Savarse lancia una campagna per alterare il significato della parola "femminicidio" e sostenere si parli di aborti


Se l'integralismo cattolico pare molto accondiscendente nei confronti dei maschi che pretendono di avere mogli a loro sottomesse, è attraverso l'ennesima campagna ideologica che la CitizienGo di Ignacio Arsuaga cercherà di cavalcare i termini della conca per cambiare il loro significato e plasmarlo ad uso e consumo della loro propaganda.
In passato hanno giurato che «la vera violenza di genere» fosse il riconoscimento dell'identità di genere dei bambini a loro sgraditi, ora giurano che «il vero femminicidio» sia l'aborto. Naturalmente la loro asserzione è prettamente ideologica e palesemente falsa, dato che il femminicidio è un un fenomeno  in cui il maschio massacra la femmina in virtù di un retaggio culturale che lo convince che la donna valga meno di lui. Ma dato che Filippo Savarese, leader della CitizienGo in Italia, pretende che le femmine siano costrette alla sottomissione dinnanzi al maschio o che la scuola insegni ruoli sociali che la releghino ad un ruolo sociale finalizzato elusivamente alla procreazione e alla compiacenza del piacere sessuale del maschio, ecco che non stupisce come voglia tentare di alterare il senso alle parole ad uso del suo interesse. È esattamente ciò che accade quando cerca di sostenere che «famiglia naturale» sia sinonimo di famiglia eterosessuale in cui i maschi possano avere molteplici mogli, fidanzati o amanti da sottomettere e mettere incinte grazie alla sua promozione del sesso bareback. A lui basta che il maschio domini la femmina anche da un punto di vista sessuale e si dice felice.

Nel comunicato propagandistico diramato dalla CitizienGo, Filippo Savarese punta sulla sua solita promozione della paura quale mezzo con cui raccattare proseliti. Dice: «È in atto il tentativo di censurare e silenziare chi afferma la verità sull'aborto, che sopprime la vita di un bambino e ferisce gravemente quella della donna. Rivendichiamo il diritto di opinione ed espressione tutelato dalla Costituzione».
Immancabile è il suo sostenere che ogni sua perversa rivendicazione contro i diritti altrui debba essere ritenuta "libertà di opinione" anche quando la sua azione di promozione all'odio finisce con il danneggiare la libertà altrui (lui vuole si vieti l'aborto, si vietino le unioni civili, si vieti la possibilità si insegnare la tolleranza nelle scuole e che si vieti di non essere conformi al modello "ariano" che lui teorizza).
Fiero della sua alterazione del significato delle parole e intenzionato a stuprare la violenza sulle donne come mezzo per promuovere la sua richiesta per limitare la loro libertà di scelta, Savarese aggiunge: «Negli ultimi anni le istituzioni hanno denunciato con sempre maggior forza il fenomeno dei ‘femminicidi’ e della violenza sulle donne, ma ci si dimentica di dire che la prima causa di morte per milioni di bambine (così come di bambini) nel mondo è l’aborto, che provoca anche gravissime conseguenze psicologiche e fisiche per le donne che lo praticano. Si rivendica sempre la “libertà di scelta” per sostenere l’aborto, ma oggi siamo noi a rivendicare la libertà di scelta per le donne che hanno diritto ad essere informate correttamente sulle conseguenze sempre drammatiche dell’aborto. Oggi è discriminata la donna che vuole portare avanti una gravidanza e diventare madre».
In difesa della campagna ordita dall'organizzazione politica "Provita Onlus", Saravrese tenta di alterare la verità dei fatti per cercare di promuovere il suo sogno che veda donne legate ai letti ed obbligate a parotite a forza degli italici bambini che possano essere usati per la sua agonista guerra agli islamici: «E’ di poche settimane fa il gravissimo episodio che ha visto la rimozione di un manifesto di Provita a Roma che semplicemente elencava delle verità scientifiche inoppugnabili sull'aborto. Delle verità scientifiche che evidentemente hanno dato molto fastidio agli intolleranti del politicamente corretto, con in testa Monica Cirinnà, che evidentemente non sopporta che le donne siano informate. Rimuovere un manifesto non costringerà al silenzio chi crede nella vita e che, proprio in nome delle donne, vuole che sull’aborto non si taccia».
In realtà le sue fantomatiche «verità scientifiche inoppugnabili sull'aborto» sono state ampliamene contestate, ma è sempre facendo leva sul fatto che le bugie vengono percepite come verità se le si ripete ad oltranza, ecco che conclude:  «Ecco perché la nostra campagna, in vista della Marcia per la Vita del prossimo 19 maggio, che porterà in piazza migliaia di cittadini, migliaia di donne, che non solo credono nella vita, ma anche nella libertà di essere informati sulla realtà dell’aborto, sull’uccisione di migliaia di innocenti. Una strage di cui non si deve parlare, delle verità tanto scomode da ritenere anche un solo manifesto “pericoloso”. Ora abbiamo una ampia campagna in tutta Italia, perché per ogni manifesto strappato si alzeranno migliaia di nuovi manifesti, iniziative, Marce».

Il fatto che Savarese minacci ripercussioni contro chiunque oserà protestare per l'offesa arrecata dai suoi manifesti è una palese evidenza di come paia sapere benissimo che il messaggio ideologico veicolato dalla campagna offenderà molti cittadini e creerà polemiche ed indignazione. Siamo dinnanzi ad un violento che conia slogan violenti per ottenere visibilità e rastrellare fondamentalisti che possano essere impegnati nelle sue campagne di colonizzazione ideologica contro le donne, contro i gay e contro il futuro di una società libera. Lui vuole decidere come gli altri debbano nascere, come debbano vivere, come debbano morire e chi debbano amare.
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