Coronavirus. Obama progettava contromisure già nel 2014, poi sono arrivati i populisti


È il 19 marzo 2020 che il presidente statunitense Donad Trump si è presentato in conferenza stampa piagnucolando che «nessuno sapeva che ci sarebbe stata una pandemia o epidemia di queste proporzioni».
Cinque anni, tre mesi e diciassette giorni prima, precisamente il 2 dicembre 2014, il presidente Barack Obama dichiarava: «C’è la possibilità e la probabilità che arrivi il momento in cui ci sarà una malattia trasmissibile per via aerea, e che sia mortale. E per poterla affrontare efficacemente, dobbiamo predisporre una infrastruttura. Non solo qui, a casa, ma a livello globale. Che ci permetta di notarla, isolarla immediatamente e rispondere rapidamente. In questo modo, se e quando, un nuovo ceppo di influenza (come la febbre spagnola) sorgerà tra cinque o dieci anni, avremo fatto un investimento per poterlo combattere. È un investimento intelligente che possiamo fare. Non è solo un'assicurazione, è sapere che in futuro avremo problemi e come questi. Soprattutto in un mondo globalizzato».
Ed è qui che si vede la differenza tra un populista e uno statista: sarebbe bastato dare ascolto a Obama e investire per il futuro e forse oggi avremmo potuto salvare la vita a migliaia di persone in tutto il mondo.

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