Nuove intimidazioni a firma di Zaira Bartucca: «Ho presentato un’istanza di sequestro preventivo ed oscuramento per Gayburg»


È agendo come una diffamatrice seriale che la signora Zaira Bartucca continua a raccontare balle e a vomitare disinformazione contro Gayburg, peraltro nel disinteresse di quell'Ordine dei giornalisti a cui abbiamo provveduto a segnalare il suo atteggiamento intimidatorio.
Inventandosi collegamenti politici palesemente inventati e cercando di fare bullismo a fini di propaganda partitica in quella che pare una violazione dei più basilari principi deontologici dei giornalisti, la signora pubblica sul suo sitarello di propaganda filo-russa questa porcata:


Spiegando che lei chiede la sistematica censura di chiunque osi esprimere opinioni critiche sulle sue affermazioni, accusandoci di rati penali ingiudicati (e, dunque, diffamandoci) che l'estremista scrive:

Due denunce, un’istanza di sequestro preventivo/oscuramento e tre memorie presentate alla Procura della Repubblica di Roma per tutelarsi rispetto al sito diffamatorio
La responsabile di Rec News Zaira Bartucca precisa di non aver mai compiuto esternazioni di natura personale, in forma scritta o parlata, in privato o in pubblico, sui medici che si stanno occupando di coronavirus. La pesante illazione è comparsa su un sito di disinformazione rivolto ai gay che i primi risultati investigativi mostrano vicino a piattaforme come Open Democracy e a partiti come Possibile. I rilevamenti sono oggetto di ulteriori verifiche.

Se la signora dovrebbe spiegarci in che modo Gayburg sarebbe collegato a «a piattaforme come Open Democracy e a partiti come Possibile» dato che a noi non risulta, il suo lanciare accuse a casaccio pare il suo modus operandi dato che nel febbraio scorso sosteneva che Gayburg fosse legato alla «moglie di Civati».
Non meno tragicomico è come la signora neghi parole che nessuno le ha attribuito: come chiaramente spiegava l'articolo, il problema era insito nel suo affermare che la Russia avrebbe avuto «la cura» del coronavirus e dunque, per per proprietà transitiva, avrebbe accusato i nostri medici di non metterle in atto.

Sempre dispensando illazioni, la signora torna a fare cagnara senza mai affrontare il tema reale, ossia il fatto che lei non abbia parlato di ipotesi scientifiche avanzate del membro del partito di Putin, ma il fatto che lei sostenesse che la Russia avesse una «cura»:

Nell’articolo – se così si può definire – l’anonimo autore o più probabilmente autrice, ha inteso colpire il lavoro di cronaca di Rec News, che ha dato conto della conferenza stampa dell’epidemiologo Gennady Onishchenko in cui sono stati presentati ben trenta farmaci che sono in grado di curare il nuovo coronavirus. Contestualmente alla presentazione e alla diffusione del traguardo medico da parte dell’agenzia di stampa Interfacs, il ministero della Salute russo metteva a disposizione la lista di medicinali, accompagnata da uno studio medico (in basso, nel file). Il lavoro, come scritto, è stato inoltre suffragato dai medici cinesi, che parallelamente e in autonomia sono giunti alle medesime conclusioni.

Se chiunque può arrivare alle conclusioni che vuole, non si può comunque sostenere l'esistenza di una fantomatica «cura» nel momento in cui è evidente che la situazione di contagi che si sta verificando in Russia sia la riprova di come non esista alcuna «cura» anche se nell'articolo da lei pubblicato il 7 marzo scorso si leggeva:

Lo avevamo anticipato il 28 gennaio scorso: la cura per il Coronavirus esiste ed è già disponibile. La convinzione derivava dallo studio attento della relazione dell’equipe di 29 medici cinesi che hanno studiato i primi 41 casi di dicembre e gennaio, mettendo nero su bianco che il virus 2019-nCov si può curare con “farmaci come il Lopinavir o il Ritonavir”, in genere usati per il trattamento dell’HIV e dell’epatite.

Sostenendo che non si possa citare la responsabile di una testata registrata per gli articolo non firmati come previsto dalla legge, la signora che si definisce «giornalista investigativa» afferma:

Attaccata la responsabile di Rec News, che non ha neppure scritto l’articolo
Nonostante si trattasse con ogni evidenza di un articolo di cronaca, per giunta scevro da ogni opinione e non firmato né redatto dalla responsabile di Rec News, il sito in questione titolava “Zaira Bartucca dice che la sua Russia avrebbe una cura per il coronavirus, ma tace su alcuni dettagli”. In questa sede, si affermava che la giornalista investigativa “non abbia remore a sostenere che i medici siano tutti dei deficienti, perché lei assicura che i suoi venerati amichetti russi sarebbero in possesso di una cura miracolosa”. In tale paradossale e diffamatorio contesto, Rec News veniva inoltre indicato come un “sito di propaganda filo-russo”.

Si passa così alle intimidazioni, contenute in un paragrafo intitolato "A che punto è l’azione legale contro il sito di fake news rivolto ai gay". Se è ridicolo che ad accusarci di essere un sito di "fake-news" sia una giornalista che giurava che la Russia avesse la cura del coronavirus, è sempre inventandosi fantasiosi collegamenti partitici che la signora scrive:

Si tratta dell’ennesimo attacco del sito di fake news vicino a certa politica progressista. In totale il sito ospitato dall’azienda italiana Aruba ha confezionato ben quindici articoli sulla responsabile di Rec News, tutti oggetto di azione penale. Si specifica che in data 30/05/18 Zaira Bartucca ha sporto una prima denuncia/querela per quanto riguarda l’attività bullizzante promossa dal sito su Twitter tramite account fake correlati, una seconda l’otto giugno del 2018. Il 28/02/2019 presso la Procura della Repubblica di Roma veniva inoltrata istanza di sequestro preventivo/oscuramento del sito di disinformazione bloccato persino da Google. Alla Procura in oggetto e alla Polizia postale oltre ai suddetti dispositivi sono inoltre state consegnate tre memorie, l’ultima delle quali – stando a quanto comunicato dal legale difensore – datata 02/03/2020. La responsabile di Rec News è difesa dall’avvocato del Foro di Roma Tabano, mentre l’azione legale è condotta dalla PM dott.ssa Giammaria.

Tra le sue minacce, la signora si inventa una lunga serie di falsità. Dice che Gayburg sarebbe stato «sito di disinformazione bloccato persino da Google» in una sua fantasiosa ricostruzione di quel suo sostenere di averci fatto chiudere scrivendo a Google quando i fatti sono molto diversi da quelli che lei racconta. Ci attribuisce atti di bullismo ed altri reati che non è lecito attribuire arbitrariamente in uno stato dove la legge garantisce che tutti siano innocenti sino a prova contraria. E sinceramente ci piacerebbe capire di che cosa parli quando parla di «attività bullizzante promossa dal sito su Twitter tramite account fake correlati».

Curiosa è anche la strategia che la vede tirare in ballo il nostro fornitore di hosting, forse intenzionata a fomentare i suoi lettori contro di loro perché offesa per il mancato accoglimento della sua richiesta di censura nei nostri confronti (e che peraltro risulta essere il fornitore di hosting anche del suo sitarello di propaganda).
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