Di Maio si compra otto F35. Aumentano le spese militari che toccheranno i 39 milioni annui


Dopo una campagna elettorale contro gli F35, Di Maio annuncia tutto tronfio di aver ordina altri otto F35 da Trump. Questo a pochi giorni dalla buffonata in cui i pentastellati dicevano di aver dismesso l'aereo "di Renzi" anche se però non veniva usato da Renzi (contrariamente a quanto sostenevano le false immagini dell'aereo diramate sui social).
Se per par-conditio sarebbe doveroso iniziare a sostenere che che quei caccia siano gli F35 di Di Maio, ha l'aria della truffa ai cittadini l'aver annunciato in pompa magna i presunti tagli che deriverebbero dal taglio dell'aereo di stato (spesa tutto sommato piccola) quale paravento per l'esborso che sosterremo nell'acquisto di armi da parte di Trump. Ogni aereo ha un costo di 100 milioni.

Secondo il pentastellato Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, il viaggio di Conte al cospetto di Trump sarebbe stato un successo perché «c'è piena sintonia tra il premier e il presidente Usa». Se tale asserzione dovrebbe toglierci, la cronaca dell'incontro pare raccontarci una realtà diversa da quella della propaganda populista. Trump ha semplicemente lodato le contestate politiche anti-migranti di Salvini, convincendo un Conte che scodinzolava al suo cospetto a rinnegare tutto ciò che Lega e M5S avevano promesso in campagna elettorale: l'Italia acquisterà i suoi caccia, manterrà la presenza militare in Afghanistan e porterà a termine la Tap (Trans Adriatic Pipeline). Quest'ultimo progetto è il gasdotto che dovrebbe passare per la Puglia e che dovrebbe spezzare la dipendenza europea da Mosca, ovviamente assai sgradito a chi vorrebbe che l'Italia dipendesse da Putin.
Sempre a vantaggio degli Usa, Trump ha annunciato che il deficit commerciale con l'Italia andrà ridimensionato perché a lui non piacciono quei 31 miliardi che dividono l'import/export Italia-Usa. La richiesta è che il governo inviti gli italiano a mettere mano al loro portafogli per iniziare a comprare dagli Stati Uniti al posto di preferire le aziende italiane. Non male per chi diceva "prima gli italiani" ed ora sostiene di non voler sapere la verità su Reggiani dato che gli egiziani vengono prima dei nostri cittadini, va in Europa a chiede finanziamenti per le aziende russe anziché quelle italiane, preferisce le teorie libiche alle testimonianze oculari dei nostri concittadini ed ora chiederà di favorire il mercato statunitense a danno del pil e delle nostre aziende.

Dato che gli italiani hanno scarsa memoria, pare doveroso ricordare come prima delle elezioni Alessandro Di Battista dicesse: «Il programma F35 (i cacciabombardieri) è un programma fallimentare. Chi ci ha fatto entrare in questo programma dovrebbe essere preso a calci in culo». Manlio Di Stefano auspicava di chiudere «subito i contratti per gli F-35» ed Tatiana Basilio rincarava: «Riteniamo il programma degli F35 inutile e costoso».
Conquistato il potere con quelle promesse e portato al governo un'alleato come Salvini che alle urne era stato respinto dell'83% degli italiani, non solo si compreranno i cacciabombardieri, ma persino le spese militari verranno aumentate di 16 miliardi annui, che sommati gli attuali 23, ci porterebbero a spendere oltre 39 miliardi all'anno in armamenti.
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