L'Irlanda mette al bando Steven Anderson, il predicatore statunitense che invita a lapidare a morte i gay


Il pastore battista Steven Anderson ha esultato davanti alla strage di Orlando e si è dispiaciuto che ci fossero stati dei superstiti. Ha sostenuto che le vittime del Bataclan si fossero meritate la morte e sostiene che basterebbe lapidare a morte i gay per debellare l'Aids (evidentemente ignorando che le malattie non fanno discriminazioni di sesso o di orientamento sessuale come i fondamentalisti).
Tra le proteste del senatore Lucio Malan (che parlò di «dittatura gender» in difesa di chi voleva sterminare interi gruppi sociali), nel 2016 il Sudafrica e il Botswana gli negarono l'accesso al Paese dato la sua dichiarata volontà di cercare adepti da convertire alla sua religione d'odio.
Ora la storia si è ripetuta anche in Irlanda, dove il pastore non potrà tenere un comizio che si sarebbe dovuto svolgere il 26 maggio a Dublino. A seguito di una petizione lanciata dalla popolazione, il ministero della Giustizia, Charlie Flanagan, ha firmato un ordine «nell'interesse pubblico» che impedisce al predicatore di poter toccare suolo irlandese. È la prima volta che questa misura viene applicata, sin dalla sua creazione nel 1999.
Sul suo sito, Anderson afferma: «Crediamo che l'omosessualità sia un peccato e un abominio che Dio punisce con la pena di morte». Inoltre , attraverso quei suoi video che hanno raggiunto i 29 milioni di visualizzazioni su Youtube, si è espresso anche contro il diritto di voto per le donne. Come Adinolfi insegna, sessiamo ed omofobia sono spesso due facce della stessa medaglia.
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