Salvini: «È più pericoloso il fascismo o la droga?»


«È più pericoloso il fascismo o la droga?». Lo ha domandato il leghista Matteo Salvini a Lilli Gluber durante il comizio pre-elettorale che ha preferito ancora una volta al suo lavoro di ministro. Tanto lui non ha mica fogli presenza come i suoi sudditi e lui si fa pagare anche quando non si presenta al lavoro.
Se è difficile comprendere il senso di un paragone così surreale, il leghista si è autorisposto che la sua priorità sarà quella di chiudere «uno ad uno tutti i negozi di cannabis legale». Festeggerà la mafia dato che il ministro restituirà un ricco giro d'affari al loro mercato illegale volto a fornire sostanze molto più pericolose e manipolate per aumentare la dipendenza.

Restano anche altre due considerazioni. La prima è che la dialettica di Salvini si basa sul sostenere che lo stato non esista e che sia lui che comanda. È lui che decide. È lui che fa. È lui che impone. Le istituzioni sono merda che potrebbero anche essere chiuse dato che ora c'è ora Lvi.
La seconda è che Salvin non vuole tener conto di una Costituzione antifascista, sostenendo che per lui il fascismo non è un problema. E forse non potrebbe esserlo dato che lui è quello che ordina ai poliziotti di sequestrare i telefoni di chi lo contesta mentre tace se la polizia non arresta chi minaccia di stupro una donna davanti alla figlia di due anni dopo aver cercato di impedire potesse entrare a casa sua. Una casa regolarmente assegnata e non occupata illegalmente da decenni come quel palazzo che Matteo Salvini si rifiuta di far sgomberare.
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