Brandi denigra chi contesta le finalità del suo convegno per la ridefinizione della famiglia, ma non nega le accuse


Toni Brandi appare eccitato come una scolaretta nel vantarsi di come stia servendo i poteri forti che vorrebbero rendere il mondo un posto peggiore. Anche se in Italia è conosciuto come il proprietario dell'organizzazione omotransofobica "Provita Onlus", il suo nome figura anche nel direttivo dell'organizzazione vicina al patriarcato di Mosca chiamata "Congresso Mondiale delle Famiglie ©".
In un articolo intitolato "Il Congresso delle Famiglie avanti come un treno. E chi lo ferma!", la sua organizzazione pare sostenere che l'aver registrato il marchio "famiglia" debab conferire alal loro élite il diritto di poterla ridefinire anche nella società a proprio piacimento. Pare infatti evidente che il suo congresso non sarà un "congresso delle famiglie": sarà un "convegno della famiglia secondo Brandi". Ed il fatto che vi parteciperanno di tre ministri leghisti (Salvini, Fontana e Bussetti) e di due leader di partito (Salvini e Maloni) è indica del rischio che quella porcheria da lui teorizzata possa davvero essere imposta ai cittadini per legge.
Interessante come Brandi ricorra al bullismo per screditare le contestazioni ricevute da parte della società civile, facendo molta attenzione a non negare mai alcuna accusa (e in fondo come potrebbero?) mentre si cerca di deridere chi ha osato contrastare l'ideologia dell'élite e poteri forti che la lobby di Brandi rappresenta nello scacchiere geopolitico filo-russo. Scrivono:

L’imminente prossima edizione, in programma a Verona, dal 29 al 31 marzo, ha scomodato – sorprendentemente ma non troppo – le attenzioni del mondo d’arcobaleno colorato. Per Gay.it, la miglior sintesi dell’evento è «un inno all’omofobia», ovvero «un’intensa ode alle famiglie naturale». La grande colpa del Congresso Mondiale sarebbe quella di ignorare «volontariamente la comunità Lgbt, le coppie arcobaleno e la lotta alle discriminazioni di genere». A Verona, si lagnano sul sito omosessualista, sarebbe in arrivo «un team di omofobi, provenienti dai Paesi più arretrati esistenti», tra cui «miliardari conservatori e ortodossi, politici pro-Putin» e altri russi ma anche delegati «dalla Nigeria e dall’Uganda, attivisti sostenitori di leggi “anti-gay”». C’è allarme anche per la presenza dei ministri Salvini e Fontana, percepiti come omofobi non meno dell’americana Alliance Defending Freedom che avrebbe «sostenuto le proposte di criminalizzare i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti».
Le femministe di Non una di meno, da parte loro, stanno imbastendo un “contro-congresso”, sempre a Verona e negli stessi giorni. «Vorremmo che da Verona partisse una risposta internazionale a questo tipo di politiche regressive e fasciste che a Verona ricevono il supporto anche delle istituzioni italiane», dichiara l’attivista di Non una di meno, Laura Sebastio, che, a suo dire, in considerazione dell’appoggio governativo al Congresso delle Famiglie, teme «un inasprimento delle politiche contro le donne e contro gli omosessuali che dobbiamo contrastare».
L’atto ostile più “istituzionale” è però arrivato dai soliti Radicali. La senatrice Emma Bonino e il deputato Riccardo Magi hanno presentato un’interrogazione parlamentare alla Presidenza del Consiglio dei ministri per chiedere spiegazioni sul patrocinio istituzionale che è stato garantito al Congresso Mondiale delle Famiglie e se quest’ultimo abbia o meno ricevuto finanziamenti pubblici. Magi, in particolare, ha chiesto la revoca del patrocinio governativo definito «uno schiaffo in faccia ai princìpi fondamentali di uguaglianza e di non discriminazione garantiti dalla nostra Costituzione».

Se in realtà basterebbe guardare gli atti dei precedenti congressi per sapere che la loro lobby lavora per imporre un modello in cui l'omosessualità, i diritti delle donne e la pornografia siano banditi in nome della loro strana concezione del «cristianesimo», patetica è stata la replica di Toni Brandi. Sempre precisando che lui odia le sinistra e che lui si percepisce come espressione delle destre o di quella Lega che vuole riaprire le case chiuse, dichiara:

Perché rifiutare a priori il dibattito? Perché non si può parlare di famiglia? Cosa c’è di male? Noi non stiamo costringendo nessuno a pensarla come noi.Troppo spesso le persone non accettano il dibattito e ci liquidano come oscurantisti. Forse è comodo, non riesco a capire, noi siamo pronti a dibattere con tutti, non abbiamo paura del confronto.

Se è difficile quale «confronto» possa esserci in un evento a senso unico che ospiterà solo chi ha già giurato fedeltà alla loro ideologia, è difficile che possa sostenere che loro non vogliono imporre niente a nessuno. Non sono forse loro ad aver chiesto leggi che impedissero ai gay di poter sposare la persona amata in quanto ritenuta a loro sgradita? Non sono forse loro ad impedire il contrasto all'odio nelle scuole perché dicono che in fondo l'omofobia non gli dispiace?
E se davvero si deve poter parlare di tutto, allora anche chi dovesse proporre la legalizzazione della pedofilia o lo ius noctis per i parlamentari leghisti dovrebbe poterlo fare con tanto di patrocini pubblici di matrice leghista? Un nazista dovrebbe poter pretendere di promuovere la sua ideologia? Uno stupratore dovrebbe avere la possibilità di organizzare convegni pubblici per raccontare che lui non ci vede nulla di male nel violentare una donna?
Se si presume che qualunque diritto acquisito possa essere rimesso in discussione davanti a qualunque potere forte abbia i soldi per organizzare simili eventi, non ci sarebbe limite ai rischi che verrebbero inferti alla società civile.
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