L'arcivescovo di Triste si fa promoter di Salvini: «Dio vuole che i popoli rimangano nelle loro terre». Varrà anche per gli 80 milioni di emigrati italiani?


Ormai gli italiani sono stati condannati a vivere in un costante clima di campagna elettorale, motivo per cui ogni gesto, parola o azione dei vari politici è un qualcosa di finalizzato alla loro auto-promozione. Nulla viene fatto per il Paese, tutto è incentrato su quello che reputano sarà il loro tornaconto alle urne.
Date le premesse, questo governo non potrà mai prendere decisioni importanti e coraggiose sul futuro se il loro scopo è solo quello di compiacere le masse sulla base dei sondaggi. Ed è forse questo il motivo per cui l'esecutivo hanno preferito l'assistenzialismo al futuro, convinti che l'andare a raccontare all'elettore leghista che Salvini e Di Maio gli abbiano regalato 50 euro sia più proficuo che pensare all'istruzione dei giovani o agli investimenti per lo sviluppo. In fondo le europee sono dietro l'angolo e forse la loro azienda non fallirà prima di quell'appuntamento elettorale.
A risultare estenuante non è solo la campagna elettorale, ma anche una dialettica in cui la maggioranza parla come se fosse all'opposizione. Hanno bisogno di nemici perché altrimenti non saprebbero contro chi inveire. Ed è così che il nemico diventa l'Europa, il nemico diventano i vescovi, il nemico sono i cittadini dissidenti. Salvini passa ore ad inventarsi nuovi insulti da indirizzare contro le altre aree politiche e non perde occasione per inveire contro i più deboli, ben sapendo che creare paure e contrapposizioni sociali servirà a creare un nemico contro cui indirizzare rabbia, frustrazioni ed odio.

Il suo nemico numero restano i migranti. Dice siano «clandestini» dato che ha fatto una legge che li rende tali. Dice siano che vadano in giro a «ciondolare» per le strade anche se è una sua legge ad impedirgli si poter lavorare. Dice anche che ci rubano il lavoro, ma non ci spiega quali italiani sarebbero disposti ad andare ad asfaltare le autostrade in pieno agosto o a svolgere quei lavori più umili che molti stranieri sono pronti ad accettare.
Volessimo andare oltre i pregiudizi e l'odio religioso, vedremmo che l'inumanità del leghiamo è controproducente anche a livello economico: Salvini sta togliendo manodopera al Paese nella sua speranza che i leghisti continuino ad essere quelli che si lamentano che manca il lavoro anche se poi pretendono la chiusura domenicale dei negozi perché è preferiscono starsene a letto piuttosto che andare al lavoro.
Ma surreale è anche come a cavalcare la paura verso il fondamentalismo islamico sia proprio quel partito che maggiormente si avvicina alla loro ideologia: anche la Lega non vuole i gay, non vuole pari dignità per le donne, vuole la criminalizzazione dell'autodeterminazione e usa simboli religiosi come oggetto di propaganda politica.
E se l'Isis lapida le donne e getta i gay dal tetto perché dicono sia Allah a volerlo, lui ci racconta che sarebbe Dio a volere i porti chiusi e il razzismo istituzionalizzato. Evidentemente Gesù si era confuso quando se ne uscì col suo «ero straniero e mi avete accolto»...

A dar man forte a Salvini ci ha pensato l'arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, che dalle pagine del quotidiano filo-leghista di di Maurizio Blpietro ha rilasciato una feroce intervista in cui benedice le politiche razziste e l'odio contro l'Islam.
L'uomo ha affermato che «la dottrina sociale della Chiesa è chiara: i popoli devono rimanere nelle loro terre» ed assicura che «la politica decide se accogliere o no».
Non volendosi far mancare anche un po' di odio religioso, afferma pure i principi dell'Islam sarebbero «principi contrari all'integrazione» e che «la società multiculturale non è bene in sé».
Salvini si è ovviamente affrettato a sciallare l'articolo e lo ha immediatamente rilanciato sulle sue pagine di propaganda social, quasi sostenesse che l'opinione isolata di un vescovo leghista basterebbero a sovvertire la predicazione di Gesù a favore della sua ideologia.
Peccato che se davvero fosse Dio ad esigere che «i popoli devono rimanere nelle loro terre», Salvini dovrebbe chiederà l'arresto per «blasfemia» di quegli 80 milioni di italiani che sono emigrati all'estero nell'ultimo secolo e mezzo. Solamente tra il 1861 e il 1985, circa 18.725.000 di italiani hanno lasciato il Paese senza mai farvi più ritorno. Ereticamente ci sono più italiani all'estero di quanti ce ne siano in Italia.
E dato che al leghiamo piace creare etichette, doveroso sarebbe osservare come tutti loro dovrebbero essere ritenuti «migranti economici» e quindi investibili della criminalizzazione leghista.
E se gli inglesi si attenessero alle rivendicazioni del vescovo, dopo la brexit potrebbero rivendicare il «diritto» di espellere e riconsegnarci tutti i migranti italiani che, contro quello che il religioso sostiene sarebbe il volere di Dio, vivono e lavorano in Gran Bretagna.

Insomma, ammesso e non concesso che il leghismo si lanci nel sostenere che gli italiani debbano essere ritenuti superiori agli altri sulla base della loro etnia, i primi ad essere vittima di quelle invettive paiono proprio gli italiani.
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