Luxuria risponde ad Adinolfi: «Campa su questo, fonda la sua esistenza sull’omofobia»


«Non capisco perché una come Daniela Santanchè possa andare a parlare in una classe di bambini e una come me non può farlo. Perché Salvini ha potuto partecipare parlando di sovranismo e non posso farlo io parlando di bullismo?». È quanto si domanda Vladimir Luxuria dopo le polemiche che Lega e integralisti hanno creato riguardo alla sua partecipazione a "Alla lavagna" su Rai 3, evidentemente ritendo che un ministro potesse farsi campagna elettorale e che una donna trans non potesse parlare di bullismo.
Risponendo alle false affermazioni de Il Giornale e di Libero, ha aggiunto: «Io non voglio trasformare un bambino in trans, non me ne frega niente. Io vorrei che quegli adolescenti, che già sono gay e già sono trans possano vivere una vita degna, non debbano subire quelle angherie, quegli insulti, quelle botte che ho dovuto subire io. E che non debbano desiderare di lasciare gli studi, anche se a loro piace andare a scuola, perché non ne possono più di vivere in un clima di bullismo. Io vorrei insegnare questo. Purtroppo i commenti beceri, dichiarazioni infondate, fake news, stupidaggini possono incidere su un bambino, al quale può essere insegnato il pregiudizio e l’omofobia, perché un bambino non nasce omofobo».
Ma dato che anche Mario Adinolfi non si è trattenuto dall'ostentare il suo odio, Luxuria si è rivolta anche a lui: «Adinolfi campa su questo, fonda la sua esistenza sull’omofobia. Ne ha fatto un motivo di vita. Adinolfi è una persona che dovrebbe imparare a guardare di più i fatti suoi piuttosto che stare sempre a giudicare gli altri. Ad Adinolfi dico che io continuerò a cercare di andare nelle scuole e a parlare di bullismo. Non mi tapperete mai la bocca. Non sono una psicologa, né una psichiatra, né una filosofa, ma ho un altro titolo: l’esperienza di chi sa cosa significa lasciare le scarpe nello spogliatoio e ritrovarle piene di pipì coi compagni che ridacchiano. So cosa significa aprire il libro di scuola e trovarsi scritto “Ricchione”. So cosa significa quando pronunciano il tuo cognome all’appello e giù le risatine».
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