Provita inaugura la sua campagna terroristica contro il fine vita: «È in arrivo un'imminente strage»


Le minacce di Filippo Savarese non erano altro che il preludio alla prevedibile crociata integralista che vedrà le solite organizzazioni impegnate in campagne contro la libertà di scelta dei malati terminali.
Approfittando del rinvio deciso dalla Corte Costituzionale in merito al processo contro Marco Cappato, l'organizzazione Provita Onlus inaugura la sua campagna propagandistica volta ad alterare il significato delle parole. Quasi stesse parlando di altro, il loro presidente dichiara: «Scenderemo in campo proteggere i deboli dall'imminente strage».
In realtà la storia ci racconta che Fabiano Antoniani fosse intenzionato a ricorrere al suicidio assistito e che Brandi sperasse che la sua disabilità potesse impedirgli scelte contrarie alla sofferenza che lui avrebbe voluto obbligarlo a patire. Eppure, al pari di come Bransi ami abusare dei bambini e parlare in loro nome contro la loro trascrizione e le loro famiglie, anche questa volta lo troviamo parlare a nome delle sue vittime in una sovversione della verità.

In comunicato stampa diramato dall'organizzazione integralista, si percepisce chiaramente con quale violenza gli integralisti intendono calpestare la sensibilità dei malati con mere finalità politiche:

«I giudici hanno deciso di non decidere. È un grave segnale la scelta della Corte Costituzionale di rinviare la decisione al Parlamento che dovrà legiferare sul suicidio assistito posticipando al 24 settembre 2019 la trattazione della questione di legittimità», ha dichiarato Toni Brandi presidente di Pro Vita Onlus, associazione promotrice del Family Day.
Avverte Brandi: «Noi, come forza pro life e insieme alle tante realtà che difendono la vita, scenderemo in campo sensibilizzando e mobilitando quanti credono necessario proteggere i deboli dall’imminente strage».
«Rivolgiamo un appello ai partiti di maggioranza a non cadere nella trappola», conclude il presidente di Pro Vita, «che trasformerà l’aiuto al suicidio nel dovere di morire, in nome di un falso pietismo e di un vero business sulla pelle dei disperati».

Al solito, la sua rivendicazione è chiara: tu non devi poterti sposare qualcuno che non vada bene a Brandi, non devi poter vivere un amore che a lui non piace e non devi prendere decisioni che siano contrarie a quello che lui vorrebbe ti fosse imposto. Poi dice che impedire l'educazione al rispetto o chiedere che i ragazzi siano tenuto all'oscuro delle necessarie informazioni sul sesso sicuro sarebbero un diritto dei genitori integralisti, invocando quella che nei suoi slogan lui dice sarebbe la sua idea di "libertà di educare". Ma forse la libertà è da lui intesa come una schiavitù al suo volere...
La sua soluzione? Obbligare i malati a soffrire e garantire che le cliniche possano far soldi tenendo in vita persona a cui verrà negata qualunque sensazione che non sia il dolore. Questo è quanto raccontano i malati, ossia quelle persone che lui non ha mai ascoltato e che oggi usa come strumenti di una campagna di disinformazione contro i loro diritti.

Il problema è che un dibattito inquinato da chi modifica il senso alle parole non è un dibattito: è un terreno di scontro ideologico di chi non ha neppure il coraggio delle proprie rivendicazioni. La vera domanda dovrebbe essere una e una soltanto: qualora Brandi fosse vittima di un incidente o di una malattia che lo rendessero vittima di una vita che lui non considera più tale, vorrebbe poter scegliere o vorrebbe essere reso vittima della volontà che qualcun altro esige gli sia imposta?
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