Il Giornale accusa di sessimo chi contesta l'esponente di FdI che insulta i partecipanti al Livorno Pride


Il Giornale continua ad ammorbare il clima social dell'Italia attraverso il suo costante abuso di qualunque polemica possa creare contrapposizioni sociali. Davanti all'esponente di Fratelli d'Italia che ha insultato i partecipanti del Livorno Pide, il quotidiano di propaganda salviniana preferisce raccontatore che i violenti sarebbero quanti hanno replicato alle sue parole. Mettendo sullo stesso piano quanto scrive un leone da tastiera a quanto afferma una rappresentante delle istituzioni, titolano a lettere cubitali:


Peccato che nell'articolo spieghino che le presunte «minacce di morte» raccontate dall'articolo non sarebbero altro che «immagini delle persone appese a piazzale Loreto». Non male per gente che assolveva il consigliere che voleva uccidere i gay ma poi spaccia per minacce di morte quelle che è palese non lo siano.
E non va meglio nel constatare come l'intero articolo si basi su affermazioni di esponenti di Fratelli d'Italia, sostenendo che le loro teorie sarebbero vere perché si danno ragione a vicenda. Ripetendo a pappagallo i soliti slogan della contrapposizione introdotti da Salvini, un responsabile del partito di Giorgia Meloni afferma pure: «È la solita sinistra, così 'democratica’ che se non sei d'accordo ti minacciano di morte. Da parte mia e di tutti noi di Fratelli d'Italia esprimiamo a lei la nostra solidarietà». Peccato che il signorino non manifesti alcuna solidarietà con le persone insultate dall'esponente del suo partito, la quale sostiene che i pride sino «carnevalate», che i gay non debbano rivendicare diritti o che non dovrebbero poter manifestare che lei ha deciso che i loro diritti sarebbero solo «capricci». Ma dato che al peggio non c'è mai fine, il deputato Giovanni Donzelli (sempre FdI) afferma che le sinistre devono difendere l'omofobia della loro esponente perché è donna e gli esponenti di sinistre sarebbero «sempre pronti a scendere in campo in favore dei diritti delle donne» e che quindi esigono «una loro netta condanna in merito alle minacce e agli insulti rivolti alla Amadio». Ovviamente bisognerebbe osservare che la signora è stata contestata per le sue parole e non per il sesso, motivo per cui è aberrante osservare come questa gente derida il sessimo e lo ridicolizzi per fini così patetici.

Ovviamente pare pressoché evidente che lo scopo de Il Giornale è quello di negare l'odio di Salvini o quello promosso dal loro stesso giornale rilanciando le accuse contro un gruppo di persone quotidianamente demonizzato dalla loro propaganda. In tal modo il loro "capitano" potrà usare la formula del "e allora i marò" ogni qualvolta si diverta a distruggere i rifugi dei disperati o a sequestrare esseri umani.
A sottolinreare il messaghgio veicolato è un loro utente che commenta: «Sempre i sinistri si dimostrano sempre più fomentatori d'odio. La paura di perdere i consensi li imbrutalisce più di quanto lo sono. Poi dicono che sono gli altri i razzisti. Miserabili». Quindi, secondo la stampa di destra, Salvini fa bene a mettere alla gogna e far insultare ogni singola persona lo contesti, ma gli altri dovrebbero tacere mentre loro vomitano insulti e calunnie. E tra quei loro lettori per cui i gay prode nona vrebbero motivo di esistere dato che i gay non devono avere diritti, c'è chi sostiene pure che:

Il gay pride è diventata un’ideologia radicale che pretende di eguagliare ciò che è diverso e agisce in modo prepotente, minaccioso e totalitario, dipingendo le idee a loro opposte come “fanatiche e illegittime”, soffocando il dibattito, stabilendo arbitrariamente quali argomenti sono socialmente accettabili e quali no, criminalizzando di fatto il dissenso e delegittimando gli oppositori. Creando anche nuove parole prive di senso come “omofobia” per etichettare il dissenso e togliergli la parola, una perversione autoritaria della liberale difesa dei diritti.

Insomma, loro pretendono di poter condurre un «dibattito» sulla legittimità dell'esistenza altrui, magari sostenendo pure che sarebbe «legittimo» non volere l'esistenza del prossimo o l'applicazione dell'articolo 3 della nostra Costituzione.
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