La storia del bracciante picchiato e gettato in un fosso perché aveva chiesto la mascherina al datore di lavoro


Chissà se i populisti credono davvero a quel loro Salvini che sostiene che basti impedire ai migranti di lavorare nella legalità perché nessuno li sfrutti. Il buonsenso suggerisce solo che la clandestinità che il padano ha creato con i suoi aberranti decreti è uno tra i metodi migliori per fornire manodopera a basso costo alle mafie e ai delinquenti, magari pure a quelli che non pagano le tasse e che la lega vorrebbe ricompensare con maxi-condoni.
E mentre c'è chi cerca voti proponendo pretesti che giustifichino il razzismo, la cronaca continua a raccontarci di italiani che sfruttano ed abusano di quel migranti che spesso sono costretti a subire in silenzio a causa delle politiche leghiste che impediscono loro di poter lavorare e pagare le tasse.

A Terracina, un 52enne e suo figlio sono stati indagati per estorsione, rapina e lesioni personali aggravate, reati che avrebbero commesso nei confronti di braccianti stranieri che lavoravano presso la loro Azienda agricola.
le indagini sono partite quando un 33enne di origini indiane è finito al pronto soccorso con ferite al capo, fratture e lesioni personali in altre parti del corpo. Si scoprirà poi che l'uomo era stato licenziato perché aveva chiesto al suo datore di lavoro mascherine e guanti per proteggersi dal Covid-19. Successivamente, di fronte alla sua richiesta di pagamento per le giornate lavorative già prestate, era stati picchiato selvaggiamente e gettato in un canale di scolo.
Il Commissariato ha scoperto che l'azienda gestiva un vero e proprio traffico di braccianti agricoli stranieri, sfruttati approfittando delle leggi leghiste che impediscono ogni possibilità di poter regolare la propria posizione lavorativa.

Ma per capire il meccanismo populista che cavalca il razzismo come giustificazione ad ogni depravazione morale, basterebbe leggere i vari messaggi che circolano sui gruppi fascisti vicini a Tuiach:


Secondo i neofascisti, il prossimo sarebbe colui che ci porterebbe via il denaro al posti di farsi sfruttare in silenzio. Ed è per sostenere le loro tesi che i camerata si dimenticano che chi non è cittadino italiano non può percepire il reddito di cittadinanza, così come non è chiaro con che coraggio si inventino che gli italiani morrebbero di fame per colpa di chi viene sfruttato. Ma la dialettica populista se ne frega, inventandosi quelle fase contrapposizioni che servono a mettere i poveri contro gli altri poveri senza dar fastidio alla ricca élite populista che fattura fior di rubli come ricompensa alla loro promozione di continue fratture sociali.
1 commento