Secondo l'ideologia leghista, chi salva vite umane va punito col cianuro


Il bullismo di Matteo Salvini contro la SeaWatch (unito alla ferocia leghista contro chi può testimoniare le morti nel Mediterraneo) ha galvanizzato i fondamentalisti di estrema destra. Ricorrendo a quella neo-lingua leghista per cui il "clandestino" è colui chi viene identificato dalla polizia ed che esercita il suo diritto alla protezione umanitaria contro il volere della propaganda salviniana, sui social network troviamo decine di integralisti che inneggiano alla morte e alla tortura di chi ha osato salvare 24 vite umane.
Davanti ad un governo che ha approvato norme sull'(il)legittima difesa che presuppongono il principio per cui la proprietà privata ha più valore della vita umana e chi tocca ciò che è nostro deve poter essere ucciso impunemente, forse non dovremmo stupirci di come i salvinani vogliano uccidere chi ha toccato quella lega che il loro leader sia loro. Ed è triste anche osservare come citino a pappagallo ciò che i loro giornali e il il loro leader ha raccontato loro. Pare non si siano resi neppure conto che quando Salvini ha propinato loro la semplificazione per cui chi non si ferma all'alt tangenziale dev'essere multato, abbia omesso di dire che quel principio non è applicabile se si sta soccorrendo qualcuno dato che in quel caso intervengono le cosiddette cause di forza maggiore.

Ma quanta dietrologia venga defecata dalla Lega, pare davvero surreale che i salviniani non riescano a comprendere che le invettive a cui li ha aizzati il loro leader sono invettive rivolte a chi HA SALVATO vite umane anche a rischio di dover subire violenze e ritorsioni da parte dell'élite sovranista che sta tenendo in ostaggio il nostro Paese. Eppure loro scrivono:




















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