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Anche la Corte di Giustizia europea ha condannato Carlo Taorimina per le sue parole contro i gay

Le dichiarazioni omofobe costituiscono una discriminazione in materia di occupazione e di lavoro se pronunciate da chi esercita, o può essere percepito come capace di esercitare, un’influenza determinante sulla politica di assunzioni di un datore di lavoro. Così la Corte di Giustizia europea ha condannato l'avvocato Carlo Taorima che, durante un'intervista a Radio 24 risalente al 2013, dichiarò la sua determinazione a non assumere gay nel suo studio legale o di avvalersi della loro collaborazione professionale.
Portato davanti ai giudici dalla Rete Lenford, Taorima è stato condannato sia in primo grado che in appello. A quel punto l'avvocato ha presentato ricorso per la cassazione della sentenza d’appello dinanzi alla Corte Suprema di Cassazione, la quale si è poi rivolta alla Corte di giustizia in via pregiudiziale in merito all'interpretazione della nozione di «condizioni di accesso all'occupazione e al lavoro» contenuta nella direttiva «antidiscriminazioni».
Taormina si è difeso sostenendo che si sarebbero trattate di affermazioni “scherzose” e non discriminatorie, ma i giudici hanno ritenuto fossero lesive del principio di non-discriminazione. Ora toccherà alla Cassazione emettere la sentenza sulla base dei principi sanciti dalla Corte di Giustizia.

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