere di tutti difendere il risparmio degli italiani, salvaguardando le famiglie e le imprese del nostro Paese».
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