Marche. È costato 12 miliardi l'ospedale di Bertolaso, ma mancano sia i medici che i pazienti


Nelle Marche hanno voluto scimmiottare il sistema lombardo così elogiato da Matteo Salvini e hanno voluto anche loro costruire un ospedale fatto ad immagine e simiglianza di quel'inutile mostro che Fontana ha pagato 42 milioni di euro per ospitare 23 pazienti.
Nel loro caso si sono spesi 12 milioni di euro, ma verrà inaugurato ad emergenza finita e non ci sono né medici né pazienti che hanno la necessità di quella struttura. Ed è così che gli amministrazioni si sono inventati la necessità di prendere persone già ricoverate per cercare di spossarne nella loro nuova struttura pur di non ammetterne la totale inutilità e lo sperpero di denaro pubblico. Ad oggi, in tutte le Marche ci sono solo 13 pazienti ricoverati in terapia intensiva.
Ad aggravare il tutto è come il progetto sia stato portato avanti secondo l'ideologia leghista del "me ne frego" e del "io vado avanti" che tanto piace a Salvini, in una totale noncuranza del parere negativo espresso da centinaia di medici.

Esattamente come avvenuto nella Lombardia leghista, i medici lamentano che un ospedale dotato unicamente di una terapia intensiva serva a poco dato che un ospedale ha bisogno anche di altri reparti perché possa funzionare decentemente. A Fanpage, il dottor Marco Chiarello spiega: «Non servono solo rianimatori. Soprattutto oggi, visto che non ci sono molti casi gravi, occorrono anche altre figure come cardiologi, infettivologi, pneumologi. Il trasferimento dei malati dagli ospedali in cui si trovano è possibile solo a condizione che trovino la stessa qualità di assistenza sanitaria. In caso contrario, la sicurezza dei degenti non è garantita».

La pensano allo stesso modo i 232 anestesisti e rianimatori delle Marche (su un totale di circa 300) ch ein una una lettera hanno espresso fortissime critiche: «Trasferire i pazienti critici Covid da ospedali sicuri, dove hanno ricevuto finora le cure necessarie, ad un ospedale che non sappiamo se possa rispettare i criteri di sicurezza adeguati in un periodo che ormai è palesemente al di fuori dell’emergenza data dal picco della epidemia, è da irresponsabili. Dopo aver fronteggiato la reale ondata covid senza esitazione e senza esserci sottratti alle nostre responsabilità, pur di fronte al rischio dato anche da frequenti pecche organizzative, riteniamo ingiusta nei nostri confronti la possibilità che, in mancanza di personale volontario, alcuni di noi possano essere costretti a lavorare al Covid-Fiera accampando una finta esigenza ‘emergenziale’ che sembra nascondere una reale necessità politica».
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